È stato ufficialmente rinnovato il progetto che offre una seconda possibilità alle persone e agli animali di Gorgona, l’ultima isola carcere d'Italia. Gorgona si trova nell’arcipelago toscano ed è conosciuta come “l’isola dei diritti”, perché lì i detenuti non passano le loro giornate chiusi in una cella ma all’aperto, prendendosi cura degli animali.
«È un sogno che si realizza: unire giustizia per animali con la giustizia sociale», è il commento a Kodami del presidente della Lav, Gianluca Felicetti, tra i promotori del progetto.
Kodami è stato sull'isola per raccontare le vite di persone e animali attraverso la realizzazione del progetto "Isola fenice" volto al reinserimento sociale che vede protagonisti animali e detenuti. A partire dal Secondo Dopoguerra sull'isola era stato creato un macello e si era dato il via a una serie di attività zootecniche legate alla produzione casearia. All'interno del sistema carcerario i detenuti si occupavano dell'allevamento delle capre e delle mucche facendole nascere, portandole al pascolo, e infine accompagnandole alla morte. Una routine rimasta invariata fino alla chiusura del macello.
Un'istanza arrivata proprio dai detenuti, i quali stanchi di condurre gli animali al macello avevano fatto partire una richiesta di grazia per gli animali dell'isola che ha coinvolto prima i detenuti di Gorgona e poi la società civile attraverso una petizione popolare firmata, tra gli altri, anche da scrittori come Erri De Luca e Susanna Tamaro, e costituzionalisti come Stefano Rodotà. A partire dal 2020 l'azienda agricola del carcere non ha più ospitato animali a scopo alimentare. Per le capre, le mucche, i maiali e i conigli di Gorgona è iniziata così una nuova vita. La maggior parte di loro è stata trasferita nei rifugi della Penisola, mentre una piccola parte è rimasta per partecipare alle attività di rieducazione dei detenuti.
Attività che continueranno per volontà della nuova direzione carceraria attraverso il protocollo d'intesa firmato dalla Casa Circondariale, dalla Lav e dalla Cooperativa Sociale Collecoop, con il supporto dell'associazione DoReMiao.
«Siamo doppiamente soddisfatti – aggiunge Felicetti – perché questa firma significa prosecuzione di un progetto che in 3 anni ha salvato quasi 600 animali a Gorgona altrimenti destinati alla produzione zootecnica e alla morte. Inoltre abbiamo coinvolto cooperativa sociale locale del Livornese Collecoop, già protagonista di progetti di inclusione lavorativa per persone in condizioni di necessità».
Collecoop è il nuovo partner di un progetto unico nel panorama italiano e internazionale. La cooperativa si occuperà di prendere in carico i detenuti che lavorano con animali, spiega il Presidente della Lav: «Si tratta di una chance in più per il reinserimento sociale dopo il carcere».
Proseguirà così da parte dell'Amministrazione penitenziaria e della Lav l'impegno alla non riproduzione degli animali, al non utilizzo per produzioni e macellazioni, alla presa in carico e al trasferimento in luoghi scelti dall’associazione di parte degli animali per far diminuire costi all'Amministrazione, impatto degli animali sull'isola e permettere così di ridurre il numero degli stessi a Gorgona, rendendo il facilmente gestibile per le attività di accudimento e relazione.