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8 Novembre 2023
9:41

Nutrie, tassi, istrici colpevoli dei disastri delle alluvioni: la Provincia di Ravenna dà fondi ai cacciatori

La Provincia di Ravenna ha deciso di stanziare fondi per i cacciatori per la gestione del piano di contenimento di questi roditori considerati non più solo specie aliene ma i responsabile delle conseguenze disastrose delle alluvioni.

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I responsabili delle disastrose conseguenze di alluvioni e inondazioni? Per la provincia di Ravenna sono tassi, volpi, istrici e nutrie. Per questo, accusa l’Oipa, la Provincia invece di stanziare fondi per mettere mano alle vere cause come fiumi tombati, cementificazione dei canali e mancata manutenzione del territorio, preferisce erogare 76 mila euro ai cacciatori. Questi animali, infatti, costruendo le loro tane indebolirebbero gli argini di fiumi e canali ed essendo oltretutto "specie invasive" possono tranquillamente essere sterminati come se non fossero esseri viventi, ma perfidi assalitori degli ecosistemi autoctoni.

«Deve essere questo il pensiero che ha ispirato l’accordo siglato dalla Provincia di Ravenna e il relativo Atc, l'Ambito territoriale di caccia per la cui realizzazione sono stati stanziati 76mila euro equamente divisi tra il 2023 e il 2024», commentano i responsabili dell’Organizzazione internazionale protezione animali, che chiede il ritiro dell’atto.

«Quello che abbiamo appreso – precisa ancora L’Oipa – è che la Provincia di Ravenna preferisce dare fondi ai cacciatori da spendere per l'acquisto di strumenti di cattura degli animali e per l’acquisto di proiettili, armi e trappole. Di sicuro è più facile che ammettere di chi sono le vere responsabilità dei disastri che avvengono ogni volta che piove, ovvero non di certo le “specie fossorie” ma l’uomo e la sua malagestione del territorio».

Difficile immaginare che l’Amministrazione terrà conto delle annotazioni fatte dall’Oipa, visto che sembra ormai che il meccanismo di utilizzare il termine “contenere” come sinonimo di uccidere sia la norma per tantissimi Comuni che devono affrontare il fenomeno delle specie aliene. Ma non volendo perdere la speranza, forse tutte queste Amministrazioni dovrebbero ricordare che, per esempio nel caso della nutria, siamo stati noi negli anni ’50 del secolo scorso a importarla dal Sud America da commercianti di pellame per farne merce da allevamento. Che siamo stati noi a immetterle sul mercato con il nome “castorino”, molto più delizioso da vendere alle signore che le indossavano come cappotto di pelliccia o come colli di giacche.

Che siamo stati noi, quando quel pelo non andò più di moda, ad aprire le gabbie disperdendo alcuni di quegli animali in prossimità di fiumi, altri uccidendoli, ignari  e noncuranti come spesso accade di conoscere le particolarità di questo roditore che è quella di essere estremamente prolifica e, soprattutto, del territorio dove li si lasciava andare e cioè una Pianura Padana, distrutta dall'uomo, ma perfetto eldorado per un animale semi-acquatico nel quale riprodursi e trovare facilmente cibo.

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Simona Sirianni
Giornalista
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