«Non tengo da fare polemica sul cane….». Ipse dixit Massimo Troisi, di fronte a una giornalista che cercava, in modo un po' forzato, di fargli raccontare la sua relazione con il cane di famiglia che l'aveva accolta sporcandole i pantaloni e «disturbando» con il suo abbaiare l'intervista in corso con l'attore napoletano, nato il 19 febbraio del 1953 e scomparso il 4 giugno del 1994.
In questo video che spunta dalla Rete c'è lo spaccato di un incontro tra due persone in cui emerge il loro profilo umano e non professionale. Guardando e ascoltando le parole della giornalista e dell'attore, infatti, arriva con grande chiarezza la differenza tra chi ha un'idea del cane come un individuo a sé e chi pensa che un altro soggetto debba obbligatoriamente comportarsi secondo regole imposte dalla nostra visione antropocentrica.
Troisi in pochi secondi, a stento un minuto di scambio, riesce a dire tutto quello che articoli e commenti di grandi studiosi di etologia canina cercano di spiegare. Cosa che è un bene che sia sempre fatto, sia chiaro. Anche su Kodami, del resto, puntiamo tanto all'aspetto della relazione e pubblichiamo articoli sull'individualità di ogni cane, sull'importanza di restituire al cane che vive con noi il suo ruolo all'interno della famiglia, riconoscendo le sue motivazioni, i desideri e i bisogni che ogni soggetto ha. Ascoltare Massimo Trosi, però, diventa poesia per chiunque abbia a cuore questo aspetto fondamentale per una serena convivenza con i nostri compagni di vita, grazie alla capacità del grande attore di farci sorridere e riflettere allo stesso tempo.
Le parole di Troisi: «Un cane anarchico che fa il suo dovere di cane»
Giornalista: "Il cane che sta abbaiando in questo momento fuori e che ci distrae e continua e mi ha sporcato i pantaloni poco fa…"
Troisi: "Sì, va beh… mo' perché è venuta da casa con i pantaloni sporchi… adesso fa vedere che abbiamo trovato ‘sta scusa con il cane".
Giornalista: "Va beh… manderò il conto della lavanderia… Che rapporto ha con lei?"
Troisi: "Da nonno… cioè completamente anarchico… Questo cane fa quello che vuole, infatti l'unico comando che esegue è quando dico: ‘Fai quello che vuoi'. ‘Vieni qua, fai questo, fai quello…' invece niente".
Giornalista: "Ma lei ci gioca?"
Troisi: "Sì… Quando non ho i pantaloni bianchi…"
Giornalista (ride): "E' un bel compagno di vita?"
Troisi: "Sì… non tengo da fare polemica sul cane, sinceramente… anche perché non è che lo sopravvaluto… fa il suo dovere da cane".
E' importante non aggiungere molto, dal nostro punto di vista, a quanto Troisi ci ha lasciato sulla sua visione del rapporto con un cane. Ascoltarlo, sorridere e riflettere appunto sulle sue parole è un grande insegnamento e giusto mi sento di aggiungere un'osservazione su ciò che accenna all'inizio e alla fine dell'intervista. Ci sono due punti così semplici e essenziali, infatti, nelle sue parole: "Un cane anarchico … che fa il suo dovere da cane".
Unendo le sue risposte, cosa ci sta dicendo? Probabilmente che il cane fa il cane e noi dovremmo guardarlo e viverlo nella bellezza della sua vitalità, nell'espressione dei suoi stati d'animo e lasciarlo appunto libero di poter vivere con noi e con gli altri in un contesto in cui gli viene data la possibilità di mettersi in gioco, fare delle scelte, compiere degli errori e raggiungere dei risultati gratificanti.
Stare insieme significa entrare in relazione per crescere, confrontarsi costantemente e trovare un equilibrio e per il nostro cane è fondamentale avere in noi non un "proprietario" o un "padrone" ma un compagno di vita, appunto, come giustamente poi lo definisce finalmente la giornalista che si è messa alle strette da sola.
Anche in quella risposta finale, del resto, quando Troisi dice che "non sopravvaluta" il suo cane si sente tutto il desiderio di non estremizzare il discorso nemmeno da un altro lato, ovvero quello di un animale che per forza deve sopperire ai nostri bisogni o rispondere necessariamente a dei comandi impositivi. Dove c'è rispetto e relazione, del resto, c'è da entrambi i lati e un cane ascolta, guarda e segue il suo umano se quest'ultimo è un riferimento valido, credibile e autorevole.