Momi era la mascotte dell'ospedale del Frullone, a Napoli. La mattina del 18 gennaio 2022 è uscita per la sua consueta passeggiata ma non è più tornata. Momi è stata investita in una zona del parco non lontana all'area dedicata ai tamponi anti Covid. I soccorsi sono stati inutili: quando le guardie e il personale si sono accorti che il corpo di Momi giaceva a terra era già troppo tardi.
«Chi l'ha investita non si è neanche fermato. Probabilmente era una persona intenta a recarsi con l'auto a fare il tampone per la Covid. Poco distante infatti c'è la zona adibita a drive-in dove si effettuano i test. Momi era nota a tutti i frequentatori del Frullone che prestavano grande attenzione quando giravano nel parco con l'auto. È possibile che chi veniva solo di passaggio non sapesse del cane e non abbia prestato la dovuta attenzione», racconta Carmen Izzo, volontaria impegnata nella tutela degli animali e che conosceva Momi da molti anni.
Al Frullone ha sede l'Asl veterinaria competente per tutta la provincia napoletana. Ogni animale accalappiato passa di qui e come è successo a molti altri cani di strada anche Momi ci è arrivata dieci anni fa insieme ai suoi piccoli. Secondo un copione già noto, i cuccioli sono stati subito adottati mentre lei è rimasta lì, tra i camici bianchi di veterinari e infermiere, entrando a fare parte giorno dopo giorno della grande famiglia del polo sanitario.
«Alla fine il personale della struttura ha deciso di lasciare Momi libera nel reparto. Con il passare del tempo è diventata una sorta di nume tutelare dell’ambulatorio, amatissima da personale e passanti», così Sergio Valentino, cantante lirico al Teatro San Carlo di Napoli e Guardia zoofila volontaria dell’associazione nazionale Az, racconta di Momi, della sua vita al fianco degli esseri umani.
«Tramite la mia attività di Guardia zoofila sono entrato in contatto con l’Asl veterinaria del Frullone, punto di riferimento per chi si occupa di animali. È proprio il personale dell'Asl ad accompagnarci nel corso delle attività sul territorio ed è così che ho conosciuto Momi, anzi la chiattona», ricorda Sergio con un po' di commozione .
Momi era molto golosa e la sua forma morbida e allungata negli anni le era valsa il soprannome “chiattona”, un modo scherzoso per dire “grassa” in dialetto napoletano. «Era controllata nella dieta, tuttavia spesso le persone le allungavano un croccantino – precisa Sergio – Chi la conosceva evitava di darle pasti fuori orario o di darle alimenti sbagliati, dato che sappiamo che i dolciumi fanno male ai cani. Però a volte era impossibile resistere al suo sguardo dolce che chiedeva una carezza o un biscotto».
Non si sa chi sia la persona che ha investito Momi
Il post che Sergio ha condiviso su Facebook è stato uno dei primi in cui è stata annunciata la violenta scomparsa dell'animale, ma ne sono seguiti altri di tutti coloro che la conoscevano e l'avevano a cuore.
«Momi era anziana, aveva almeno dieci anni, e la sua condizione fisica le impediva di correre e fare movimenti bruschi – sottolinea Sergio – Era impossibile non scansarla, a meno che non si trattasse di un'auto che andava a forte velocità».
L'identità dell'automobilista è ancora ignota e pare destinata a rimanere tale. Nessuno, neanche le guardie all’ingresso dell'ospedale hanno visto cosa è successo: un attimo prima Momi era nel cortile, come faceva di solito, il momento dopo era a terra senza vita.
Al dolore di aver perso Momi c'è anche la difficoltà di chiarire perché era sola nel parco della struttura sanitaria. Come visto recentemente con la storia di Viola, il cane libero del quartiere Barra a Napoli, quando capita un incidente a un cane libero non sono poche le critiche di chi si chiede perché l'animale non sia stato adottato, perché al momento del fatto non era al sicuro in una casa o tenuta al guinzaglio.
«Gli animali, come noi, nascono liberi. Quando cani, gatti e altre specie d'affezione si trovano in difficoltà è perché è l’uomo stesso a provocarla. Allora non diciamo che la libertà è un pericolo, ma che l’uomo è un animale pericoloso. La storia di Momi ce lo dimostra», dice Sergio.
«Gli animali liberi come i cani e gatti sono stanziali, ciò significa che non possono essere spostati e non è giusto sradicarli dal loro contesto, soprattutto quando sono già adulti, come Momi quando è arrivata al Frullone – ricorda – Mi rendo conto che è un concetto nuovo per molte persone, ma dobbiamo tenere presente che la natura è autosufficiente e ha una grande capacità di autoconservazione. Un insegnamento che mi è stato trasmesso da Luigi Carrozzo e del suo rifugio, dove gli animali vivono senza gabbie né costrizioni».
È in questo contesto che si inserisce l'opera di volontari di strada come Carmen o delle Guardie zoofile come Sergio: cerniere viventi tra animali e umani, con il difficile compito di fare dialogare questi due mondi diversi, ma inscindibili. «Prima di giudicare chi accudisce i cani liberi e i gatti delle colonie bisognerebbe chiedersi: quali spazi ci sono per garantire la convivenza tra uomo e animali? Allo stato dei fatti molto poco – sottolinea Sergio – La soluzione che abbiamo trovato è accudire gli animali nella loro libertà oppure facilitarne l’adozione quando la libertà non è più praticabile. I volontari sono “ministri senza portafoglio”, quello che possiamo fare è veicolare una cultura della responsabilità».
Un senso civico, e una umanità di cui era priva la persona che ha ucciso Momi, lasciata sola sull'asfalto dopo una vita di attesa fedele. «Momi era per tutti il primo buongiorno all’entrata e l’ultimo saluto all’uscita. Ora resta solo l’amarezza».