Due piccoli pulli di barbagianni ospiti del centro faunistico Piano dell'Abatino, in provincia di Rieti, hanno appena terminato il loro periodo di svezzamento e si apprestano ad essere rilasciati in natura. I due fratelli, Kiara e Gianni, sono nati pochi mesi fa da una coppia assistita dal Parco perché impossibilitata al volo. Non appena il personale del parco ha notato che i genitori tralasciavano le cure parentali, due volontari della struttura, Marta Rodriguez e Lorenzo Seri, hanno pianificato e messo a punto un programma per lo svezzamento dei piccoli. Alla nascita infatti i giovani barbagianni sono implumi e totalmente dipendenti dai genitori per sopravvivere.
Kiara e Gianni nel primo mese di vita. Video del CRASE Piano dell'Abatino
I due pulli Kiara e Gianni
Tutto è iniziato verso fine agosto quando i pulli di appena una settimana di vita hanno iniziato a non essere più alimentati dai genitori. Non è la prima volta che la coppia di barbagianni adulta presente nella struttura prova senza successo ad affrontare i doveri genitoriali. Fattori come stress ed inesperienza possono portare comunemente all'abbandono della nidiata in molte specie di uccelli ed altri animali. Questa volta però sono intervenuti Marta e Lorenzo, due volontari del Parco con esperienze pregresse in altri centri di recupero. I due piccoli sono quindi stati prelevati dal nido per essere allevati ed alimentati a mano, facendo però molta attenzione a non creare un legame troppo stretto tra volontari ed uccelli: Marta e Lorenzo hanno cioè evitato il fenomeno dell' "imprinting". Un'estrema confidenza con l'essere umano potrebbe infatti un domani comportare dei rischi alla sopravvivenza in natura di questi rapaci. Nelle prime settimane di ottobre i piccoli hanno completato il piumaggio ed a due mesi esatti dalla schiusa, dopo essere stati spostati in una voliera adeguatamente grande, hanno sperimentato con successo il volo.
Valutare la totale autonomia nella caccia è il prossimo step prima della liberazione in natura. La loro abilità venatoria è valutata tramite fototrappole posizionate in voliera, particolari videocamere con sensori infrarossi (i barbagianni sono rapaci notturni). Quando gli animali saranno in grado di catturare con facilità le prede, costituite per il 90% da piccoli roditori, allora potranno finalmente volare liberi nelle nostre foreste.
Il Barbagianni: conosciamo la specie
Il barbagianni comune (Tyto alba) è un rapace notturno diffuso in tutti i continenti ad eccezione dell'Antartide, dal piumaggio chiaro e di modeste dimensioni, con ali lunghe e coda corta e squadrata. Per le sue abitudini crepuscolari, la sua fisionomia ed il suo verso stridulo è da sempre associato nel folklore a spiriti e fantasmi. Una sua straordinaria caratteristica è quella di possedere un volo silenziosissimo che, insieme allo sviluppatissimo senso dell'udito e ad artigli seghettati, lo rendono un superpredatore molto efficiente. La sua dieta è composta da piccoli mammiferi, rane, insetti ed altri uccelli. Per conquistare il partner il maschio solitamente regala prede appena cacciate alla femmina. Sono coppie estremamente fedeli e monogame che rimangono unite fino alla morte, provvedendo insieme alla cura dei piccoli. La cova delle uova dura circa trenta giorni.
Il centro faunistico Piano dell'Abatino
Piano dell'Abatino è un centro di recupero per animali selvatici ed esotici (CRASE) in provincia di Rieti fondato nel 1995 dal dottor Antonio De Marco, biologo evoluzionista e professore universitario di ecologia, e Laura Toti, biolga e attuale presidente del parco. La struttura attualmente ospita circa 400 animali selvatici, comprendenti sia specie autoctone sia animali esotici e di varia provenienza: individui in difficoltà, sequestri per detenzioni illegali, esemplari rilasciati da laboratori o comunque legati a diverse forme di sfruttamento e non più adatti a tornare in libertà. Liberazione invece possibile per tutte quelle specie locali che mostrano un totale recupero delle loro capacità di sopravvivenza. Tra gli animali esotici anche diverse specie di primati: varie specie di macachi, due cercopitechi e due specie di cebi per un totale di 110 scimmie.
Il Parco non è aperto al pubblico ma promuove ed attua programmi di educazione e di sensibilizzazione in materia di conservazione della biodiversità e di conoscenza dei processi evolutivi, fornendo informazioni sulle specie ospitate, sullo stato di conservazione dei loro habitat naturali, sui progetti effettuati o pianificati al fine di un loro reinserimento in natura. Tutto questo senza finanziamenti pubblici e grazie al prezioso aiuto di volontari preparati come Marta e Lorenzo ed al contributo di Fondazioni italiane ed europee e di singoli cittadini.