Non ce l’ha fatta l’orca bloccata da diverse settimane nella Senna tra Rouen e Le Havre e che sarebbe stata soppressa proprio per le sue condizioni critiche di salute. Il cetaceo è morto naturalmente.
La decisione di abbatterla era già stata presa dalla prefettura della Senna Marittima. Una decisione sofferta ma ormai inderogabile, con il solo obiettivo di far terminare le sofferenze a cui continuava ad essere sottoposto il grande mammifero marino.
L’ultima operazione del GECC, il Cotentin Cetacean and Channel Sea Marine Mammals Study Group che avrebbe dovuto riportare il cetaceo in mare aperto riproducendo suoni familiari al cetaceo attraverso una serie di droni, infatti, non aveva funzionato.
Il team di biologi, veterinari ed esperti di fauna selvatica contattati dall’amministrazione locale, erano però riusciti a rilevare le condizioni di salute disperate del mammifero marino e la presenza sul suo corpo di lesioni necrotiche incurabili. E proprio da questi risultati hanno reputato necessario interrompere qualsiasi misura di salvataggio e avviare le procedure utili all’eutanasia.
I test effettuati dagli specialisti avevano evidenziato che l’orca soffriva di mucormicosi, ha spiegato la prefettura in una nota riportata da France Info, un’infezione molto grave che attacca prima la pelle e poi si diffonde anche agli organi interni, dai reni, al cuore, al cervello.
Elemento che spiegava perfettamente il comportamento disorientato del cetaceo che lo portava a muoversi all’indietro o da un lato all’altro della sponda, senza una direzione precisa.
Nel caso in questione, lo stadio della malattia era a un livello talmente avanzato da fargli provare un dolore insopportabile. E, infatti, ai rilevamenti dei droni si erano aggiunte anche le registrazioni sonore dalle quali gli studiosi erano riusciti a captare una serie di rantoli che avevano definito «molto simili a grida di angoscia e dolore».
Questo risultati, hanno dato modo agli scienziati di approfondire e raccogliere anche una serie di informazioni molto importanti su questo morbo, conosciuto anche come fungo nero, che finora non era mai stato rilevato nelle balene in Europa. E, infatti, nel comunicato della prefettura francese si specifica anche che si tratta di una "patologia emergente" che colpisce animali con il sistema immunitario compromesso.