Pinguini e gazze marine sono tra i pochi vertebrati che si sono perfettamente adattati a vivere tra le fredde acque dei circoli polari, ma per quanto siano uccelli morfologicamente simili, abilissimi a nuotare, non sono strettamente imparenti fra di loro. I pinguini, infatti, appartengono alla famiglia Spheniscidae, mentre le gazze marine alla famiglia Alcidae, un gruppo molto diverso di uccelli.
Spesso vengono confusi perché entrambi dispongono di un piumaggio bianco-nero caratteristico, sono degli ottimi cacciatori di pesce e perché vivono in contesti geografici molto freddi e isolati, che li rendono i classici animali da cartolina dei poli. Tuttavia, hanno una storia evolutiva molto differente e anche al livello anatomico, etologico e geografico sono molto dissimili.
Le differenze fisiche
I pinguini sono dei grossi uccelli nuotatori che hanno perso la capacità di volare e che seppur presentano una grande variabilità di dimensioni fra le specie, risultano sempre molto più grandi e pesanti delle gazze marine, che invece sono ancora in grado di volare.
Mentre un pinguino di Adelia (Pygoscelis adeliae), una delle specie più numerose del mondo, pesa infatti fino a 7,5 kg e un pinguino imperatore (Aptenodytes forsteri) può pesare fino a 40 kg, una gazza marina (Alca torda) da adulta pesa circa 700 g. Un pinguino imperatore, inoltre, può raggiungere un'altezza massima che può superare i 125 cm, mentre la gazza marina può essere lunga al massimo 42 cm.
Un'altra importante differenza fra questi due gruppi di animali si presenta all'altezza delle ali. Le ali dei pinguini infatti sono pesanti, irrobustite da potenti muscoli, simili ad una pagaia e incapaci di sprigionare una forza sufficiente per prendere il volo, mentre le ali delle gazze sono leggere e perfettamente adattate per il volo.
Al livello invece del piumaggio, entrambi gli animali presentano delle piume idrorepellenti, perfette per il nuoto e per rimanere asciutti dopo aver passato ore intere a banchettare fra i flutti. Le differenze infine di colorazione del piumaggio sono proprio di ciascuna singola specie, tanto che anche all'interno del gruppo dei pinguini stessi ci sono diverse disposizioni delle macchie nere che caratterizzano una specie rispetto ad un'altra.
Le differenze di habitat
In linea generale, per capire se l'animale che abbiamo davanti è un pinguino o una gazza marina, basta considerare in quale parte del mondo ci troviamo. La gazza marina, infatti, si trova esclusivamente nell'emisfero boreale del pianeta, mentre i pinguini vivono nell'emisfero australe e in particolare in Antartide, in Sudafrica come in vari piccoli arcipelaghi dell'Oceano Indiano e Pacifico, come le Galapagos.
I pinguini, inoltre, sono adattati a vivere in più tipologie di climi e di habitat rispetto le gazze marine, che si concentrano principalmente nelle aree settentrionali dell'Europa e del Nord America, seppur talvolta sono stati avvistati anche nel Mediterraneo in inverno. I pinguini possono vivere sulle coste rocciose e sabbiose del Sudafrica, della Nuova Zelanda e del Sud America, ma anche tra le lande ghiacciate dell'Antartide e della Terra del Fuoco, in Patagonia.
Entrambi questi animali, tuttavia, passano la maggior parte del loro tempo a nuotare e a tuffarsi nell'oceano, per andare alla ricerca dei banchi di pesci di cui si nutrono. Le gazze marine tramite un tuffo possono raggiungere anche i 120 metri di profondità, immergendosi nelle acque gelide dell'Atlantico e del Mar Baltico anche per 10 minuti di fila, mentre i pinguini possono restare in acqua anche settimane o addirittura mesi, nei momenti dell'anno che separano la stagione riproduttiva da quelle delle nascite, raggiungendo anche i 600 m di profondità.
Le differenze di alimentazione
Le gazze marine vanno principalmente a caccia di pesci di piccole e medie dimensioni, possono tuttavia anche capaci di cibarsi di piccoli invertebrati quando sono sulla terraferma, fra le scogliere in cui nidificano. I pinguini invece, essendo più specializzati alla vita marina, sono degli abilissimi cacciatori di pesci, crostacei e di molluschi, anche grazie all'aerodinamicità del loro corpo che li rende simili a dei proiettili che veleggiano nell'acqua.
