Le nuove linee guida per la registrazione dei cani in Campania diramate ieri della Regione stanno facendo discutere. Ad alzare la voce contro il nuovo sistema sono soprattutto gli attivisti per i diritti degli animali, ma un certo grado di malessere si sta diffondendo anche all'interno delle amministrazioni comunali, destinatarie dell'onere economico di questa riforma di sistema.
Le nuove linee guida impongono una serie di passaggi che in teoria vorrebbero colpire il commercio illecito di cani di razza e al contempo limitare la possibile diffusione di zoonosi, ma che in realtà favoriscono il randagismo e la convergenza sui canili comunali di una mole di animali che comprende sia quelli vaganti che quelli di famiglia.
La sollevazione del mondo animalista è stata colta anche dal Garante regionale per i diritti degli animali, Giovanni Ferrara, che a Kodami fa sapere: «Questa nota non tiene conto dei principi guida e di risolutezza del progetto di microchippatura domiciliare. Prima di emanare note o provvedimenti, è necessario coinvolgere tutti gli attori, e ponderare le varie necessità a 360 gradi».
Il provvedimento sembra non tenere conto delle iniziative delle stesse Asl locali che negli anni hanno offerto giornate di microchippatura gratuita proprio allo scopo di sanare situazioni irregolari dei cani di famiglia sia per diffondere la cultura della registrazione sul territorio.
«Nei prossimi giorni avrò modo di affrontare la questione in Regione – fa sapere Ferrara – consapevole del fatto che, la strada migliore da seguire, è una piena e proficua sinergia tra le istituzioni locali e i volontari delle associazioni animaliste chi si adoperano per fare tracciare cani e favorire le loro adozioni».
«Per quanto questa nota sia utile per creare una tracciabilità dei cani, in ossequio ai principi di legalità – ammette il Garante – rischia comunque di creare difficoltà al modus operandi del settore animalista e dei numerosi volontari. Il nuovo iter prevede il passaggio in canile dove l'animale viene necessariamente sterilizzato e intestato temporaneamente al Sindaco, per poi essere intestato nuovamente alla famiglia di origine. Il tutto può trasformarsi in un sistema farraginoso che difficilmente darà l'effetto voluto».
A cambiare, e molto, sarà soprattutto il lavoro dei volontari: prima un cane trovato in strada poteva essere registrato dal veterinario e poi portato dal volontario stesso in rifugio o stallo temporaneo in attesa di adozione. La nuova procedura impone invece di entrare subito nella macchina pubblica, contattando i vigili al momento del ritrovamento che condurranno il cane prima al canile sanitario e infine a quello di destinazione, una struttura comunale o convenzionata. Questo processo fa male ai cani perché dilata i tempi di recupero e inoltre taglia fuori le realtà associative, più volte riconosciute dai Comuni come i principali sostegni nella gestione degli animali sul territorio.
Lo stesso procedimento però viene applicato anche alle famiglie che hanno un cane in casa da molti anni ma che non lo hanno mai registrato. Registrare e applicare il microchip è un obbligo di legge dal 2005, ma in Campania sono ancora molte le persone che non hanno adempiuto. Anche loro se volessero sanare questa situazione si troveranno costrette a pagare 300 euro di multa ma soprattutto ad accettare il passaggio del proprio cane in canile, temporaneamente intestato al Sindaco, per poi riottenerlo con i tempi della amministrazione pubblica.
«Bisogna addivenire – conclude Ferrara – ad una procedura semplificata, che tenga conto dell’enorme lavoro che quotidianamente svolgono le associazioni animaliste nel trovare adottanti ed una sistemazione ai numerosi randagi».