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Kodami Call
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22 Marzo 2023
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Oggi è la giornata mondiale dell’acqua: ecco i deserti italiani privi di biodiversità

Oggi, 22 marzo, è la Giornata mondiale dell'acqua, una ricorrenza importante che ci permette di esplorare un tema che ha gravi conseguenze su tutti gli animali, compreso l'uomo: la siccità e la presenza di numerosi deserti in tutta la Penisola.

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Il 14 giugno 1992 terminò il Summit della Terra a Rio de Janeiro, in Brasile, e fra i molteplici risultati dell'incontro ci fu l'istituzione di una ricorrenza che nel corso degli anni ha acquisito sempre maggiore rilevanza: la Giornata Mondiale dell'acqua, che si festeggia proprio oggi, 22 marzo. Il tema di quest'anno è il legame tra acqua e cambiamenti climatici, un argomento drammaticamente attuale che influenza ogni aspetto della vita di tutti gli animali che abitano il Pianeta, compreso l'uomo.

L ‘obiettivo della giornata è sensibilizzare le Istituzioni mondiali e l'opinione pubblica sull'importanza di ridurre lo spreco di acqua e di assumere comportamenti volti a contrastare il cambiamento climatico che si manifesta spesso in diverse forme. La desertificazione, in particolare, è uno degli effetti più evidenti ed è dovuta ai sempre più frequenti periodi di siccità e allo sconsiderato sfruttamento del suolo.

Come afferma la United nations convention to combat desertification (Unccd), la siccità ha un forte impatto ambientale e spesso è proprio all’origine di carestie, sfollamenti, conflitti fra uomo e animale e perdita di biodiversità. Secondo l'Organizzazione mondiale della sanità 55 milioni di persone ogni anno nel mondo sono esposte a siccità e desertificazione, ma se pensiamo che il fenomeno non ci riguardi da vicino ci sbagliamo di grosso: non c'è bisogno di andare troppo lontano per vedere gli effetti della mancanza d'acqua, i deserti ci sono anche in Italia.

Siccità e desertificazione in Italia

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La siccità di per sé è un evento climatico che si verifica ciclicamente ed è normale che si verifichi. Tuttavia, negli ultimi anni gli episodi di estrema siccità hanno interessato sempre di più varie regioni della Terra, lasciando costi elevatissimi da pagare a tutti gli organismi che vedono così la propria casa trasformarsi rapidamente in una brulla terra sterile.

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Anche l'Italia è terra di deserti e infatti il recente rapporto sulla situazione ambientale stilato dall'Istituto Nazionale di Economia Agraria (Inea) sottolinea come più del 50% del territorio è stato considerato potenzialmente a rischio. La situazione interessa quasi tutte le regioni da nord a sud: Lombardia, Umbria, Marche, Sicilia, di deserti nel nostro paese ce ne sono tantissimi, ma quasi nessuno ne è a conoscenza.

Come il Deserto di Pozzillo, in provincia di Enna, una parte di un lago artificiale grande quasi 8 chilometri quadrati ormai reso sterile dall’uomo e arso dal sole. Oppure il Deserto del Salinello, in Abruzzo, un canyon nel quale si alternavano fiorenti cascate, ora spettrale paesaggio fatto di rupi e pendii scoscesi.

Inoltre, già il 4,3% dell'intero territorio italiano, quasi 1,2 milioni di ettari, è sterile mentre il 4,7%, ovvero 1,4 milioni di ettari, ha già subito fenomeni di desertificazione. Questi paesaggi “lunari” che è possibile incontrare lungo tutto lo Stivale ne sono una prova. La terra sterile e la mancanza di nutrienti nel suolo, poi, provoca effetti sugli animali catastrofici.

L'effetto della siccità e della desertificazione sugli animali

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Mentre i deserti del mondo formati naturalmente nel corso di millenni sono ecosistemi ricchi di biodiversità, i deserti creati per effetto del cambiamento climatico sono lande per lo più sterili. Parliamo di bacini idrici prosciugati in cui le specie migratrici di uccelli non possono più sostare oppure pascoli di alta montagna resi inattraversabili da anfibi, rettili e grandi mammiferi poiché privi di cibo o resi inospitali dalle elevate temperature.

L’aumento delle temperature, inoltre, influenza anche la fenologia delle specie, quindi il loro comportamento nelle varie stagioni. Può interferire con i tempi e le modalità del letargo di alcune specie, oppure inficiare il successo riproduttivo. Oppure ancora modifica le tempistiche delle migrazioni, come nel caso delle gazze marine, uccelli che solitamente passano molto del loro tempo in ambienti freddi come l'Artico e che quest'anno hanno passato l'inverno nel sud dell'Europa.

Di questo fenomeno ne abbiamo parlato diffusamente anche su Kodami: questi uccelli simili a pinguini sono stati impattati fortemente dal cambiamento climatico. Uno dei motivi principali di questo strano spostamento è la migrazione del loro cibo preferito, dei pesci che per effetto del cambiamento climatico sono migrati verso sud e le gazze hanno li hanno seguiti fino ad arrivare alle coste della Grecia. Uno spostamento d'areale apparentemente insignificante, ma che sconvolge diversi ecosistemi in tutto il mondo. Le gazze sono predatori e arrivare a cacciare in un nuovo territorio potrebbe portare a conflitti seri con la fauna autoctona.

Senza contare che l’aumento delle temperature favorisce anche la diffusione di patogeni, dei loro vettori, e quindi di malattie. Insomma, la crisi della biodiversità è solo un sintomo della crisi climatica da noi provocata e la siccità alla quale quasi 55 milioni di persone ogni anno sono esposte è una conseguenza alla quale bisogna provvedere al più presto.

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