Lo scorso 18 novembre, la Regione Piemonte ha approvato ufficialmente la scheda di ammissione al registro provinciale dei pet sitter, approvato con un'apposita legge nel 2021.
«L’idea è nata durante i mesi del primo lockdown del 2020, quando ci siamo accorti che la nostra professione, particolarmente importante in quel periodo, non veniva adeguatamente tutelata. In quei mesi non eravamo autorizzati a lavorare, sebbene molte persone avessero bisogno di noi. Inizialmente volevamo creare una rete di professionisti per collaborare durante un periodo così complesso, poi, però, le cose si sono evolute positivamente e abbiamo raggiunto questo importante obiettivo», spiega a Kodami El Mahdi Jahdari, educatore cinofilo e titolare di Me Dog, il centro cinofilo che, per primo, ha portato l’idea dell'albo all’attenzione delle amministrazioni provinciali.
Chi è il pet sitter professionale
I pet sitter piemontesi si sono rivolti a molte figure politiche regionali, ma il primo ad ascoltare le loro difficoltà è stato il Consigliere Regionale Paolo Ruzzola, di Forza Italia: «Si è reso disponibile da subito a comprendere le nostre posizioni e, insieme, abbiamo cominciato ad ideare le possibili soluzioni per ottenere un maggiore riconoscimento», racconta Jahdari.
Dagli incontri tra gli operatori del settore e la compagine politica, l'idea dell'albo è nata molto rapidamente. «Quella del pet sitter un tempo era la classica occupazione dello studente che cerca un modo per arrivare a fine mese, ma ora le cose sono cambiate. Fortunatamente, infatti, oggi le famiglie danno il giusto valore a questa figura e ritengono importante scegliere un professionista che si occupi dei propri animali domestici quando loro sono impossibilitati – commenta Jahdari – Osservando il loro comportamento quando le figure di riferimento sono assenti, conosciamo gli interessi, le sfumature emozionali, i talenti e le difficoltà dei cani. Fungiamo da punto di incontro tra loro e la famiglia, nell’ottica di favorire il più possibile il benessere. Non si tratta di portare fuori il cane senza conoscerlo, ma di dedicarsi con attenzione ad ogni soggetto».
Chi potrà iscriversi all'albo?
«I documenti per l'iscrizione saranno scaricabili direttamente dal sito della Regione tra circa 10 giorni – spiega a Kodami il Consigliere Paolo Ruzzola, commentando la nuova legge – Credo rappresenti un passo avanti necessario, intelligente e utile. Il nostro augurio è che porti, un domani, molte altre persone a dedicarsi al benessere animale come professione primaria e, forse, sarà proprio la Regione Piemonte a istituire degli appositi corsi professionalizzanti».
Proprio riguardo gli enti professionalizzanti riconosciuti dall’albo, però, vi è una leggera insoddisfazione da parte dei professionisti di Me Dog, di cui fanno parte anche anche Alessandra Condello, Alessio Fusaro e Martina Campanile. «So che per chi non si occupa di questo settore può sembrare un piccolo dettaglio, ma nel testo della legge vi è un'imprecisione legata al percorso di studi necessario per iscriversi», spiega Jahdari riferendosi a un passaggio dell’Articolo 2, in cui si legge: «Costituiscono requisito per l'iscrizione all'elenco 1. l'assenza di precedenti penali per delitti contro gli animali 2. Il conseguimento presso strutture accreditate di attestati di idonei corsi di formazione non inferiori a sessanta ore comprensive della parte teorica e del tirocinio o, alternativamente, la qualifica di educatore cinofilo, di istruttore cinofilo e di addestratore riconosciuti dall'Ente nazionale della cinofilia italiana (ENCI)».
L’Ente Nazionale Cinofilia Italiana (ENCI), però, forma solo addestratori, mentre non si occupa in alcun modo delle figure dell'educatore e dell'istruttore cinofilo. «Chi si avvicina di più ai bisogni dei cani sono sempre di più gli educatori cinofili, i quali non si interessano all'aspetto performativo del soggetto, ma piuttosto alle sue necessità individuali. Il mondo addestrativo, invece, è ormai sempre più spesso legato al passato, soppiantato, fortunatamente, da un'educazione più attenta alla soggettività».
Per questo motivo Jahdari ha scritto una proposta di modifica dell’Articolo 2, sottoponendola poi all’attenzione di Ruzzola, che a Kodami così risponde in merito a questo passaggio:«L'Articolo 2 della legge aveva l'obiettivo di tutelare i fruitori del servizio di pet sitting, i professionisti del settore e gli animali che vengono affidati – conclude il Consigliere Regionale – Inserendo i percorsi di studi volevamo offrire la certezza ai pet mate di scegliere una persona adeguatamente formata. Restiamo in ogni caso aperti al dialogo con gli addetti ai lavori e interessati ad intervenire per migliorare ulteriormente il testo della legge».