Nuovo focolaio di aviaria all'interno di un allevamento di volatili a Conselice, in provincia di Ravenna. Già nella giornata di ieri le autorità regionali dell'Emilia Romagna hanno disposto l'abbattimento di tutti gli animali infetti, allo scopo di «evitare ogni possibile rischio di trasmissione del virus».
Nella serata di venerdì primo aprile è arrivata la segnalazione di un caso positivo di influenza aviaria ad alta patogenicità (HPAI) nell'allevamento dove erano presenti circa un migliaio di animali. Questo virus causa una malattia estremamente grave per tutti i volatili, caratterizzata da un'infezione che può indurre una mortalità in allevamento molto elevata fino al 100%.
Per questo il Servizio veterinario dell'Azienda Usl di Ravenna è intervenuto tempestivamente: sono stati effettuati gli accertamenti clinici e gli esami di laboratorio previsti, e il Centro di referenza nazionale per l'influenza aviaria dell'Istituto zooprofilattico delle Venezie ha confermato che si tratta del virus dell'influenza aviaria.
Per l'influenza aviaria non esiste alcuna terapia. I rischi per l'uomo di contrarre il virus esistono, ma non sono elevati. L'influenza aviaria è infatti una zoonosi non alimentare, cioè non è possibile per l'uomo contagiarsi mangiando carne o uova di un animale infetto. A essere esposti al contagio, come avviene per la brucellosi bufalina sono gli operatori che lavorano a stretto contatto con polli e altri volatili infetti.
In tal senso la Regione Emilia Romagna ha segnalato che «per quanto riguarda la sicurezza alimentare, non vi è alcun rischio collegato al consumo di carni avicole o di infezione per l'uomo, se non in condizioni di stretto contatto con gli animali infetti».
Nonostante i focolai di aviaria siano stati rilevati in allevamenti sia a Verona che oggi nel Ravennate, è da escludersi che la nuova recrudescenza del contagio possa essere legata a un possibile sovraffollamento degli animali negli allevamenti, come ha spiegato a Kodami Calogero Terregino, dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie: «L'elevato numero di animali allevati negli allevamenti intensivi non è alla base dei nuovi focolai di questo periodo. A testimonianza di ciò basta vedere l'ultimo report sui casi di influenza aviaria dell'EFSA (Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare), in cui emerge che moltissimi degli allevamenti colpiti in Europa negli ultimi mesi sono di tipo rurale o free-range».
L'epidemia di aviaria in corso sarebbe quindi da attribuire agli uccelli migratori che entrano in contatto con il pollame d'allevamento, un contatto reso più semplice proprio negli allevamenti rurali.
Come già osservato in Veneto con lo scoppio del primo focolaio a novembre, anche la giunta guidata da Bonaccini ha emanato un'ordinanza che dispone l'istituzione delle zone di protezione nel raggio di 3 chilometri dall'allevamento infetto e di zone di sorveglianza a 10 chilometri dove verranno poste limitazione alle movimentazioni di avicoli e loro prodotti, oltre all'adozione di una serie di misure necessarie per isolare il fenomeno. Tra queste, figura un piano di sorveglianza straordinario per verificare che l'infezione non si sia estesa ad altri allevamenti limitrofi nella provincia di Ravenna, con l'applicazione di misure rigorose per garantire la sicurezza sanitaria.