Cinque regole per i clienti: no a bimbi piccoli e cani, almeno due portate a testa e un limite di tempo per mangiare. Il codice comportamentale era stato reso noto nei giorni scorsi da un ristorante a Ostuni, la famosa "città bianca", meta turistica tra le più gettonate della Puglia. Un insieme di prescrizioni destinate a ‘selezionare’ gli avventori del locale e ad avvisarli in anticipo su tutto ciò che sarebbe potuto risultare ‘sgradito' una volta varcata la soglia di ingresso.
La lista, per arrivare meglio alla clientela, era stata pubblicata anche sul web, nella sezione "prenotazioni" del sito, attirando in poche ore una pioggia di critiche: «Leggere attentamente prima di prenotare – riportava la locandina pubblicata online – il diritto ad avere il tavolo è garantito per un massimo di 15 minuti dall’orario della prenotazione, dopo non lo è più, hai a disposizione due ore per goderti il tuo pasto, incluso il tempo impiegato dal ritardo – specificavano dal ristorante rivolgendosi ai clienti – assicurati di arrivare in tempo ad Ostuni per trovare il parcheggio». A seguire, due divieti: «Per motivi logistici, possono accedere solo bambini al di sopra dei 6 anni». E ancora: «I cani non sono ammessi». Infine, un vincolo, con tanto di precisazione. «È obbligatoria la consumazione di almeno due portate principali per persona (dessert e contorni non sono portate principali)».
Tutto questo fino alle ore 14 di sabato 19 agosto. I tanti commenti social negativi, riferiti alle particolari indicazioni, hanno indotto i titolari dell'attività a modificare le prescrizioni sul sito. Intorno alle 15.30, infatti, degli obblighi relativi alle consumazioni e alla loro durata non c'era più traccia. Era sparito anche il riferimento ai bambini fino ai 6 anni. L'unico divieto che permane ancora "per motivi logistici" è proprio l'accesso ai cani.
Gli stessi titolari hanno provato a spiegare le ragioni per cui avevano scelto questo codice destinato ai clienti: «Abbiamo voluto difenderci con queste regole per non dover affrontare con le parole la maleducazione», hanno raccontato. E se per i bambini è stata fornita una giustificazione a suo modo esauriente, riferendo che «ci sono prenotazioni di cui non conosciamo i componenti e ci ritroviamo con le sale con troppi passeggini. Iniziano i pianti o delle volte è stato fatto anche il cambio del pannolino sul tavolo», per quanto riguarda il divieto di accesso ai cani non è stata meglio precisata l’indicazione «per motivi logistici», ancora presente sul sito.
Come già spiegato in passato, rientra nelle facoltà del ristoratore interdire, all’interno del locale negli spazi aperti al pubblico, l’accesso agli animali. Non ci sono, infatti, norme che impediscano di regolamentare l’accesso in quella che comunque resta una proprietà privata. Del resto non sarebbe neanche una novità, considerato il gran numero di locali che ancora oggi vieta l’accesso agli animali domestici. Diverso il caso in cui i tavoli si trovino in un luogo pubblico (per esempio una piazza): lì il titolare non può imporre regole limitative di questo tipo.
In caso di accesso consentito nel locale, invece, il Manuale della FIPE (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) ricorda però che questo può avvenire solo a condizione che i cani siano muniti di guinzaglio e museruola. Allo stesso modo l’animale non può essere lasciato libero, ma deve assolutamente restare vicino al suo compagno umano, lasciando la possibilità ai camerieri e a chi lavora nel locale di non dover fare movimenti inconsulti o gincane tra i tavoli. Inoltre, viene richiesto che il cane non disturbi in nessun modo gli altri clienti abbaiando e men che meno che possa creare delle situazioni di pericolo.
C’è, comunque, una riflessione che può essere fatta. A fronte di un numero sempre più ampio di attività commerciali che si rivelano “pet-friendly”, senza quel fastidioso cartello con su scritto “Io non posso entrare” (molto diffuso fino agli anni ’90), è importante che ci sia sempre rispetto e buon senso prima di tutto da parte dei pet mate. Così come è buona regola non gridare, creando un potenziale disturbo per chi è seduto agli altri tavoli, è bene regolarsi sulla base del comportamento dell’animale domestico quando lo si porta in un ristorante. Se vogliamo sia rispettata la nostra volontà di portare con noi il nostro amico, dobbiamo garantire anche a chi ha una sensibilità diversa di non essere leso nel suo diritto alla tranquillità. Solo così ci saranno sempre più ristoratori disposti a farci trascorrere una cena condividendo la compagnia del nostro cane.