Oggi, 29 luglio, si celebra la giornata mondiale dedicata a uno degli animali più maestosi e iconici del Pianeta: la tigre. E proprio nell'anno della tigre secondo il calendario cinese, arrivano finalmente buone notizie per la conservazione del felino più grosso al mondo. Negli ultimi 12 anni la popolazione di tigri è cresciuta quasi del 20%, un traguardo straordinario per tutto il mondo della conservazione, ma occorre non abbassare la guardia. Solo continuando su questa strada nei prossimi anni potremo davvero affermare di aver salvato la tigre dall'estinzione.
Basta voltarsi indietro e guardare ad appena qualche anno fa per capire quanto siamo stati vicini a perdere per sempre questo straordinario predatore. Rispetto ai circa 100.000 individui stimati all'inizio del secolo scorso, nel 2010 si contavano a malapena 3.200 tigri, con i trend demografici che erano in costante declino. La distruzione delle foreste e il bracconaggio avevano estirpato al tigre da circa il 93% del suo areale storico riducendo addirittura del 97% le popolazioni selvatiche.
Oggi invece, proprio grazie agli enormi sforzi di conservazione, si contano tra le 3.726 e 5.578 tigri, distribuite in maniera disomogenea in almeno 11 diversi paesi (India, Nepal, Bhutan, Bangladesh, Russia, China, Myanmar, Thailandia, Malesia, Indonesia e Cambogia). La situazione resta però ancora a elevato rischio (la specie rimane infatti tra quelle minacciate nella Lista Rossa IUCN), ma basta pensare che questi numeri sono addirittura ben il 40% in più rispetto agli ultimi dati ufficiali pubblicati nel 2015. Possiamo quindi tirare finalmente un sospiro di sollievo.
Buona parte del merito per questa ripresa, va alla nascita della Global Tiger Initiative lanciata nel 2008, che ha poi convocato il primo incontro internazionale per la conservazione della tigre, il Tiger Summit di San Pietroburgo nel 2010. Un momento di svolta e di impegno politico per la tutela del felino, che ha visto riuniti i governi dei 13 Paesi appartenenti all’areale storico della tigre e la comunità globale per la conservazione.
Anche grazie a questa iniziativa, in India oggi vive la popolazione più numerosa, con 2.226 tigri censite. Tra Cina e Russia si contano invece circa 450 esemplari di tigre dell’Amur, una sottospecie unica ormai a forte rischio di estinzione, mentre in Indonesia sopravvivono solo circa 400 tigri di Sumatra. In alcuni paesi, purtroppo, si contano invece pochissimi esemplari, spesso avvistati solo di rado. E proprio in occasione di questa importante celebrazione il WWF ha ricordato la pubblicazione del report “Living with Tigers”.
Il report descrive da una parte il notevole successo di conservazione, che ha consentito alle popolazioni di tigre di aumentare, dall’altra evidenzia le criticità ancora presenti e sulle quali sarà necessario lavorare nel prossimo decennio per garantire un futuro a questa specie e una coesistenza pacifica con l’uomo. La pubblicazione raccoglie inoltre preziose strategie e buone pratiche per garantire una coesistenza pacifica tra umani, animali d'allevamento e tigri.
Ma tra le principali minacce per la specie troviamo ancora oggi il bracconaggio, soprattutto quello legato al commercio di parti del corpo utilizzate nelle medicine tradizionali. Molti esemplari vengono ancora catturati in natura e allevati in cattività nelle cosiddette "fattorie delle tigri". Alcuni governi hanno persino preso in considerazione l'idea di legalizzare questi allevamenti per ridurre le catture ma uno studio recente, condotto intervistando per la prima volta i consumatori di "colla di tigre" in Vietnam, ha dimostrato che non servirebbe comunque a ridurre il bracconaggio.
Secondo gli esperti, però, la chiave per salvare definitivamente la tigre dall'estinzione è lavorare con le comunità locali. Proprio in virtù della crescita demografica delle tigri e dell'incessante espansione umana, è molto probabile che sempre più tigri e umani condivideranno spazi e risorse, aumentando il rischio di conflitti. Esiste perciò un rischio molto concreto che la tolleranza delle popolazioni locali nei confronti dei predatori possa diminuire nei prossimi anni se non si interviene in fretta. Per avere successo nelle politiche di conservazione della tigre occorre perciò integrare lo sviluppo dei popoli indigeni e gli interessi delle comunità locali.
Senza la riduzione dei conflitti non si può raggiungere una reale e pacifica coesistenza tra uomo e tigre, e un punto cruciale sarà il 2° Global Tiger Summit in programma il prossimo 5 settembre a Vladivostock, in Russia. I Capi di Stato e i ministri dei Paesi ricadenti nell’areale delle tigri si riuniranno con altri leader mondiali e con organismi intergovernativi, ONG ed esperti di conservazione, per definire le strategie e gli obiettivi per la conservazione della tigre per i prossimi 12 anni.
Resta ancora molto da fare quindi, ma la direzione intrapresa è quella giusta. Se si continuerà con i programmi di conservazione, la protezione degli habitat e i progetti di recupero con le popolazioni locali, in un futuro non troppo lontano potremmo finalmente considerare fuori pericolo questi affascinanti e maestosi felini.