Oggi, 5 giugno 2022, si celebra la Giornata mondiale dell’Ambiente, istituita nel 1972 dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite con lo scopo di innescare una riflessione sulla conservazione del pianeta Terra e dei suoi abitanti.
Una ricorrenza ricordata oggi dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con un chiaro rischiamo al futuro dei giovani: «Celebriamo quest'anno la Giornata mondiale dell'ambiente nel cinquantesimo dalla Dichiarazione di Stoccolma che per la prima volta affermò in modo solenne, insieme al diritto alla libertà, all'uguaglianza e a condizioni di vita dignitose per ogni persona, anche il dovere di proteggere e migliorare l'ambiente per garantire il futuro alle nuove generazioni».
Una scelta di parole non casuale che fa eco al nuovo articolo 9 della Costituzione, figlio della recente riforma che ha inserito la tutela dell'ambiente e degli animali tra i diritti fondamentali costituzionalmente riconosciuti.
Mattarella ha però sottolineato le difficoltà incontrate non solo dall'Italia, ma dall'intera comunità europea nel lungo percorso, tutt'ora in atto, per il bilanciamento degli interessi dell'ecosistema e dell'economia: «Il percorso di questi decenni non è stato e non è tuttora lineare – ha dichiarato il Presidente della Repubblica – Ha conosciuto battute d'arresto e colpevoli ritardi e, tuttavia, per dare futuro all'umanità dobbiamo essere capaci di governare i cambiamenti climatici, arrestare lo sfruttamento delle risorse non riproducibili, concepire lo sviluppo in termini di sostenibilità ecologica e sociale».
E per questo futuro serve tutelare in maniera centralizzata l'ecosistema e i suoi ospiti come lupi, orsi, caprioli e camosci: ambasciatori della straordinaria biodiversità del Bel Paese.
Cosa resterà ai giovani di oggi e di domani? L'eco ansia.
Sono proprio i giovani a volere maggiore attenzione nei confronti dell'ambiente. Secondo la ricerca "Millennial e GenZ Survey 2022" condotta da Deloitte su un campione globale di oltre 23 mila tra GenZ (nati tra il 1995 e il 2003) e Millennial (nati tra il 1983 e il 1994), «i giovani italiani si dimostrano più attenti al cambiamento climatico rispetto alla media globale. Il dato, in continuità rispetto all'edizione precedente, fa emergere una sensibilità che istituzioni e imprese italiane devono recepire e trasformare in proposte di sostenibilità concrete e credibili», ha spiegato il ceo di Deloitte Italia, Fabio Pompei, commentando i risultati della ricerca.
Lo studio ha interessato anche oltre 800 tra ragazze e ragazzi italiani, i quali hanno dimostrato di soffrire di una "eco-ansia" diffusa. «Per rispondere alla sfida ambientale, GenZ e Millennial italiani sono disposti a cambiare le proprie abitudini. Mentre a livello globale la percentuale di Millennial e GenZ che cerca di ridurre il proprio impatto ambientale è del 90%, nel caso degli intervistati italiani si arriva a percentuali anche più elevate, con il 95% dei Millennial e al 96% della GenZ che afferma di "fare uno sforzo per proteggere l'ambiente».
L'eccesivo sfruttamento delle risorse naturali ha infatti depauperato parte del nostro ecosistema, con gravi ripercussioni sulla flora e sulla fauna. Per mettere un freno alla sesta estinzione di massa, il Parlamento europeo ha approvato una Strategia sulla biodiversità per il 2030: un piano a lungo termine per proteggere la natura e invertire il degrado degli ecosistemi.
Ruolo fondamentale per il successo della strategia appartiene agli enti di gestione delle aree naturali, con in prima linea i Parchi nazionali, che quest'anno hanno festeggiato il centenario della loro fondazione. Tra le sfide che i Parchi devono vincere per le future generazioni rientra proprio l'ampliamento delle aree protette.
Secondo le indicazioni europee queste dovrebbero arrivare ad almeno il 30% tra terra e mare, mentre oggi in Italia le 871 aree protette sono pari a poco più del 22%, secondo gli ultimi dati forniti dall'Istat.
Purtroppo la qualità di gestione e protezione del nostro sistema di aree protette non è dei migliori. Lo svela il report “Priorità Natura Italia, la sfida del 30X30”, lanciato dal WWF in occasione della Giornata mondiale dell’Ambiente.
Attraverso il documento, il WWF avanza una proposta di aree prioritarie italiane all’interno delle quali individuare le aree da proteggere per il raggiungimento degli obiettivi della Strategia Europea per la Biodiversità al 2030 e assicurare un’adeguata tutela del capitale naturale italiano: «L’obiettivo della Strategia Europea per la Biodiversità, infatti, non va considerato meramente quantitativo – ha spiegato l'Associazione – le nuove aree protette dovranno includere rilevanti valori di biodiversità al fine di garantirne la tutela nei decenni a venire, in un contesto estremamente dinamico in cui i cambiamenti climatici aggiungono complessità ad una sfida di per sé già ardua».
Il WWF si è quindi messo al lavoro individuando gli ambiti territoriali all’interno dei quali andare a localizzare nuove aree terrestri e marine da sottoporre a tutela, come le Alpi Carniche, l’oltre Po, il Matese, la Lucania bassa, il Gennargentu solo per citarne alcune.
Per quanto riguarda la parte marina, l’analisi porta ad evidenziare l’Adriatico Meridionale e il Canale di Sicilia come aree particolarmente rilevanti per la localizzazione di nuove aree protette, per la ricchezza di habitat essenziali sia costieri, sia di profondità.
L'associazione nazionale, oggi guidata dall’imprenditrice Daniela Ducato, ha quindi lanciato una petizione per chiedere l’istituzione di un Garante della Natura: «una nuova figura di garanzia che sul tema natura possa svolgere funzioni regolatorie, di vigilanza, di controllo e monitoraggio, di accertamento e di risoluzione dei conflitti, a partire dalla imminente Strategia Nazionale sulla Biodiversità 2030».
Una figura istituzionale che possa liberare i giovani da quella "eco-ansia" di cui non spetto loro farsi carico, bensì alle istituzioni nazionali ed europee.