In Europa, la dispersione dei semi è in piena crisi. Molte piante, specialmente quelle con frutti carnosi, dipendono infatti dagli animali frugivori per diffondere i loro semi e permettere alla vegetazione di espandersi e rigenerarsi. Uccelli, mammiferi, rettili e persino gli insetti svolgono un ruolo fondamentale in questo processo.
Tuttavia, un nuovo studio pubblicato su Science ha appena lanciato l'allarme: oltre un terzo degli animali che disperdono i semi in Europa è minacciato o in declino. Questo fenomeno mette a rischio non solo la biodiversità, ma anche la capacità delle piante di adattarsi ai cambiamenti climatici o di riprendersi dopo eventi distruttivi e sempre più frequenti, come gli incendi.
Il ruolo degli animali nella dispersione dei semi
Il fenomeno non è di certo nuovo: un esempio drammatico arriva dal parco nazionale di Lambir Hills, in Borneo, dove la caccia e il bracconaggio hanno decimato gli uccelli che mangiano i frutti, causando una riduzione drammatica della diversità delle piante. Questo esempio diretto, dimostra quindi quanto sia cruciale il ruolo degli animali nel trasporto dei semi e nel mantenere funzionali gli ecosistemi, permettendo alle piante di diffondersi e colonizzare nuovi territori.
La dispersione attraverso gli animali, chiamata zoocoria, è infatti tanto "semplice" quanto efficace: una volpe o un tordo mangia una bacca e attraverso le feci rilascia i semi lontano dalla pianta madre. Le piante che affidano agli animali i propri semi sono infatti tantissime, una percentuale che può arrivare a oltre il 90% in alcune foreste pluviali tropicali. Rimanendo in Europa, invece, si stima che in alcune zone il 30-40% delle piante erbacee delle praterie o del sottobosco, si affida interamente alle formiche per disperdere i propri semi.
La crisi della dispersione dei semi in Europa
Questo studio, guidato da Sara Mendes dell'Università di Coimbra, in Portogallo, ha quindi raccolto e messo insieme dati da migliaia di studi precedenti per creare un quadro complessivo delle interazioni tra ben 592 specie vegetali e 398 animali europei che disperdono i loro semi. Attraverso questa enorme mole di informazioni, è emerso che molte piante europee dipendono da un numero molto ristretto di animali per la dispersione (in media 9 specie), rendendole particolarmente vulnerabili se queste specie dovessero improvvisamente venire a mancare.
Due esempi emblematici e a noi vicini sono il beccafico (Sylvia borin) e il tordo sassello (Turdus iliacus), due uccelli migratori che trasportano i semi di numerose piante (mediamente ogni animali disperde i semi di 13 specie vegetali diverse). Queste due specie sono però entrambe in diminuzione in Europa (il sassello è persino cacciabile in Italia) e questo declino potrebbe mettere quindi in seria crisi la capacità delle piante di diffondersi e colonizzare nuove aree o di riprendersi in seguito a una frana, un'alluvione o un incendio.
La palma nana (Chamaerops humilis) o di San Pietro, una specie tipica della macchia mediterranea, è una delle piante a rischio per colpa di questa crisi. Questa palma fa infatti affidamento su circa 10 specie animali per diffondere i propri semi attraverso i frutti, drupe con polpa fibrosa e leggermente zuccherina. Tra questi animali c'è per esempio il comunissimo coniglio selvatico (Oryctolagus cuniculus), una specie che però è elencata dall'IUCN come "In pericolo" in alcuni paesi come Spagna e Portogallo.
Una nuova crisi che non possiamo ignorare
Gli autori, pur ammettendo che ci sono ancora diverse lacune nelle relazione pianta-dispersori prese in considerazione in questo studio, sottolineano anche che non tutte le specie vegetali e animali presenti in Europa sono state valutate dalla IUCN in base al loro andamento della popolazione e al rischio estinzione. Questo significa che, probabilmente, la situazione potrebbe persino essere ancora più seria di quella che emerge da questi dati. Siamo infatti parecchio indietro sia per quanto riguarda lo studio delle complesse interazioni tra piante e animali che per lo status di tantissime specie.
In ogni caso, gli autori hanno comunque individuato circa 80 interazioni tra piante e animali "di grande preoccupazione", il che significa che sia la pianta che i suoi principali dispersori sono certamente minacciati. Secondo i ricercatori, non dovremmo perciò aver paura di usare la parola "crisi". La dispersione dei semi in Europa è quindi in serio pericolo e sta compromettendo la capacità delle piante di adattarsi ai cambiamenti climatici e di sopravvivere in ambienti sempre più frammentati e antropizzati: abbiamo l'ennesima crisi ambientale che non possiamo permetterci di ignorare.