Probabilmente la specie più importante per la dieta di questi uccelli è l'aringa antartica (Pleuragramma antarctica) che rappresenta oltre il 50% della dieta di un pinguino imperatore. Anche però il calamaro glaciale (Psychroteuthis glacialis) e il krill antartico (Euphausia superba) sono molto importanti per la loro dieta, tanto che a causa dell'eccessiva sovra pesca di krill, l'uomo sta alterando pesantemente l'ecologia alimentare dei pinguini, costringendoli a cacciare molto più pesce e a viaggiare più a lungo, per trovare nuovi banchi.
Il pesce può costituire tra il 20 e il 96% della dieta di un pinguino imperatore, mentre il krill tra l'1 e il 68% e i cefalopodi tra il 3 e il 65%. Questa grande variabilità delle percentuali è dovuta alle differenze stagionali come alle differenze locali e ai cicli biologici delle stesse prede. Comunque la resistenza al digiuno dei pinguini è fra le più estreme del mondo, tanto da aver sbalordito i biologi che nel primo Novecento cominciarono a studiarne il comportamento.
Questi uccelli infatti possono digiunare fino a quattro mesi e il loro peso può passare da 40 a 20 kg, non conservando più di 2 kg di grasso, soprattutto durante le condizioni più estreme, per esempio quando i maschi di pinguini imperatore accudiscono da soli l'uovo del loro unico figlio, durante l'inverno antartico.
Le differenze di riproduzione e di comportamento
Le gazze marine solitamente producono un unico uovo di forma allungata, che nascondono sulla nuda roccia insieme alle altre coppie della colonia. Ogni coppia di gazze marine è indipendente l'una dall'altra, ma i suoi componenti sono legati da stretti legami affettivi che li inducono a collaborare per permettere al pulcino di nascere. Entrambi i genitori infatti covano e badano al nido per circa 36 giorni, periodo nel quale si danno il cambio per andare a pescare. Nei successivi 20 giorni, invece, mentre il pulcino s'irrobustisce, solitamente uno dei genitori fa da spola costante fra la terraferma e l'oceano, per nutrire il piccolo, mentre l'altro genitore vigila che nessun'altra coppia rubi o faccia cadere il piccolo dalla scogliera.
Il fenomeno del furto di pulcini è infatti un fenomeno frequente, sia fra le gazze marine che nei pinguini. Ciò è provocato dal fatto che la morte dei pulcini provoca un grave disagio psichico e ormonale nei genitori, indotti per istinto ad accudire un piccolo durante la stagione riproduttiva.
La vita riproduttiva dei pinguini imperatore è invece molto più complessa. Seppur la maggioranza delle specie di pinguini nidifica in estate, consentendo ai pulcini di nascere durante la bella stagione e di venire accuditi da entrambi i genitori, le femmine di pinguini imperatore nidificano alla fine dell'autunno australe, condizione che li costringe a percorrere vari chilometri nella banchisa di ghiaccio e a indurre i loro partener a sacrificarsi durante l'inverno, pur di proteggere l'uovo dal freddo.
Come scrisse infatti l'esploratore norvegese Amundsen, che per primo raggiunse il polo sud geografico, l'atto d'amore dimostrato dai maschi di pinguini imperatore a favore dei loro pulcini è uno dei più estremi e commoventi comportamenti genitoriali presenti in natura, capace di emozionare anche lo zoologo meno incline all'emotività.
Questi maschi infatti affrontano la fame, il freddo, le bufere di neve, la depressione del crudele inverno antartico, formando delle colonie in cui ciascun esemplare tiene fra le zampe prima l'uovo e poi il pulcino che gli è stato consegnato dalla partner. L'affetto genitoriale che provano questi uccelli nei confronti del loro uovo è talmente forte, che spesso quando non riescono a compiere il loro dovere di padre continuano a vegliare l'uovo o il corpo esanime del pulcino per mesi, prima di lasciarsi morire di fame.
Questi animali addirittura cominciano a danzare, muovendosi in gruppo, pur di produrre calore con i loro corpi e affrontare le temperature davvero proibitive dei mesi più freddi, che possono raggiungere anche i 40 gradi Celsius sotto 0.
In generale, comunque, con l'arrivo della primavera, i pulcini vengono affidati alle femmine di ritorno, colme del cibo che hanno pescato durante l'inverno, mentre i maschi abbandonano i figli e la partner per correre verso l'oceano, in quella che diventa una vera e propria marcia di sopravvivenza verso le risorse ittiche della costa dell'Antartide.