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26 Luglio 2022
14:05

No, il Canada non sta vietando l’ingresso a tutti i cani provenienti dai paesi dove c’è la rabbia

Il Canada ha deciso di vietare l'ingresso nel paese ai cani provenienti da 100 paesi a causa del rischio di rabbia canina. Chi sarà colpito dal provvedimento? Lo spieghiamo qui.

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cane aeroporto

Il Canada ha deciso di vietare l'ingresso ai cani provenienti da 100 paesi a causa del rischio di rabbia canina. Il provvedimento viene dalla Canadian Food Inspection Agency e sarà attivo dal 28 settembre 2022 in concomitanza con la Giornata mondiale della rabbia. Questo significa che da settembre non sarà più possibile entrare in Canada con i propri compagnia animali? No, le cose non stanno proprio così.

L'ingresso in Canada è stato inibito solo ai "cani commerciali" e rientrano in questa categoria i cani destinati a essere dati in adozione o affidamento, venduti, provenienti da allevamenti, o in entrata nel Paese per delle esposizioni canine e ai fini di ricerca. Attenzione dunque: non vengono colpite dalla nuova disposizione canadese le persone che viaggiano con il proprio animale regolarmente registrato e vaccinato, a prescindere dallo Stato di provenienza.

A fare le spese dell'iniziativa saranno quindi due segmenti opposti che si occupano di movimentare cani in giro per il mondo: i rivenditori di animali e le associazioni protezionistiche. Queste ultime in particolare si sono fortemente opposte alla nuova regola: «Siamo molto preoccupati per i nostri partner dei paesi colpiti dal provvedimento, e soprattutto per i cani che non verranno salvati – hanno fatto sapere da Paws Across the Water (Paws), no-profit di Toronto che si occupa di affidi internazionali – Sebbene la diffusione della rabbia sia una preoccupazione molto valida, riteniamo che esistano altri modi efficaci per gestire il rischio e questo approccio globale non è necessario».

Ad accelerare l'introduzione del divieto in Canada sono stati due casi di rabbia registrati in cani provenienti dall'Iran, tuttavia misure analoghe sono già state adottate l'anno scorso negli Stati Uniti. Modalità simili sono state introdotte a gennaio di quest'anno anche da molti paesi dell'Unione Europea per regolare l'arrivo di animali provenienti dall'Ucraina, dove la rabbia è endemica. Dopo aver consentito l'ingresso nei paesi dell'Ue anche a cani privi di passaporto sanitario, alcuni governi, tra cui l'Italia, hanno inibito poi l'accesso a cani e gatti provenienti dall'Ucraina sprovvisti di umani di riferimento.

La stessa Ucraina, come altri paesi dell'Europa dell'est, rientra nel provvedimento canadese, proprio perché la ratio è sempre la medesima: scongiurare il ritorno di focolai di rabbia, una zoonosi sulla quale Kodami ha fatto chiarezza con un video.

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La Paws Across the Water ha quindi lanciato una petizione per chiedere al governo canadese di fare marcia indietro sul provvedimento, o almeno mitigarlo, consentendo almeno i viaggi per le adozioni: «La politica è particolarmente straziante per i cani in paesi dilaniati dalla guerra come l'Ucraina e l'Afghanistan e per i cani in paesi come le Filippine e la Cina, dove i soccorritori stanno salvando gli animali dal commercio di carne. Incredibilmente, la Canadian Food Inspection Agency non ha offerto eccezioni al divieto».

I paesi considerati a rischio rabbia dalla Canadian Food Inspection Agency

I paesi considerati dalla Canadian Food Inspection Agency ad alto rischio di rabbia, e che vedranno inibito l'accesso ai cani privi di persone di riferimento o a fini commerciali, sono:

Africa

  • Algeria
  • Angola
  • Benin
  • Botswana
  • Burkina Faso
  • Burundi
  • Cameroon
  • Repubblica Centrafricana
  • Chad
  • Comore
  • Costa d'Avorio
  • Repubblica Democratica del Congo
  • Gibuti
  • Egitto
  • Equatorial Guinea
  • Eritrea
  • Regno di eSwatini
  • Etiopia
  • Gabon
  • Gambia
  • Ghana
  • Guinea
  • Repubblica della Guinea Bissau
  • Kenya
  • Lesotho
  • Liberia
  • Libia
  • Madagascar
  • Malawi
  • Mali
  • Mauritania
  • Morocco
  • Mozambico
  • Namibia
  • Niger
  • Nigeria
  • Repubblica del Congo
  • Ruanda
  • Sao Tome and Principe
  • Senegal
  • Sierra Leone
  • Somalia
  • Sudafrica
  • Sudan del Sud
  • Sudan
  • Tanzania (Zanzibar)
  • Togo
  • Tunisia
  • Uganda
  • Sahara Occidentale
  • Zambia, Zimbabwe

Americas and Caribbean

  • Belize
  • Bolivia
  • Brasile
  • Colombia
  • Cuba
  • Repubblica Dominicana
  • Ecuador
  • El Salvador
  • Guatemala
  • Guyana
  • Haiti
  • Honduras
  • Peru
  • Suriname
  • Venezuela

Asia and the Middle East, Eastern Europe

  • Afghanistan
  • Armenia
  • Azerbaijan
  • Bangladesh
  • Bielorussia
  • Brunei
  • Cambogia
  • Cina (inclusi Hong Kong, Macao e Taiwan)
  • Georgia
  • India
  • Indonesia
  • Iran
  • Iraq
  • Giordania
  • Kazakistan
  • Kuwait
  • Kirghizistan
  • Laos
  • Lebanon
  • Malesia
  • Moldavia
  • Mongolia
  • Myanmar
  • Nepal
  • Corea del Nord
  • Oman
  • Pakistan
  • Filippine
  • Qatar
  • Russia
  • Arabia saudita
  • Sri Lanka
  • Siria
  • Tajikistan
  • Tailandia
  • Turchia
  • Turkmenistan
  • Ucraina
  • Emirati Arabi Uniti
  • Uzbekistan
  • Vietnam
  • Yemen
Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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