Una situazione clinica precipitata in poche ore, la disperazione delle volontarie che fino all'ultimo avevano provato un disperato salvataggio. Si è conclusa dopo dieci giorni l'agonia di Leone II, il gatto ferito a fine anno da alcuni ragazzini a San Ferdinando di Puglia che gli avevano lanciato addosso dei petardi. L'animale, si legge nel referto del veterinario, è deceduto per insufficienza multiorgano. Il giorno prima si era provato il gesto disperato con una donazione di sangue da parte di un altro micio, tentativo purtroppo andato a vuoto.
Le volontarie, che hanno tenuto a precisare che il gatto non è stato soppresso, come qualcuno aveva riferito. Hanno deciso di far cremare il suo corpicino il giorno 15 alle ore 11.30. Resta la grande amarezza per quanto accaduto, considerato che il povero animale è stato ucciso per mero divertimento per mano di un gruppo di giovanissimi, evidentemente incapaci di comprendere la crudeltà del proprio gesto.
«Giuro che la sua morte non resterà impunita e che chi ha ucciso due volte il nostro angelo, sarà perseguito – scrive Lucia, una delle persone che più si erano interessate alla triste vicenda – noi non ci fermiamo. Oggi il nostro cuore sanguina per la seconda volta e si ferma con quello di Leone II. La gente che nasconde, che non parla, che ha paura di denunciare, che evita e sfugge è responsabile di questa barbarie ed è colpevole al pari degli assassini».
Il riferimento è soprattutto rivolto a chi, pur avendo assistito all'intera scena, ha preferito non compiere atti formali per aiutare le forze dell'ordine a individuare i responsabili dell'accaduto. Un clima di omertà che non rende giustizia al povero gatto e che rischia di creare un precedente anche per questi ragazzi, vittime essi stessi della loro totale mancanza di empatia verso gli animali.
«Sono veramente amareggiata – ha spiegato in una diretta Facebook la referente ENPA di Barletta Annarita Distaso – lo scoppio del petardo non aveva interessato solo il viso. Aveva toccato anche il fegato. Quello che ha subito quel gatto era troppo, perché è stato circondato e torturato. Per una volta volevamo provare a far vincere il bene e invece ancora una volta ha vinto il male. Dovremmo essere uniti per cercare di cambiare le cose e invece stiamo subendo attacchi».
l'occasione è stata utile comunque per provare a costruire qualcosa. La ricerca di un donatore ha tirato fuori un'altra questione, quella della difficoltà in casi come questi a reperire sangue: «Il nostro progetto è quello di creare una banca del sangue – continua Annarita Distaso – vorremmo schedare i gatti facendo dei kit di tipizzazione, in modo tale da avere sangue quando serve senza dover andare in giro in altre province per trovarlo. Vorremmo che quello che è successo ci possa comunque insegnare qualcosa».