Nuovo avvistamento della balenottera Propeller, questa volta è con un cucciolo: le spettacolari immagini

Dopo quattro anni dall'ultimo avvistamento, la balenottera Propeller è tornata a farsi vedere nel Santuario Pelagos, questa volta in compagnia di un cucciolo. Dal 1998 è nota per le cicatrici che porta sul corpo a seguito di una collisione con una nave in transito nel Mediterraneo.

6 Settembre 2023
18:17
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L’avvistamento di Propeller nel Mar Ligure

Dopo quattro anni, la balenottera Propeller è tornata a farsi vedere nel Mar Ligure. E, questa volta, si è mostrata in compagnia. Propeller è nota nel Santuario Pelagos, la grande area protetta transnazionale tra Liguria, Francia e Sardegna, per le vistose cicatrici che porta sul corpo, segno inequivocabile di una o più collisioni con le navi che solcano il Mediterraneo. A ogni suo ritorno è inevitabile un sospiro di sollievo e, il 2 settembre, Propeller ha riservato una piacevole sorpresa all’equipaggio e ai whale watcher a bordo della motonave ‘Corsara’ di Golfo Paradiso.
La balenottera si è mostrata insieme a un cucciolo, evento raro nel Mediterraneo e ancor più di valore conoscendo la complessa storia dell’esemplare. La presenza di un piccolo è un avvenimento eccezionale nel Santuario Pelagos anche se quest’anno sono stati più frequenti del solito. Dall’inizio della stagione se ne sono registrati altri 6, di cui 5 proprio da ‘Golfo Paradiso Whale Watching’, e uno da ‘Delfini del Ponente’: «Questo cucciolo è in ogni caso la balenottera più giovane avvistata di quest’anno – ha spiegato Jessica Picozzi, la biologa a bordo della motonave ‘Corsara’, testimone dell’evento – e sembrava godere di buona salute. Anche la madre, seppur magra, ma non più di altre, appariva in buone condizioni nonostante le sue passate avversità».

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Già nel 1998, anno del suo primo avvistamento, Propeller mostrava i sensi della collisione con una imbarcazione, caratteristica che ha portato i biologi a chiamarla appunto ‘elica’ in inglese. Nel 2010 è riapparsa con una cicatrice in più: la pinna dorsale era collassata di lato, forse una conseguenza della prima ferita o forse un secondo incidente. Da lì la popolarità di Propeller è cresciuta e molti diportisti ne hanno segnalato la presenza anche in aree insolite come al largo del faro di Portofino. L’ultimo avvistamento, come detto, risale al 2019, quando era apparsa al largo del Ponente ligure a ulteriore conferma che, nonostante le profonde ferite, era sopravvissuta ed era in buone condizioni. Il Mediterraneo d’altronde è uno dei mari più trafficati al mondo, e il Santuario si trova proprio in uno dei punti più “caldi”. Le collisioni con le imbarcazioni sono uno dei maggiori rischi per i cetacei, e l’aumento dei flussi via mare lascia intuire che la situazione, salvo provvedimenti istituzionali, è inevitabilmente destinata a peggiorare. È anche per questo che l’Istituto Tethys da anni monitora l’impatto di questa grave minaccia sui cetacei del Santuario Pelagos, e insieme ad altri enti di ricerca affianca la Guardia Costiera in attività di prevenzione e mitigazione.

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«Purtroppo le collisioni sono una delle principali e concrete minacce alla sopravvivenza dei grandi mammiferi marini dei nostri mari – conferma Sabina Airoldi, responsabile del progetto Cetacean Sanctuary Research dell’Istituto Tethys – si calcola che ogni anno decine tra balenottere e capodogli siano vittime di collisioni nel Santuario, numeri troppo elevati per le ridotte dimensioni delle popolazioni dei nostri mari».

Propeller è dunque diventata l’emblema della resilienza dei cetacei del Mediterraneo, ma anche delle molte avversità che i mammiferi marini del Mediterraneo (e non solo) devono affrontare a causa dell’uomo. E il suo avvistamento ha suscitato grande entusiasmo tra gli esperti: «Conosciamo bene la storia di questa balenottera, che deve aver sopportato grandi sofferenze – conclude Maddalena Jahoda ricercatrice di Tethys, l’Istituto che da oltre 30 anni monitora i cetacei del Santuario – e con il nome che abbiamo scelto volevamo ricordare che è stata sicuramente vittima dell’uomo».

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Pietro Zampedroni
Giornalista
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