«Abbiamo capito che qualcosa non andava quando abbiamo visto le fiamme in un campo d'ulivo giù a valle, nel giro di un'ora a causa del vento l'incendio è diventato ingestibile». Così Giuseppe Trocino, responsabile del canile comunale di Crotone racconta l'incendio che ieri, lunedì 4 luglio 2022, per sette ore lo ha tenuto in ostaggio insieme ai 124 animali del rifugio.
Raggiunto questa mattina da Kodami, però, Giuseppe conferma che l'emergenza incendio non è ancora finita: «La devo lasciare, vedo di nuovo le fiamme, devo chiamare aiuto».
Il canile Oasi Rifugio si trova a Martorana, località agricola su un promontorio alla periferia di Crotone, ed è proprio la posizione sopraelevata a mettere a rischio persone e animali: «Le fiamme arrivano sempre sempre da valle, portate qui su dal vento. Una volta raggiunto il promontorio l'incendio diventa incontrollabile. Lo sappiamo perché episodi come questo si verificano regolarmente ogni tre anni».
Per questo il canile ha preso delle contromisure per gestire l'emergenza: «Ariamo il terreno e tagliamo l'erba creando "fasi di sicurezza" per tenere distanti fiamme, e anche questa volta ci siamo riusciti, anche grazie all'arrivo dei soccorsi».
L'incendio di ieri non ha lambito i box, e, pur essendo penetrato all'interno della struttura non ha causato danni, proprio grazie al taglio dell'erba. Lo stesso non si può dire per gli oltre 60 ettari di macchia mediterranea ormai carbonizzati: «La fauna selvatica è andata persa. Qui ci sono rapaci, gheppi, poiane, ricci, faine volpi, tassi. Tutti animali che se non sono periti hanno perso il loro habitat, e con esso le possibilità di sopravvivenza», racconta Giuseppe.
Non sono solo le fiamme a preoccupare Giuseppe: «Per quanto riguarda noi e i cani ci preoccupa il fumo, perché il fumo non lo puoi fermare e t'intossica. Per fortuna ieri non è accaduto, ma ogni volta non possiamo che aspettare e pregare».
Gli animali nei loro box ieri non hanno visto le fiamme e sono rimasti al sicuro durante tutte le fasi di spegnimento, anche le prime, quelle più difficili. «Quando abbiamo visto le fiamme a valle ho subito chiamato i Vigili del fuoco che hanno fatto appena in tempo perché poi l'unica strada percorribile è stata raggiunta dal fuoco e anche volendo, non sarebbe stato facile andare via».
I Vigili del fuoco con Giuseppe al momento dello scoppio dell'incendio hanno coordinato le operazioni di soccorso da mezzogiorno alle 19, quando il rifugio ha avuto tregua nella notte prima della recrudescenza di questa mattina, annunciata da un crepitio.
Un rumore che sulle prime Giuseppe aveva confuso con quello prodotto dai tralicci della luce che cadono a seguito del passaggio del fuoco, e che invece si è rivelato un nuovo principio di incendio, non a valle questa volta, ma nei boschi intorno al rifugio.
«Le fiamme si stanno dirigendo verso le arnie – dice Giuseppe – Ho chiamato i Vigili del fuoco e li stiamo aspettando io faccio quello che posso ma è come fermare il mare con un rastrello».
Nonostante la paura, palpabile nella sua voce, Giuseppe però non si allontana dal rifugio neanche adesso che potrebbe perché la strada è per il momento libera dal fuoco: «Non siamo andati via ieri e non andremo via oggi: dobbiamo proteggere tutti gli animali».