Negli ultimi giorni, circola nuovamente sui social una vecchia fake news che ha come protagonista un pettirosso con le zampe fasciate, accompagnato da una didascalia che sostiene come in Val di Sole, in Trentino, per proteggere i raccolti di mele le persone mettano la colla sui tetti per intrappolare e uccidere di stenti i poveri passeriformi. Tutta questa storia, tuttavia, è una chiara bufala, anche se ha ottenuto enorme visibilità, sicuramente perché fa leva sull'emotività delle persone ma anche, molto probabilmente, per la complicata e controversa gestione della convivenza con la fauna selvatica nella provincia di Trento.
Il fatto che sia una chiara ed evidente fake news è facilmente dimostrabile. La foto che accompagna il posto ritrae infatti Pettino, un pettirosso che era stato investito da un'auto e poi recuperato dal Centro Toscano Recupero Avifauna Selvatica di Empoli. La sua storia risale al dicembre del 2020 e fu raccontata all'epoca dagli stessi operatori del centro di recupero, che trovarono il passeriforme in condizione disperate ad ottobre. Il pettirosso aveva infatti entrambe le tibie delle zampe fratturate dall'impatto con l'auto, per cui è stato necessario "ingessarlo" per oltre dieci giorni.
La sua storia ebbe parecchio risalto mediatico e fu raccontata anche da molti media e giornali, sia perché si trattava di un caso molto particolare, sia perché il pettirosso, anche grazie alle sue "pattine" (e al lavoro eccezionale degli operatori del centro) è poi riuscito a riprendersi e a tornare in natura, dimostrando un'incredibile resilienza. Anche però tralasciando la bella storia a lieto fine di questo tenace pettirosso, basterebbe approfondire anche solo superficialmente le abitudini e l'etologia di questi uccelli migratori per capire, che con le mele, c'entrano davvero ben poco.
I pettirossi (Erithacus rubecula) sono infatti piccoli passeriformi che si nutrono quasi esclusivamente di insetti, larve, lombrichi, lumache e semi, integrando solo occasionalmente la loro dieta con frutta come more, lamponi o mirtilli, soprattutto quando le altre risorse sono più difficili da trovare. Questi piccoli migratori che in particolare in inverno affollano parchi e giardini non rappresentano quindi in alcun modo una minaccia per le coltivazioni di mele, frutta o ortaggi, molto semplicemente perché non mangiano questi alimenti.
Per cui, i post che sostengono che i pettirossi vengono uccisi con colla per proteggere le mele sono, pertanto, totalmente infondati, anche se – come sempre – un briciolo di fondo di verità possiamo trovarlo. La colla infatti, quella però utilizzata per intrappolare e uccidere topi, ratti e altri piccoli animali, rappresenta un pericolo reale e parecchio diffuso per questi e molti altri animali, non solo in Trentino, ma lungo tutto lo stivale. Più volte vi abbiamo infatti raccontato di animali salvati o purtroppo rimasti uccisi da questi rodenticidi, che per i pettirossi – una specie abituata a muoversi spesso a terra – sono una vera trappola letale.
L'uso di sostanze appiccicose che catturano e trattengono saldamente gli animali, spalmate solitamente su supporti di legno o di cartone, è uno dei sistemi più cruenti e crudeli utilizzati per catturare e uccidere tra atroci sofferenze i roditori indesiderati. Colla e vischio intrappolano però tantissimi piccoli uccelli, come appunto pettirossi, merli o passeri, ma anche civette, ricci, lucertole, piccoli anfibi e molti altri animali selvatici, che poi raramente riescono a sopravvivere a questo sistema di cattura letale.
La disinformazione e le bufale sugli animali – a prescindere da quali siano le intenzioni di chi le diffonde – sono purtroppo un fenomeno ancora troppo diffuso e piuttosto pericoloso. Queste storie possono infatti alterare la percezione della realtà o del comportamento e della reale diffusione degli animali, esacerbando così conflitti tra attività umane e fauna. È perciò fondamentale verificare sempre attentamente le notizie prima di condividerle, evitando la diffusione di informazioni completamente inventate che contribuiscono a generare confusione anche perché, come vediamo ormai ogni giorno, ci sono già tanti problemi e fatti reali di cui parlare sull'impatto delle attività umane sulla vita degli altri animali.