I lupi della Val Venosta, in Alto Adige, sono salvi ancora una volta. Lo conferma il Tar di Bolzano che ha confermato la sospensione del decreto di abbattimento di due lupi. Il provvedimento era stato voluto dal presidente della Povincia, Arno Kompatscher, il 9 agosto scorso in ragione di nove predazioni da parte di lupi ai danni di 30 capi di bestiame uccisi negli alpeggi nei territori comunali di Malles (frazione di Planol) e Curon.
I due lupi oggetto dell'ordinanza avrebbero dovuto essere prelevati proprio da questi territori, ma in maniera casuale all'interno dei branchi che frequentano la zona. Le associazioni però sono immediatamente intervenute presentando diversi ricorsi alla giustizia amministrativa, con esito positivo: il decreto di abbattimento è stato sospeso per ordine presidenziale il 14 agosto. «Lo stesso giorno è stata reso noto un nuovo attacco dei lupi a Malga Planol», tengono a sottolineare però dall'amministrazione di Kompatscher.
Il provvedimento è stato pensato per tutelare gli interessi economici degli undici allevatori interessati dagli attacchi, questi, secondo la Provincia, avrebbero attuato le misure di protezione del gregge come «pastori, cani da guardia del bestiame, recinzioni elettrificate». Una precisazione non casuale dato che i lupi, in quanto protetti dalla Direttiva Habitat, possono essere uccisi solo in due casi specifici solo nel caso in cui rappresentino un pericolo per l'incolumità delle persone, oppure per l'ingente danno economico derivante dalle predazioni, non evitabili in nessun altro modo.
La Provincia voleva procedere all’uccisione proprio per «assenza di valide misure alternative» ai fucili, ma per il Tar non ci sarebbero i presupposti per poter ricorrere alla deroga, secondo l’art 16 della Direttiva Habitat, come hanno spiegato le associazioni di tutela animale Enpa e Lav che hanno presentato il ricorso: «Vogliamo esprimere la nostra grandissima soddisfazione per la volontà dei giudici che hanno con inequivocabile chiarezza respinto le pseudo motivazioni della Provincia, impegnata a “fare ingiustizia” sugli animali selvatici rigorosamente protetti dall’Unione Europea e dalla legge italiana».
Inoltre, le osservazioni dell’Ispra e dell’Osservatorio faunistico provinciale sulla sostanziale inidoneità delle misure di prevenzione dalla predazione, poste in essere dagli allevatori, sono state definite dai giudici «precise, pregnanti e fondate».
«Riteniamo, infine, decisamente importante che nell’ordinanza sia riportata la non invocabilità della disciplina speciale sulle zone pascolive protette, recentemente adottata dalla Provincia autonoma di Bolzano della cui costituzionalità – aggiungiamo noi – si dubita fortemente”, sottolineano le associazioni.
I giudici hanno rimandato al 29 gennaio la discussione sul merito della questione, mentre l'altro ricorso presento da Leal, Leidaa, Oipa e Zampe che danno una mano verrà discusso il 24 settembre. «Oggi è stata scritta una pagina rilevantissima per il diritto alla vita dei lupi, per la tutela della biodiversità più rara, per il rispetto del diritto comunitario e per le aspettative di tantissimi italiani», concludono Enpa e Lav.