Riduzione del consumo di carne nelle mense scolastiche e l’istituzione di un giorno di ristorazione 100% vegetale ogni settimana: è questa la #sfidagreen lanciata dalla Lega anti vivisezione (Lav) ai sindaci di 5 delle maggiori città italiane.
Lo raccontano i volontari accorsi a Napoli sotto alle finestre del Municipio, dove la Lav ha scelto di lanciare il guanto di sfida al Primo cittadino Gaetano Manfredi. «Il sindaco ha già dimostrato di essere sensibile alla tematica ambientale e animalista, speriamo che questa iniziativa possa spingerlo a dare più decisamente la sua impronta alla transizione ecologica», spiegano a Kodami i volontari.
Alla guida del gruppo partenopeo sceso in piazza a Napoli per la #sfidagreen c'è Simona Pigliucci: «Chiediamo a Manfredi e a tutti gli amministratori comunali di ridurre il consumo di carne nelle mense scolastiche e istituire un giorno vegetale in modo da incidere positivamente sulla salvezza di milioni di animali. È un primo passo ma vale tantissimo: serve che le città vadano verso una maggiore sostenibilità ed eticità».
La battaglia della Lav non sta avvenendo solo a Napoli. Iniziative analoghe sono in corso da questa mattina anche a Roma, Milano, Torino e Bologna. Cinque grandi città, tutte guidate da sindaci di area progressista, che possono diventare il motore del cambiamento. «L’impronta ambientale e sanitaria dei consumi di carne nella ristorazione scolastica di queste cinque città corrisponde a un danno economico stimato di oltre 13 milioni e 800 mila euro, e a quasi 22 mila tonnellate di emissioni di gas serra», spiega l'associazione.
Nel capoluogo partenopeo, i volontari Simona, Fabiana, Emilia, Gino, e altri, sono intervenuti al seguito della bicicletta guidata dal giovane simpatizzante Lorenzo, appena 17enne, per accogliere il sindaco Manfredi. Anche i cittadini sono chiamati a dare il loro contributo alla sfida firmando la petizione dell'associazione per attirare l'attenzione del primo cittadino.
La prima a fermarsi è Elisabetta, 20 anni, che ha vinto la timidezza per raccogliere l'appello dei volontari: «Il nostro consumo di carne è assurdo, oggettivamente è un problema per tutto: ambiente, salute umana, benessere animale». Con lei altri ragazzi, tutti figli della generazione Z consapevoli dell'impatto delle loro azioni sull'ambiente: «Il problema sono le emissioni degli allevamenti intensivi, ma anche le troppe automobili e i pochi mezzi pubblici che girano in città – dice Edoardo, 21 anni – servono nuove regole capaci di penetrare nella normalità soprattutto delle grandi realtà come Napoli».
Sono tanti i volti del volontariato animalista scesi in piazza per spiegare la #sfidagreen ai passanti. A cominciare da Fabiana Pica, napoletana d'origine con un lungo vissuto a Bruxelles, in Belgio, che ci tiene a smontare alcuni degli stereotipi di cui è troppo spesso vittima la sua città: «Sono tornata due anni fa e ho trovato una realtà molto più consapevole riguardo alle tematiche ambientali. C'è voglia di cambiamento, la sento e voglio essere parte».
«Napoli è sempre stata una città aperta alle novità e all'integrazione di chi è diverso», sostiene Gino Civita, militante Lav della prima ora. «Non sono solo animalista, vedo gli animali per la loro individualità, e per questo sono diventato vegetariano e poi vegano. Nel corso degli anni è stata dura – ricorda – eravamo in pochi anche all'interno della stessa Lav, ci sentivamo pionieri della cultura vegetariana. Oggi siamo il movimento è cresciuto tanto e la scelta vegetariana può essere considerata la normalità, anche per i più giovani».
La riduzione della carne nelle mense scolastiche può avere un risvolto positivo sulle coscienze degli studenti, ma secondo la Lav è indubbio che abbia un impatto concreto su ambiente e finanza pubblica.
La politica green può salvare le casse del Comune e il Pianeta
Non è solo una questione ambientale: se la sfida venisse accolta dalle amministrazioni comunali di Napoli, Roma, Milano, Torino e Bologna, la Lav stima «un risparmio totale di quasi 2milioni e 800 mila euro, e salverebbero la vita di almeno 85 mila animali».
Un vero win-win per i Comuni dei cinque sindaci progressisti. Quelli evidenziati dalla Lav sono numeri non da poco soprattutto per le casse del Comune partenopeo. La candidatura di Manfredi è stata fino all'ultimo in bilico proprio per le poche risorse comunali che rendono Napoli – nei fatti – una «città ingovernabile», come spiegò lo stesso Primo cittadino solo qualche mese fa.
Nel rapporto "Il costo nascosto del consumo di carne in Italia", diffuso dall'associazione animalista nella primavera del 2021, era emerso il giro d'affari dell'industria dell'allevamento in termini di vite animali: milioni di vite animali che vengono vendute a caro prezzo alle società vincitrici dell'appalto per le mense scolastiche.
Questa industria di morte ha un impatto che va molto al di là di Napoli e dell'Italia. Secondo i dati della FAO (L'organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura), gli allevamenti e la zootecnica causano il 14,5% delle emissioni originate dall'uomo. Se il consumo di carne non verrà ridotto in breve tempo, rischia di contribuire in maniera significativa all'innalzamento delle temperature.
E le istituzioni? Per il momento nulla da dichiarare, almeno a Napoli. A raccogliere la testimonianza della Lav non sin è presentato nessuno da Palazzo San Giacomo. Né il sindaco né le figure di riferimento come gli assessori al Verde, Vincenzo Santagada e all'Ambiente, Paolo Mancuso.
La delusione è palpabile. «Forse non arriverà oggi, ma sicuramente una risposta dovrà esserci», commenta Emilia, in Lav da dieci anni, mentre lascia la piazza con gli altri volontari.