Arrivano nuove e importanti conferme sull'origine e la diffusione del virus SARS-CoV-2 che ha scatenato la pandemia da COVID-19. Un primo studio pubblicato su Science ha ricostruito le iniziali fasi della pandemia, analizzando sia i primi casi segnalati nell'uomo che i campioni ambientali positivi raccolti nei Wet Market di Wuhan.
Tutti i risultati portano al Huanan Seafood Wholesale Market di Wuhan, il mercato del pesce da cui tutto è cominciato: la maggior parte dei primi casi erano infatti geograficamente localizzati nei pressi dell'area dove, proprio alla fine del 2019, venivano venduti mammiferi vivi noti per essere sensibili al coronavirus SARS-CoV-2.
Cosa esattamente sia avvenuto all'interno del mercato resta ancora un mistero, ma ci sono ormai prove evidenti e più che sufficienti per affermare con relativa certezza che tutto sia partito proprio da Wuhan. Molti più dubbi e incertezze resistono invece sul numero degli eventi zoonotici e sul momento esatto in cui è avvenuto il famigerato salto di specie.
Secondo un altro studio, pubblicato in contemporanea sempre su Science, ci sarebbero stati almeno due eventi distinti in cui il virus è passato dagli animali all'uomo. Avevamo già parlato dell'ipotesi del salto doppio, quando lo studio era però ancora in fase di revisione, ma con la pubblicazione definitiva dei risultati arrivano ulteriori conferme.
Ripercorrendo a ritroso i genomi di SARS-CoV-2, gli autori hanno individuato due differenti varianti genetiche del virus, chiamate lignaggio A e B. Secondo gli autori, le differenze genetiche tra questi due distinti lignaggi supportano l'ipotesi che ci sono stati almeno due eventi separati di contagio dagli animali all'uomo.
Il SarsCoV2 del lignaggio B sarebbe quindi passato all'uomo per la prima volta tra il 23 ottobre e l'8 dicembre 2019 (molto probabilmente intorno al 19 novembre) mentre il secondo evento zoonotico che ha coinvolto il lignaggio A sarebbe invece avvenuto poche settimane dopo.
Entrambi i ceppi erano presenti al mercato di Wuhan contemporaneamente, ma primo era diffuso soprattutto tra le persone che lavoravano o frequentavano assiduamente il Wet Market, mentre il secondo tra le persone che vivevano nei pressi del mercato. Questi nuovi studi confermano quindi l'origine geografica e temporale del virus, che non poteva essere in circolazione prima di novembre 2019.
Non chiariscono però quali sono le specie animali coinvolte nello spillover, il termine utilizzato proprio per identificare il momento in cui un virus, o altri patogeni, "saltano" per la prima volta da una specie animale ospite all'uomo. Di pandemia e salti di specie ne avevamo già parlato direttamente con David Quammen, l'autore del celebre libro intitolato proprio Spillover, dove veniva profeticamente prevista proprio una nuova pandemia zoonotica.
Che sia stato un pipistrello o un pangolino, la comprovata origine animale del SARS-CoV-2 è indissolubilmente legata all'impatto distruttivo che ha l'uomo sulla natura, come dimostrano ormai diversi studi e report internazionali. Deforestazione incontrollata, commercio illegale di animali e allevamenti intensivi non fanno altro che facilitare la comparsa e la diffusione di nuove infezioni zoonotiche che sarebbe meglio lasciare confinate nelle foreste e tra le specie selvatiche.
Proteggere la natura e la biodiversità perseguendo l'approccio One Health è l'unica strada che possiamo seguire se vogliamo evitare che catastrofi del genere si ripetano in futuro.