Prendersi cura dei propri piccoli proteggendoli, nutrendoli o allattandoli è un comportamento molto diffuso in tanti animali, ma che fino a poco tempo fa veniva considerata una caratteristica quasi esclusiva di mammiferi e uccelli, da sempre considerati organismi "superiori".
Adesso un team di scienziati ha scoperto che anche in uno strambo gruppo di anfibi senza zampe e dall'aspetto di un lombrico, chiamati cecilie, alcune femmine producono "latte" per i propri piccoli. La ricerca è stata pubblicata sulla rivista Science ed è la prima volta che viene descritto un comportamento del genere negli anfibi.
Le cecilie sono tra gli anfibi più curiosi e meno conosciuti in assoluto. Vivono solo in alcune regioni tropicali, come in Centro e Sud America, sono spesso cieche e il loro aspetto e lo stile di vita ricordano molto quello di un serpente o di un lombrico. Come altri anfibi depongono le uova, ma alcune specie si distinguono per lo spiccato istinto materno, che spinge le mamme a dare letteralmente loro stesse per assicurare un futuro ai propri piccoli. Per esempio, le femmine di Siphonops annulatus, specie diffusa in Sud America, lasciano che i loro piccoli appena nati si nutrano della sua stessa pelle.
Questo tipo estremo di cure parentali è chiamato anche dermatofagia materna, ma a quanto pare, non è l'unico investimento materno straordinario fatto da questi anfibi. I ricercatori hanno infatti scoperto che producono anche una sorta di latte ad alto contenuto di grassi, molto simile a quello dei mammiferi che depongono ancora le uova, come l'ornitorinco e l'echidna. Questo latte biancastro e viscoso è prodotto da alcune ghiandole ipertrofiche nell'ovidotto materno, viene poi secreto dalla cloaca e succhiato dai piccoli con la bocca, apparentemente dopo una stimolazione tattile e acustica.
Questa scoperta dimostra l'enorme complessità dell'evoluzione delle strategie riproduttive nei vertebrati e amplia di parecchio ciò che sappiamo sulle cure parentali e la comunicazione negli anfibi, troppo spesso sottovalutate. Nella maggior parte dei vertebrati che depongono le uova, infatti, il tuorlo è di solito l'unico tipo di nutrimento fornito dalle madri per far crescere il proprio embrione. Eppure, in Brasile i ricercatori hanno osservato baby cecilie prendere il latte, composto principalmente da grassi e carboidrati, per addirittura oltre due mesi.
I ricercatori hanno anche notato che i piccoli emettevano dei richiami simili a ticchettii acuti mentre si avvicinavano alle madri per "chiedere" il latte, un comportamento al momento unico per tutti gli anfibi. Probabilmente, questo tipo di allattamento aiuta inoltre le piccole cecilie anche sviluppare il proprio microbioma e il sistema immunitario, proprio come accade nei mammiferi. Secondo gli autori, quindi, questi anfibi hanno sviluppato in maniera a dir poco sorprendente un sistema di cure parentali completo e quasi perfettamente analogo a quello dei mammiferi.
Ancora una volta questa storia ci dimostra quanto poco sappiamo sulla vita e il comportamento di buona parte degli altri animali, in particolare quelli che come gli anfibi sono stati a lungo oscurati, anche nella ricerca, dai quelli più carismatici e iconici, come uccelli e mammiferi. Da pochi anni, per esempio, sappiamo infatti che anche alcune blatte allattano i loro piccoli e persino una piccola specie di ragno saltatore che somiglia a una formica. Chissà cosa penserebbe oggi il naturalista Linnaeus, che nel 1758 scelse proprio la parola mammalia (dal latino mamma, «mammella») per descrivere in maniera inequivocabile quelli che erano all'epoca gli unici animali che allattano i propri piccoli.