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9 Ottobre 2023
17:06

Numb e il suo umano sulla cima del Monte Bianco: «Il nostro segreto è la relazione che ci unisce»

Thomas ha scelto di adottarlo anche se aveva una zampetta storta. Oggi vivono insieme da due anni e, dopo un intervento chirurgico che ha restituito a Numb la possibilità di camminare, hanno raggiunto la cima del Monte Bianco, la vetta più alta d'Europa.

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Ph ©Thomas Colussa

Il Cane Lupo Cecoslovacco Numb e il suo pet mate, Thomas Colussa, ce l'hanno fatta: lo scorso 3 luglio, accompagnati da una guida alpina professionista, hanno raggiunto la vetta del Monte Bianco, la montagna più alta del nostro continente, al confine tra l'Italia e la Francia. Un'impresa complessa la loro resa possibile grazie ad un lungo percorso di allenamento e acclimatamento che li ha visti toccare decine di cime prima di arrivare finalmente sul "tetto d'Europa" alle 7:13 di un caldo lunedì mattina d'estate.

«È stato un momento magico, culmine di un progetto portato avanti con costanza ma senza fretta, seguendo soprattutto le necessità e i bisogni di Numb e le indicazioni dell'equipe medica che ci ha seguiti per tutto il tempo – spiega Colussa a Kodami  – Per arrivare in cima alle montagne servono forza di volontà e allenamento, ma ciò che fa davvero la differenza è la relazione che ci unisce. Alcuni obiettivi sarebbero stati impossibili da raggiungere se tra noi non ci fosse prima di tutto la fiducia, la conoscenza reciproca e la capacità di comunicare l'uno con l'altro. Abilità, queste, che abbiamo costruito nel tempo, lavorando con costanza, fin da quando è arrivato a casa con me».

La storia di Thomas e Numb, però, è stata fin da subito speciale e noi di Kodami avevamo raccontato il loro incontro in un video pubblicato un anno fa, quando il progetto della scalata del Monte Bianco era ancora un ambizioso sogno.

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A due mesi di età Numb subì un trauma che gli causò la lesione della terzultima vertebra: ciò nonostante, Thomas aveva scelto proprio lui tra tutti i cuccioli che aveva visto. Da quel giorno sono passati due anni e nel frattempo sono cambiate molte cose, anche grazie alla passione del suo umano per la montagna.

«Ad oggi Numb è quasi completamente guarito. Nel mese di novembre del 2022 ho deciso di sottoporlo a un'operazione chirurgica per risolvere il suo problema al femore che, a causa della lesione, era cresciuto storto. Durante l'intervento l'osso è stato segato e parzialmente sostituito con un impianto in titanio che gli ha permesso di tornare a una condizione di completa normalità sia dal punto di vista dei movimenti, che della muscolatura – racconta Colussa – Non sappiamo come sarebbe andata se non si fosse trattato di un cane allenato e in salute, ma i medici sostengono che, se non avessi deciso di intervenire in questo modo, intorno ai 5 anni di vita probabilmente per Numb il dolore sarebbe diventato insopportabile e non avrebbe più potuto camminare».

Al termine dell'operazione i due hanno ricominciato ad allenarsi gradualmente, passeggiando prima per brevi tratti, poi sempre più a lungo e, allo stesso tempo, aumentando anche l'altitudine. «La ripresa è stata lunga e impegnativa, ma appena è stato possibile siamo tornati in montagna. Abbiamo trascorso i mesi di aprile, maggio e giugno del 2022 sul Monte Rosa, dove abbiamo salito ben 8 cime – spiega il pet mate – Poi abbiamo iniziato a praticare sci alpinismo insieme e, con l'equipe medica, abbiamo monitorato le sue condizioni di salute, via via che ci si avvicinava ai 4000 metri».

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Numb e Thomas con la bandiera del Friuli Venezia Giulia, la sua regione d’origine – Ph ©Thomas Colussa

Oltre agli aspetti legati al recupero post operatorio, infatti, i medici veterinari hanno condotto anche analisi mirate per verificare la reazione del cane all'altitudine: «Esattamente come noi umani, anche loro hanno bisogno di tempo per acclimatarsi e, inoltre, una volta raggiunte le altitudini in cui ci si addentra nel ghiacciaio, abbiamo dovuto prestare attenzione anche alla salute degli occhi e, in particolare della cornea, sottoposta per un tempo prolungata ai raggi solari, particolarmente pericolosi in queste condizioni ambientali. Per ridurre i rischi ci siamo muniti di uno specifico collirio protettivo. Per le zampe, invece, abbiamo portato con noi un'apposita pomata che, però, non è mai servita, perché Numb non ha avuto alcun problema alle zampe».

È arrivato poi il grande giorno della salita al Bianco. Numb e il suo pet mate hanno affrontato questa avventura in compagnia di una guida alpina specializzata, la quale ha mostrato loro la strada migliore e gli ha permesso di svolgere ogni tratto in sicurezza: «La salita è durata due giorni. Al termine del primo ci siamo fermati a dormire al rifugio Gonella, a 3071 metri di altitudine, poi abbiamo ripreso il percorso intorno a mezzanotte e mezza. Camminando al buio, abbiamo affrontato ripide salite, durante le quali mi aiutavo con piccozza e ramponi. Poi abbiamo superato una cresta molto fina, che obbligava a camminare mettendo un piede dietro l'altro – racconta Colussa – In quel momento ho pensato a quanto fosse importante conoscere ogni sfumatura del comportamento di Numb, perché sarebbe bastato un istante di paura, per mettere a repentaglio le vite di entrambi».

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Ph ©Thomas Colussa

I due avventurieri sono poi tornati a casa e, dopo qualche giorno di riposo si sono rimessi in cammino, ma questa volta con un obiettivo diverso: aiutare altri pet mate ad affrontare la montagna in sicurezza insieme ai propri cani. «Ora collaboro con le guide di media montagna del Friuli Venezia Giulia, la mia regione d'origine, per accompagnare altri binomi sulle cime. Inoltre ho da poco dato il via al progetto online Walking Wolf Academy, con l'intento di trasmettere le modalità corrette per svolgere escursioni in sicurezza con i cani, con l'ausilio dell'attrezzatura adeguata, ricordando sempre che questo non deve essere considerato un percorso adatto a tutti: ogni cane è un individuo unico e, prima di scegliere la propria montagna da scalare, il pet mate deve saper ascoltare e comprendere i desideri e le necessità del suo compagno».

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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