Il 21 giugno a Roma è tornato il periodico appuntamento con il progetto Biodiversità in volo di Fondazione Una – Uomo, Natura, Ambiente e Federparchi, il cui scopo è quello di sensibilizzare il pubblico contro i danni del bracconaggio. Protagonista di questa edizione è stata la Sicilia con le sue aree ricche di biodiversità: l’Area Marina Protetta di Capo Milazzo e il Parco Regionale dei Nebrodi con il successo per la reintroduzione del grifone sul territorio italiano.
Il Grifone (Gyps fulvus) è un grosso avvoltoio il cui areale comprende le penisole Iberica, Balcanica e Arabica, il nord Africa, la Turchia e attraversa tutto il Medio Oriente spingendosi fino all’India e al Nepal. In Italia le popolazioni sono stabili solo in Sardegna, mentre risulta estinto sul resto della penisola. La principale causa di riduzione del numero di esemplari è stata l’azione dell’uomo, in particolare attraverso dei bocconi avvelenati posti dagli allevatori contro tutti i predatori, senza distinzione di specie.
Nel 1998 parte il progetto di reintroduzione dei grifoni in Sicilia, introducendo nel Parco dei Nebrodi degli esemplari provenienti dalla Spagna, nel 2005 questi avvoltoi tornano ufficialmente a nidificare sull’isola e oggi, dopo anni di assenza, sono tornati stabili nelle Rocche del Crasto con una colonia di circa 100 individui. Il ritorno di questi magnifici rapaci è di grande importanza non solo per lo sviluppo dell’economia locale legata al turismo naturalistico, ma anche e soprattutto perché, essendo l’unica colonia di tutto il sud Italia, permette una continuità genetica con le altre popolazioni di grifoni presenti sul resto della penisola e nei paesi mediterranei vicini.
La chiave del successo del progetto a quattro mani tra il parco siciliano e l'ente spagnolo Grefa è stata la creazione di una voliera di acclimatazione, che, insieme all’attivazione di punti di alimentazione complementari, è stata fondamentale per stimolare la permanenza degli animali alle Rocche del Castro durante il loro periodo riproduttivo.
«Il nostro obiettivo e il fulcro del progetto Biodiversità in volo è quello di lavorare insieme ai soggetti che si occupano della conservazione delle specie per la tutela della biodiversità e di lottare contro i fenomeni di bracconaggio – ha affermato Renata Briano, presidente del Comitato Scientifico di Fondazione Una – Attualmente, grazie all’Ente Parco dei Nebrodi, è possibile avvistare il grifone sia tramite un punto informativo attrezzato per il birdwatching sia tramite telecamere installate accanto ai nidi che riprendono tutto ciò che accade».
La seconda tappa siciliana del progetto Biodiversità in volo è il Promontorio di Capo Milazzo, un’area marina protetta che offre una grande ricchezza di biodiversità sopra e sotto la superficie del mare e che – come ha detto Luca Santini, presidente di Federparchi – «gode di una posizione strategica per tutti gli uccelli migratori».
Sul territorio è infatti possibile osservare numerose specie rare inserite nelle liste di protezione e il volo di uccelli migratori come il martin pescatore (Alcedo atthis) e il falco pellegrino (Falco peregrinus).
«Qui si incontra in poche centinaia di chilometri quadrati una biodiversità tipica mediterranea, marina e terrestre, che con l’istituzione della Amp ha in poco tempo messo al centro della gestione del territorio l’importanza della conservazione e protezione dell’ambiente», ha dichiarato Giovanni Mangano, presidente dell’Amp di Capo Milazzo. «Grazie alla presenza delle aree protette nel giro di pochi anni si è assistito ad un aumento di osservazioni e quindi presenza di specie animali e vegetali tanto da ottenere il primo posto in Italia nel 2023 per osservazione di specie attraverso la manifestazione internazionale “Nature City Challenge”, più di 2000 specie in poche ore di osservazione».
Tra le tantissime specie marine e terrestri di interesse conservazionistico presenti nell’area protetta ricordiamo il corallo nero del Mediterraneo (Antipathella subpinnata), le colorate gorgonie (Gorgonia sp.) e, lungo le coste, la berta maggiore (Calonectris diomedea) e il falco della regina (Falco eleonorae).
«C’è ancora molto da scoprire e proteggere – ha continuato Mangano – con l’aiuto del territorio e della sinergia con le riserve e i parchi limitrofi e regionali per garantire e assicurare un ambiente più sano con la corretta gestione delle risorse naturali».