Per quanto sia molto più facile e soprattutto meno costoso, contenere la diffusione delle specie alloctone uccidendole, tale pratica non solo non è per nulla etica, ma è soprattutto una soluzione quasi sempre inefficace per affrontare il fenomeno. Se poi alla morte ci si aggiungono anche le sofferenze pre sterminio, come successo alle nutrie catturate e lasciate chiuse in strette gabbie sotto il sole accanto a una scuola d’infanzia a San Donato Milanese, quartiere di Milano, il quadro diventa ancora più inquietante.
La denuncia del ritrovamento di questi animali in quelle condizioni arriva dall’Oipa che in questi giorni ha ricevuto molte segnalazioni al riguardo. L’Organizzazione protezione animali ha così deciso di inviare al sindaco, Francesco Squeri, e alla Città metropolitana di Milano, un’istanza sottoscritta insieme alle associazioni Gaia, Lav, Leal, Leidaa, per evitare che la situazione si ripeta con l’invito «a valutare soluzioni alternative all’abbattimento».
«Siamo stati contattati da diversi cittadini che hanno espresso sgomento e preoccupazione nel vedere la sofferenza delle nutrie intrappolate in quelle gabbie sotto il sole e private per così al lungo anche della possibilità di alimentarsi – racconta la delegata dell’Oipa di Milano, Francesca Collodoro – Per non parlare, poi, dell’aggravante di aver lasciato quelle gabbie sotto gli occhi di bambini molto piccoli che sono rimasti molto colpiti nel vedere quei poveri animali ridotti così».
La soppressione delle nutrie in Lombardia è autorizzata: a maggio sono stati stanziati nuovi 500mila euro per l’attività di controllo e “rimozione”, uguale uccisioni, di questa specie invasiva. Detto questo, però, secondo le associazioni, sarebbe almeno doveroso rispettare la procedura prevista, evitando inutile sofferenza agli animali tale, peraltro, da sconfinare in una potenziale responsabilità legale.
Ovviamente le associazioni firmatarie della lettera preferirebbero di molto che non fosse l’abbattimento la procedura scelta per il contenimento, ma che al suo posto si optasse per una soluzione alternativa. La presenza delle nutrie nella scuola, infatti, potrebbe essere gestita con interventi diversi a quelli previsti dal piano regionale che ne determina la soppressione, un'attività cruenta e senza senso perché non impedisce in nessun modo il continuo ripopolamento della specie che, trascorso un certo lasso di tempo, si ripresenta.
«Per intervenire in maniera efficace, ma senza recare ai roditori alcuna sofferenza né la morte – scrivono le associazioni – si potrebbe realizzare un progetto di sterilizzazione e reimmissione nel territorio, non nell’area della scuola, chiedendo la collaborazione del Canc, il Centro animali non convenzionali di Torino e la sistemazione di una recinzione anti-intrusione che ne impedirebbe l’accesso all’interno della scuola».
La validità di questi metodi cruelty-free di contenimento della popolazione delle nutrie, non è immaginata dalle associazioni, che al contrario parlano con cognizione di causa visto che il metodo della sterilizzazione è già stato già applicato con successo in altre zone del Nord Italia, tra cui in Lombardia nel Comune milanese di Sesto San Giovanni, di recente a Pandino in provincia di Cremona e in Piemonte su un territorio della Città Metropolitana di Torino.