Nel 2020 il mondo ha accolto il primo animale selvatico in via di estinzione clonato con successo: Elizabeth Ann, una femmina di furetto dai piedi neri clonata a partire dal DNA di un individuo morto oltre 30 anni prima. Ora, a distanza di quattro anni, sono nati altri due cloni della stessa specie, si chiamano Antonia e Noreen. Tutti e tre i furetti sono stati clonati a partire dai campioni di tessuto di una femmina che si chiamava Willa, congelati e conservati dal 1988 al Frozen Zoo della San Diego Zoo Wildlife Alliance. Stanno bene e si spera contribuiranno a scongiurare l'estinzione definitiva della specie.
La clonazione del furetto dai piedi neri (Mustela nigripes) rappresenta una pietra miliare nella continua e incessante lotta per salvare questa specie gravemente minacciata. Questa specie, una volta molto abbondante nel Nord America centrale, è scomparsa rapidamente a partire dagli anni 70 fino a sfiorare l'estinzione pochi anni dopo. Nel nel 1979, quando l'ultimo furetto dai piedi neri morì in cattività, si pensava infatti fosse ormai definitivamente, ma una piccola popolazione di furetti fu scoperta nel 1981 da un allevatore di bestiame del Wyoming.
Per salvare la specie, furono catturanti diversi individui per avviare programmi di riproduzione in cattività, tra cui proprio Willa, che purtroppo non riuscì a riprodursi e a lasciare discendenti. Tutti i furetti oggi in cattività che fanno parte del progetto gestito dal National Black-Footed Ferret Conservation Center discendono da appena sette individui, il che si traduce inevitabilmente in una bassissima diversità genetica che espone l'intera popolazione a seri rischi legati alla consanguineità o all'eventuale esposizione a malattie.
Antonia e Noreen, grazie al DNA "resuscitato" di Willa, si spera potranno quindi contribuire ad ampliare il pool genetico della popolazione, fornendo così quello sprint necessario a rinforzare la specie che purtroppo Elizabeth Ann non è riuscita a fare in questi anni. La prima femmina clonata nel 2020, purtroppo, non può riprodursi a causa di problemi agli organi riproduttivi non collegati dal processo di clonazione. Il testimone passa quindi a Noreen e Antonia, nate in realtà nel maggio scorso, e che saranno coinvolte nei programmi di riproduzione appena saranno pronte.
Il merito di questo importante traguardo, che ha richiesto oltre 10 anni di lavoro, appartiene all'agenzia statunitense Fish and Wildlife Service, che ha collaborato con numerosi scienziati, zoo, centri di ricerca e organizzazioni, tra cui con Revive & Restore, una delle più importati istituzioni al mondo che promuove le biotecnologie al servizio della conservazione. Una delle più importanti sfide legate alla conservazione, infatti, è proprio quello di trovare il modo di aumentare la diversità genetica delle specie in via d'estinzione, troppo spesso ridotte pochissimi individui tutti imparentati tra loro.
Attualmente, in natura, si stima siano rimasti poco più di 1.000 furetti dai piedi neri, con appena quattro popolazioni su diciotto presenti tra South Dakota, Arizona e Wyoming, considerate autosufficienti e fuori pericolo. La riproduzione in cattività, con l'obiettivo di rinforzare le popolazioni allo stato selvatico oppure di crearne di nuove, resta quindi uno strumento indispensabile. Antonia, ora allo Smithsonian's National Zoo & Conservation Biology Institute in Virginia, e Noreen, che vive nello stesso centro in Colorado che ospita Elizabeth Ann, stanno bene e sono pronte a fare la loro parte.