Non ci sono solo orsi e lupi nel Parco nazionale d'Abruzzo Lazio e Molise, ma anche crostacei. La nuova indagine preliminare sulle acque astatiche – quelle stagnanti come pozzanghere e paludi – restituisce una cartografia relativa alla presenza e alla distribuzione dei crostacei nell'area del Parco.
Lo studio, frutto di attività condotte nel PNALM tra il 2013 e il 2018, è stato realizzato dal dipartimento di Biologia Ambientale della Sapienza Università di Roma e dal Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche Chimiche e Farmaceutiche dell'Università di Palermo.
In totale, sono stati censiti 31 ambienti acquatici, dove sono state raccolte e identificate 45 diverse specie di crostacei a vita libera, di cui solamente 13 erano state già segnalate nell'area del Parco.
Grazie alle analisi è stato possibile evidenziare come il celebre Lago Vivo, ad oggi, rappresenti l’unica stazione dell’Appennino centromeridionale che conserva la specie di anfipode Gammarus alpinus, una specie endemica dell’arco alpino e dei laghi dell'Appennino Parmense e Modenense, che trova nel Pnalm la sua popolazione più meridionale. «Un meraviglioso relitto delle epoche post-glaciali», spiega il Pnalm.
«In generale – fanno sapere dal Parco – sulla base dei dati oggi disponibili è possibile affermare che il Pnalm ospita una elevata diversità biologica relativa ai crostacei, che include specie poco frequenti o rare a livello nazionale. Per questo risulta evidente quanto sia importante la conservazione di questi ambienti acquatici nello stato di maggiore naturalità e diversità possibile, contrastando qualsiasi forma di alterazione ambientale».
Questi risultati mostrano l'importanza delle acque astatiche, cioè tutte quelle raccolte d’acqua di modesto volume e scarsa profondità come pozze, stagni, paludi e acquitrini, che siano permanenti o temporanee, e in cui le variazioni del livello idrico e dei parametri fisici e chimici (temperatura, conducibilità, pH) si verificano in modo repentino ed intenso al variare delle condizioni atmosferiche, in archi temporali anche molto brevi, di giorni o settimane.
Gli organismi vegetali e animali che popolano questi ambienti sono altamente specializzati, adattati all’alternarsi di fase asciutta e fase inondata grazie ad una grande varietà di forme di resistenza: per questo motivo, molti di essi popolano quasi esclusivamente pozze e stagni temporanei. Le acque temporanee, inoltre, si rivelano potenziali “sistemi sentinella” per il monitoraggio dei cambiamenti climatici globali, i cui effetti determinano drastiche alterazioni dei cicli idrologici che risultano particolarmente evidenti in questi ambienti.
*Tutte le foto sono di Angelina Iannarelli (via Pnalm)