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26 Marzo 2022
19:00

Nasce il registro degli allevamenti etici, dove le adozioni sono consapevoli e viene tutelata l’individualità

Adottare un cane presso un allevamento è una decisione importante che può essere svolta in molti modi. Per tutelare il benessere dei cuccioli, delle madri e delle famiglie adottanti è nato il registro degli allevamenti etici, i quali operano sensibilizzando all'adozione consapevole e favorendo in ogni modo la crescita di cani equilibrati non solo dal punto di vista estetico.

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Mamma e cucciola in un allevamento etico

La scelta dell'allevamento a cui rivolgersi per adottare il proprio futuro cane non è sempre facile. Soprattutto chi è alla prima esperienza, finisce spesso per affidarsi semplicemente alla sorte, individuando la struttura più vicina che si occupi della razza preferita.

Così facendo, però, può capitare di avere esperienze eccellenti, ma si rischia anche di entrare in contatto con realtà interessate solo a massimizzare i guadagni e per nulla attente alle necessità degli animali.

Per costruire una rete di professionisti che mettono al primo posto il benessere di ogni individuo e la consapevolezza delle adozioni, un gruppo di allevatori ha dato vita al registro degli allevamenti etici, ovvero una lista di strutture che operano nel rispetto della personalità di ogni singolo cane, senza dimenticare le necessità dei futuri pet mate, i quali spesso sono alla ricerca di persona che sappiano guidarli in questo importante momento della loro vita.

Per il momento il registro ospita allevatori delle province di Padova, Perugia, Parma e Palermo ma i responsabili del progetto si stanno occupando di individuare altri allevamenti che abbiano la voglia di collaborare, nell'ottica di diffondere queste pratiche.

«Le famiglie che si rivolgono ad un allevatore etico trovano persone curiose di conoscerle, non semplicemente qualcuno che vuole vendere loro un cane. Questo si riflette su ogni aspetto dell'adozione e per tutta la vita che trascorreranno insieme al nuovo arrivato – Spiegano a Kodami Elisabetta Bano e Daniele Meneghetti, entrambi educatori cinofili, allevatori e promotori del progetto – Crediamo che tutelare lo standard di razza e offrire ai cani una vita fuori dai box sia indispensabile ma non più sufficiente. Piuttosto, dobbiamo prendere queste linee guida come un punto di partenza per fare molto più per i cani e anche per gli adottanti, che attraverso gli allevatori etici vengono guidati ad affrontare il momento in maniera profonda e consapevole, superando l'abitudine di scegliere il proprio cane unicamente sulla base dell'estetica».

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Daniele, Elisabetta e i loro cani

Cos'è un allevamento etico?

Gli allevatori che si sentono di avere i requisiti per aderire a questo registro, ma anche le persone interessate a intraprendere la professione o gli adottanti che cercano un allevamento di questo tipo, a partire dallo scorso gennaio hanno a disposizione il manifesto degli allevatori etici.

Si tratta di un documento pubblicato sul sito dell'associazione che delinea quali sono i principi di base del proprio modo di allevare e, inoltre, aiuta le famiglie a sapere cosa aspettarsi.

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I punti del manifesto

Le parole d'ordine, secondo quanto riportato nel testo del manifesto sono rispetto e responsabilità.  «Il rispetto viene inteso come l'ascolto delle necessità di ogni cane come individuo senziente con desideri e necessità – spiega l'allevatrice – ​Inoltre siamo consapevoli della nostra responsabilità nei confronti di stalloni, fattrici e di tutti i cani che vivono con noi, rispettiamo le loro necessità sociali e, infatti, vivono come veri e propri componenti della famiglia».

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I cuccioli appena nati nell’allevamento etico

Elisabetta Bano, Daniele Meneghetti e i loro figli, ad esempio, condividono con i cani e con le cucciolate gli ambienti domestici e rispettano i tempi e le necessità di ognuno, riconoscendo ad ogni personalità un proprio ruolo all'interno del complesso equilibrio del gruppo.

«Siamo un gruppo sociale fatto di individui che condividono relazioni, spazi ed esperienze – afferma Meneghetti – Quando nasce un cucciolo e impariamo a conoscerlo, ci chiediamo anche quale ruolo potrà avere nella sua futura famiglia e chi possano essere gli adottanti adatti per lui, con l'obiettivo di tutelare la sua identità. Ovviamente questo approccio ci impedisce di avere cucciolate a ripetizione: gli accoppiamenti avvengono solo quando lo riteniamo opportuno, in linea con il benessere di tutti, in particolare quello della madre».

Il ruolo dell'allevatore in un mondo di canili pieni

Prima di intraprendere questo percorso sia Elisabetta che Daniele hanno svolto un lungo periodo di formazione e, come spesso accade, mentre acquisivano le competenze necessarie, hanno cominciato a porsi ancora più domande, arrivando addirittura a chiedersi se l'attività stessa dell'allevatore potesse essere un'occupazione etica.

