Oggi si celebra la giornata mondiale del sorriso, istituita dalla fondazione no profit Harvey Ball World Smile Foundation ogni primo venerdì di ottobre, in onore dell’uomo che nel 1963 creò l’iconica faccina gialla che sorride. Il sorriso è un istinto primordiale che condividiamo con tutti gli altri primati e ha conservato il suo valore adattativo per milioni di anni.
Sorridere ha un incredibile valore terapeutico per l'uomo, non solo ci fa sentire meglio ma diversi studi, come uno pubblicato su The Journal of Social Psychology condotto da ricercatori del Hong Kong Baptist College, sostengono che le persone che sorridono vengono ritenute dagli altri più intelligenti e simpatiche. Questo comportamento, però, non appartiene solo agli esseri umani e anche in altri primati possiede un significato comunicativo molto potente.
Perché le scimmie sorridono?
Oltre a coronare una situazione piacevole nell'uomo, il sorriso è parte di un riflesso difensivo presente in quasi tutti i primati. Quando ci capita sotto il naso un cattivo odore, ad esempio, tiriamo automaticamente indietro le labbra e mostriamo i denti, un comportamento che si ripete identico anche nei nostri parenti più prossimi. Lo stesso tipo di riflesso si palesa sui nostri volti durante un film di paura o in una situazione di disagio.
Inoltre, un primate che arriccia le labbra e mostra i denti sta sicuramente evidenziando una propria condizione di stress. Quando passa un individuo dominante, ad esempio, i subordinati sorridono immediatamente per comunicare affiliazione. Questo significa voler far intendere all'altro di non essere una minaccia e calmare così una possibile azione violenta.
Questa espressione, spesso, è unidirezionale e una scimmia non risponde mai con un altro sorriso. Questo sorriso è spesso accompagnato negli scimpanzé con un abbassarsi in presenza di individui di alto rango e l'emissione di un particolare grugnito per salutarli.
Tuttavia bisogna fare una precisazione: c'è una differenza fra il sorriso delle grandi scimmie, un raggruppamento che comprende ad esempio scimpanzé, gorilla e bonobo, e tutti gli altri primati. Anche il loro sorriso segnala nervosismo, ma ha anche dei risvolti nettamente positivi. I bonobo, ad esempio, spesso si accoppiano faccia a faccia e a volte arricciano le labbra e mettono a nudo i denti in situazioni amichevoli e piacevoli.
Sempre nei bonobo anche gli individui dominanti mostrano i denti quando cercano di rassicurare gli altri, evidenziando come questo comportamento iniziò ad avere significati adattativi positivi molto prima della comparsa dell'Homo sapiens.
Che significato ha il sorriso per l'uomo
Arriviamo dunque alla comparsa dell'uomo sulla Terra, circa 200 mila anni fa. Il sorriso di quei primi uomini era identico al nostro e proprio come negli altri primati la sua origine deriva dal voler porre fine a una situazione di conflitto o per evidenziare uno stato d'animo nervoso.
I primi uomini invitati a cena nella capanna di un amico non portavano certo delle bottiglie di vino come regalo, ma forse come noi si presentavano con un sorriso smagliante e i palmi delle mani rivolte all'infuori, un gesto che ancora oggi l'uomo moderno utilizza per pacificare gli animi. La persona che ci guarda sorridere cercherà di mostrarsi anche lei benevola nei nostri confronti e istintivamente ricambierà con un sorriso.
Nonostante le somiglianze con gli altri primati, il sorriso umano differisce da quello degli altri primati in quanto, in genere, tiriamo su gli angoli della bocca e spesso chiudiamo anche gli occhi. Questo, però, vale solo per quello che molti ricercatori chiamano "il vero sorriso". Infatti, spesso indossiamo sorrisi di plastica senza alcun significato comunicativo ed emotivo, una dissimulazione che ci fa comodo in molte situazioni sociali.
Il sorriso è un istinto
Per quanto cerchiamo di fingere, però, vedere qualcun altro sorridere provocherà in noi sempre una risposta innata, un istinto. Il primo a scoprire che questo comportamento era presente in ogni essere umano sulla Terra, indipendentemente dalla sua cultura, fu l'etologo austriaco Irenäus Eibl-Eibesfeldt, padre della moderna etologia umana.
Lo studioso girò il mondo in lungo e in largo realizzando un esperimento a dir poco geniale. Visitò diversi popoli con culture e storie differenti cercando di fotografare sorrisi spontanei. Per farlo creò una macchina fotografica finta con un obiettivo nascosto posizionato su un lato. A questo punto chiese alle persone di mettersi in posa per una foto ma, invece di scattarla a questi ultimi, riprendeva gli antistanti. Le persone in posa per la foto sorridevano per l'occasione e involontariamente facevano scaturire sui volti di chi osservava un sorriso spontaneo che l'etologo immortalava a loro insaputa.
Così facendo l'uomo riuscì a fotografare i sorrisi di popoli estremamente distanti gli uni dagli altri. Riuscì addirittura a fotografare popolazioni indigene che non erano mai state a contatto con altri uomini e che in alcun modo avrebbero potuto imparare a sorridere per trasmissione culturale. Ciò che immortalò in ogni foto fu un sorriso spontaneo, a testimonianza della natura istintiva di questo comportamento.
L'esperimento di Irenäus Eibl-Eibesfeldt è solo un esempio di come il sorriso possa essere contagioso e spontaneo, una espressione facciale che accomuna generazioni di primati da milioni di anni. Dunque, non nascondiamo i nostri sorrisi nervosi o imbarazzati poiché sono un emblema importante della nostra parentela con gli altri animali.