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25 Agosto 2023
14:47

Nerino, finito in canile per un ringhio uscirà dal box grazie a «un’adozione collettiva»

Nerino, il cane di quartiere di Modica, in Sicilia, accalappiato per colpa di un ringhio sarà adottato dalle persone che si sono battute per la sua libertà. «É un'adozione riparatrice e collettiva perché l'intento primario è quello di riparare, per quanto possibile, il danno e l'ingiustizia subita da Nerino», hanno dichiarato infatti gli adottanti.

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Giungono buone notizie per Nerino, il cane di quartiere di Modica, in Sicilia, accalappiato circa un mese fa per colpa di un ringhio e condotto in canile, benché diverse da quelle finora sperate da gran parte della comunità che ha seguito la vicenda.

Trascorso il periodo di affido previsto dalla legge in materia di adozione dei quattro zampe, Nerino potrà finalmente dire addio al canile, grazie all’intervento di Fabio e Lella, attivisti antispecisti noti come “Troglodita Tribe”, che hanno formalmente presentato una richiesta di adozione, regalando così a Nerino la preziosa opportunità di continuare la sua esistenza in semi-libertà, sicuramente lontano dalla realtà del canile.

Noi di Kodami abbiamo seguito attentamente la storia di questo cagnone nero che da dieci anni ormai viveva nel quartiere di Sant’Andrea a Modica, circondato dall’amore della sua compagna Bianca e sostenuto dalle cure di residenti, educatori e volontari animalisti. La sua esistenza è drasticamente cambiata a causa della segnalazione di una persona che si è sentita minacciata da un presunto “ringhio”  non meglio contestualizzato, e poi a seguito del parere negativo dell’Asp alla sua reimmissione sul territorio. Queste circostanze lo hanno costretto a vivere dentro un box, una realtà lontanissima dall’autentica vitalità del suo quartiere, dove era libero di esprimersi come voleva.

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A dare la notizia dell’adozione di Nerino all’intera comunità modicana è stata anche stavolta la sindaca Maria Monisteri, che attraverso i suoi canali social ha dichiarato: «Nerino sarà adottato. Il gesto di grande afflato, è del signor Fabio ed è un segnale vero di cosa sia l’amore per gli animali e cosa voglia dire "amare Nerino". Fabio, ha avviato la pratica per l’adozione e preso con sé Nerino per 15 giorni – periodo di prova previsto dalle norme vigenti – prima che, accertato il buon inserimento di Nerino, si vada verso l’adozione vera e propria, con l'intestazione del microchip. Ringrazio di cuore Fabio e lo faccio col sentimento di chi, come me, sa e vive da sempre nell’amore per gli animali. Come Sindaco, sono a disposizione di Fabio per qualunque necessità; e a disposizione di Nerino perché lui senta e viva ogni giorno l’affetto di chi gli vuol bene».

Poche ore dopo, sono stati gli stessi “Troglodita Tribe” – di cui il componente Fabio è formalmente l’adottante – ad aggiungere i dettagli e a chiarire i contorni dell’adozione di Nerino, che loro stessi assieme all’educatrice Serena Augello, avevano scongiurato fino a poco tempo prima.

«Oggi, noi di Troglodita Tribe (attivisti antispecisti), insieme a una piccola parte della comunità modicana: l'Associazione Infocanina (composta anche da SereNina Augello l'educatrice cinofila che ha seguito Nerino sin dall'inizio, dalla veterinaria Gianna Di Raimondo che l'ha operato e da altre persone che metteranno a disposizione le loro competenze e le loro risorse), adottiamo Nerino. Al momento, come da prassi, si tratta di affido temporaneo che si trasformerà in breve tempo in un'adozione definitiva. É un'adozione riparatrice e collettiva perché l'intento primario è quello di riparare, per quanto possibile, il danno e l'ingiustizia subita da Nerino. Nerino, anche se non ufficialmente e burocraticamente, resterà quindi un cane che fa parte di una piccola comunità – hanno dichiarato i due tramite le loro pagine social – Sia ben chiaro: questa non è una vittoria, perché resta l'amarezza dell'ingiustizia che le istituzioni hanno voluto portare avanti fino alla fine, catturando e rinchiudendo in canile un cane che non ha mai fatto male a nessuno, fidandosi più di pochissime “voci” e “lamentele” che delle ripetute relazioni professionali che hanno certificato Nerino come cane docile ed equilibrato, senza contare le tantissime testimonianze di affetto da parte dei cittadini. Ma non si poteva più aspettare. Dopo più di un mese, prima in un canile e poi in un altro, Nerino era sempre più rassegnato e depresso, correvamo il rischio di perderlo per sempre (il canile, qualunque canile, anche gestito nel migliore dei modi, provoca in un cane libero gravi sofferenze). La decisione di non reimmetterlo sul territorio era già stata presa dalle istituzioni e, per qualunque tipo di ricorso, ci sarebbe voluti tempi lunghissimi (e senza alcuna garanzia di successo) che avrebbero peggiorato il suo stato, così abbiamo pensato di farci avanti con la nostra proposta di adozione».