«In una società in cui i canili sono sovraffollati, è possibile allevare senza diventare i rivali delle adozioni presso quelle strutture – si chiede Meneghetti – Dopo lunghe riflessioni, però, abbiamo realizzato che siamo in un'epoca storica in cui molte persone danno ancora importanza al fatto che il proprio cane provenga da un allevamento. Qualcuno che soddisfi i bisogni di questo target di adottanti e lo faccia in maniera competente e rispettosa è quindi indispensabile e può anche migliorare le condizioni di vita di molti futuri cani e famiglie che avrebbero comunque adottato attraverso un allevamento, finendo magari per sceglierne uno meno attento all'etica del proprio operato».

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Arya, una cucciola nata in un allevamento etico

«Siamo proprio noi che, quando lo reputiamo corretto, indirizziamo la scelta degli adottanti verso il canile della loro zona – aggiunge Elisabetta Bano – La nostra speranza è che l'abitudine di scegliere il cane solo su base estetica si esaurisca presto, per il momento, però, anche in questa parte del mercato servono figure che si mettano dalla parte del cane».

Una volta entrati nel settore, gli allevatori hanno scoperto di non essere soli e che, intorno a loro ci sono altre persone con gli stessi valori e le stesse intenzioni, intenti a svolgere attività di allevamento con attenzioni che, di fatto, sono molto superiori a quelle che sarebbero richieste dalla legge. 

«Sappiamo che c'è molta gente che la pensa come noi. L'idea del registro infatti ha anche l'obiettivo di creare una rete. Con la condivisione di esperienze vogliamo crescere insieme – spiega Elisabetta – Condividiamo il desiderio di allevare cuccioli equilibrati, competenti e il più possibile sereni, ma abbiamo anche l'aspirazione di sfruttare il dialogo con le famiglie per sensibilizzare all'abitudine di un'adozione consapevole, sia essa tramite noi o nel canile della zona».

Come riconoscere l'allevamento etico

Secondo Elisabetta Bano, l'allevatore etico si riconosce fin dal primo istante. «Dedichiamo molto tempo alle prime telefonate che riceviamo dalle famiglie. Possiamo dire che facciamo vere e proprie interviste con l'obiettivo di capire se c'è un'effettiva compatibilità tra le loro richieste e il servizio che offriamo – afferma Elisabetta Bano – A partire da quel momento, infatti, stiamo gettando le basi per un rapporto che durerà nel tempo».

Molti allevatori etici, una volta individuati gli adottanti per i proprio cuccioli si occupano anche di offrire percorsi post – affido, oppure decidono di individuare professionisti di cui si fidano per seguire i cuccioli una volta avvenuta l' adozione.

Sempre nello stesso periodo organizzano incontri con i veterinari e altre figure del settore, per riuscire a rispondere alle domande più frequenti e permettere agli adottanti di arrivare preparati al giorno dell'adozione.

La maggior parte del lavoro viene però svolta nei due mesi che separano la nascita della cucciolata dal momento dell'adozione. In questo periodo si sovrappone il mestiere dell'allevatore con quello dell'educatore cinofilo e si fa il possibile per creare ambienti adeguati alle diverse fasi dello sviluppo che i cuccioli stanno attraversando, dandogli il più possibile le forme e le complessità simili a quelli che troveranno nelle future famiglie.

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Gli spazi esterni a disposizione dei cani

«Quando riteniamo che sia il momento adatto, ad esempio, gli facciamo incontrare un'aspirapolvere prima spenta e poi accesa, per sentire il rumore di cui i cani spesso hanno paura. Accompagnati dalla madre, gli mostriamo l'utilizzo che ne facciamo noi umani, in modo che il cucciolo la impari a conoscere con serenità e senza preoccupazione – conclude l'allevatore – Li accompagniamo anche a scoprire l'automobile. Ogni step viene affrontato con gradualità e naturalezza, in modo da evitare i possibili traumi che nascono quando si affrontano queste esperienze prima di avere le competenze adatte, oppure senza presenza delle figure di riferimento».

«Ci occupiamo, di fatto, di fornire ad ogni animale la miglior vita possibile e prepararlo adeguatamente al suo futuro – commenta Elisabetta Bano – L'adozione diventa così, naturalmente, l'accoglienza di un nuovo membro della famiglia, con la consapevolezza di avere accanto a sé un individuo senziente e complesso, esattamente come ognuno di noi».

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Claudia Negrisolo
Educatrice cinofila
Il mio habitat è la montagna. Sono nata in Alto Adige e già da bambina andavo nel bosco con il binocolo al collo per osservare silenziosamente i comportamenti degli animali selvatici. Ho vissuto tra le montagne della Svizzera, in Spagna e sulle Alpi Bavaresi, poi ho studiato etologia, sono diventata educatrice cinofila e ho trovato il mio posto in Trentino, sulle Dolomiti di Brenta. Ora scrivo di animali selvatici e domestici che vivono più o meno vicini agli esseri umani, con la speranza di sensibilizzare alla tutela di ogni vita che abita questo Pianeta.
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