L’ibis eremita (Geronticus eremita) un tempo era abbondante in tutta l’Europa centrale e meridionale ma, a causa dell’eccessiva caccia da parte dell'uomo, si è estinto in quelle zone dal XVII secolo. Adesso, per la prima volta in 400 anni, sono nati due pulcini a Rümlang, in Svizzera, nel canton Zurigo.
«Si tratta di giovani esemplari che si riproducono per la prima volta – ha spiegato il presidente del team, Johannes Fritz – Provengono dalla colonia di Überlingen, sulle rive del Lago di Costanza, in Germania. Anche se gli uccelli migratori amano formare grandi gruppi, capita infatti che singole coppie volino da sole».
I neo genitori, soprannominati Rupert ed Enea, hanno scelto come dimora il davanzale di un garage di Rümlang e, una volta avvistati, sono stati segnalati da un’emittente televisiva locale e la notizia è stata poi confermata dal team impegnato nella reintroduzione dell’uccello in Europa.
Al momento è possibile osservare in livestream il nido con i due piccoli pulli grazie ad una telecamera allestita dallo Zoo di Zurigo. Numerosi altri zoo europei hanno collaborato ai vari progetti di reintroduzione della specie che, però, hanno avuto esiti variabili. In alcuni casi gli animali, nati e allevati in cattività, sono poi stati addestrati a seguire dei mezzi ultraleggeri che li hanno guidati durante la loro prima migrazione. Questo tipo di migrazione pilotata ha avuto successo crescente negli anni, portando alla ricolonizzazione periodica di alcune aree dalla Germania all’Italia.
Nel 2024 è prevista la creazione della prima colonia di ibis eremita in Svizzera, nei pressi dello Zoo di Goldau. L’evento della schiusa delle due uova ha fatto quindi ben sperare i partecipanti al progetto “Waldrappteam” che lo hanno definito «una piccola sensazione».
L’ibis eremita potrebbe quindi tornare presto a popolare le praterie europee e nutrirsi indisturbato di vermi, larve ed insetti sui nostri pascoli. Tra il XVI e XVII secolo la popolazione di questi uccelli ha subito una drastica riduzione fino alla totale scomparsa della specie dalle nostre aree perché la loro carne era considerata una vera e propria prelibatezza.
Questi animali sono sempre stati tenuti in grande considerazione da parte delle popolazioni del bacino del Mediterraneo ed erano addirittura sacri per gli antichi egizi: l’ibis eremita e l’ibis sacro erano, infatti, venerati come la reincarnazione del dio Thot, dio, tra le tante cose, della Luna, della sapienza, della scrittura, della magia e della matematica. La stessa parola “akh”, dal significato di "risplendere", veniva raffigurata nei geroglifici come un ibis stilizzato, probabilmente per via dei riflessi metallici del piumaggio di questo uccello.
Similmente, questa loro caratteristica potrebbe aver ispirato Erodoto quando parlava degli uccelli del lago Stinfalo, che erano muniti sulle ali di piume metalliche che potevano lanciare come dardi verso le proprie vittime, fino a quando, secondo il mito, Ercole non liberò il lago.
Ancora oggi questi uccelli sono raffigurati sui francobolli di diversi paesi in cui sono presenti e, grazie ai progetti di tutela e reintroduzione di questi splendidi animali, il nostro legame con loro continuerà ancora a lungo.