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Dunque, tecnicamente Nerino è stato adottato ma teoricamente – ci tiene a specificare a Kodami l’educatrice Serena Augello – «è stato salvato. Salvato da una realtà che lo stava lentamente uccidendo perché è impensabile che un cane come Nerino possa da un momento all’altro adattarsi ad un rifugio sanitario o canile che sia, che per quanto possano essere buone strutture, pulite e organizzate rimangono comunque luoghi in cui la libertà degli animali viene fortemente limitata».

Proprio Augello nelle scorse settimane aveva più volte insistito sollecitando le istituzioni ad approfondire meglio la situazione di Nerino, proponendo un suo immediato ritorno in libertà e precisando che un’adozione avrebbe potuto rivelarsi fallimentare, perché non in linea con le esigenze e i desideri dell’animale. L’educatrice aveva fornito prove concrete a supporto della sua tesi, avvalendosi della testimonianza della veterinaria Gianna di Raimondo che si era occupata di Nerino qualche mese prima del suo accalappiamento, in occasione di un delicato intervento per l’asportazione di un tumore che aveva altresì richiesto l’amputazione di una zampa. La dottoressa aveva infatti dichiarato che: «Durante la degenza post operatoria, Nerino ha dimostrato tutta la sua voglia di indipendenza e di libertà. Il cane non vedeva l’ora di ritornare nel suo quartiere. Durante i momenti trascorsi dapprima in ambulatorio e poi presso la mia abitazione, ha distrutto vari oggetti: l‘animale manifestava disagio a stare in un ambiente chiuso, che non era casa sua».

Nonostante questa testimonianza preziosa a sostegno del ritorno di Nerino nel suo quartiere d'origine, e nonostante i primi pareri positivi espressi dai veterinari che avevano valutato il cane dopo l’accalappiamento, l'Asp di riferimento ha dichiarato qualche giorno fa che l'unica opzione possibile per consentire all'animale di lasciare il canile era rappresentata dalla prospettiva di un'adozione.

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«Fabio e Lella che ringrazio infinitamente per la loro bontà d’animo e intelligenza emotiva, nonché per il sostegno che hanno dato a me e in primis a Nerino in questa battaglia per la libertà, hanno presentato immediatamente una richiesta di adozione, anche perché qualsiasi altra persona avrebbe potuto fare lo stesso e anche in tempi più brevi – spiega a Kodami l’educatrice Serena – ecco un’altra falla del nostro sistema in merito al benessere animale: non c’è un percorso preciso e ben illustrato per l’adozione di un cane. In teoria chiunque può presentare richiesta e non esiste nelle pratiche di legge la previsione di una figura professionale come un educatore o un istruttore cinofilo che possa valutare l’adozione tenendo conto della personalità dell’individuo adottato e altresì delle conoscenze ed esperienze dell’adottante. Ecco perché ci siamo mossi in fretta, perché per assurdo un altro soggetto, diverso da noi, avrebbe potuto richiedere l’affido temporaneo di Nerino, pur non conoscendolo».

Attraverso il racconto di Kodami sulla situazione di Nerino, ci erano pervenute diverse richieste di adozione da parte di privati e di rifugi che ci avevano contattato per dare la loro disponibilità ma Augello era stata chiara e categorica sin dall’inizio: «Il nostro desiderio è che Nerino rimanga qui continuando a vivere in un ambiente adatto alle sue esigenze e alle sue aspirazioni. Vogliamo garantirgli anche un briciolo di quella libertà che aveva fino a qualche tempo fa, prima che qualcuno gliela strappasse con forza».

Nerino perciò resterà in Sicilia e vivrà il resto dei suoi giorni in una casa con giardino, vicino al mare e nei pressi di una grande pineta, sostenuto e seguito dal gruppo formato dai "Troglodita Tribe" e dall’"Associazione Infocanina". Non è una soluzione a cui si sperava di arrivare, ma è il male minore per un cane il cui futuro poteva essere irrimediabilmente compromesso da una prigionia a vita in canile.

«Nerino vivrà con persone che lo sosterranno, che rispetteranno i suoi tempi, che non lo forzeranno a subire contatti e manipolazioni sgradite, che si fideranno di lui, che ascolteranno i suoi bisogni e le sue richieste, ma è importante sottolineare e ripetere che questa vicenda deve insegnarci qualcosa – concludono i Trgolodita Tribe –  Dobbiamo lottare molto di più, dobbiamo sostenere e difendere, anche in termini legali, la pratica del cane di quartiere, perché è una pratica di civiltà in continua espansione, una pratica voluta e richiesta da sempre più paesi e città. Il cane di quartiere ci riporta all'antico patto di amicizia tra noi e i cani, un patto millenario che abbiamo tradito con gli abbandoni, con i canili e con le catene, ma anche con i cani che si vendono e si comprano come merce».

Gli attivisti hanno creato la pagina Facebook “Giù le mani dai cani di quartiere” allo scopo di raccontare e difendere il diritto del cane di quartiere a vivere libero nelle nostre comunità.

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Federica Gennaro
Volontaria
Dottoressa in giurisprudenza all'Università degli studi di Palermo e volontaria animalista siciliana, sono operativa sul territorio nella gestione del fenomeno del randagismo. La scrittura e l'amore per gli animali sono da sempre le mie più grandi passioni e grazie a Kodami ho la possibilità di esprimerle al meglio.
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