Aveva messo la zampa dentro una tagliola occultata vicino a un’azienda agrifaunistica venatoria. Il suo destino sembrava spacciato, ma oggi la giovane faina è in pieno recupero. È andata sicuramente peggio a chi ha messo la trappola in terra: i Carabinieri forestali sono riusciti a pizzicarlo in flagranza di reato. Il fatto è successo a San Bernardino, frazione del Comune di Briona, in Provincia di Novara.
«E’ la prima volta che ho visto una sofferenza simile», racconta a Kodami Alessandra Motta, presidente del Rifugio Miletto, struttura che si è presa cura dell’animale e che descrive così lo stato di salute della faina al loro arrivo. «Fortunatamente è ancora viva e speriamo di poterla rilasciare in natura – aggiunge – Sono animali con una ripresa straordinaria. Non c’era una frattura dell’arto, cosa che normalmente avviene, ma una lacerazione di tendini e legamenti».
I forestali di Novara, aiutati dalle guardie dell’Ente di Gestione Aree Protette Ticino e Lago Maggiore, hanno denunciato l’autore per i reati di furto venatorio e maltrattamento di animale: lo hanno pizzicato mentre metteva una tagliola e stava per prendere una gazza che aveva appena catturato. L’uomo, residente a Vercelli, è stato fermato e sono stati sequestrati tutti gli strumenti di caccia. Oltre alla tagliola, anche due lacci metallici. La successiva perquisizione dei locali dell’azienda ha portato a rinvenire altre due tagliole e circa dieci metri di filo metallico, che secondo le forze dell'ordine sarebbe compatibile con quello utilizzato per la realizzazione dei lacci di cattura.
Al Rifugio Miletta, centro di 5 ettari del novarese, la faina appena salvata è uno dei 300 esemplari selvatici in degenza. Oltre a loro, vengono ospitati circa 200 animali domestici. Le attività dei volontari sono senza sosta: nei primi 6 mesi del 2021 sono stati soccorsi circa 1.030 animali selvatici tra cinghiali, uccelli, caprioli, faine, volpi, tassi. «L'investimento è la causa principale dei nostri interventi d'urgenza per ungulati. Nel 70% dei casi c’è un'omissione di soccorso: chi li mette sotto va via e sono gli automobilisti di passaggio a contattarci, con il risultato di un intervento in ritardo rispetto all'emergenza», commenta Motta.