Andrea Zanotelli, un uomo di 72 anni, è morto all'ospedale Santa Chiara di Trento, dove si trovava in coma da 3 settimane in seguito al morso di una zecca durante una vacanza in Austria e Svizzera. Secondo le informazioni diffuse dall'Azienda Sanitaria provinciale, a causarne il decesso è stata l'encefalite trasmessa dall'insetto, anche detta TBE (Tick – Borne Encephalitis).
«L'encefalite virale è causata da un virus presente sul territorio europeo e in Asia e ne esistono numerose varianti – spiega a Kodami la dottoressa Anna Paola Rizzoli, ricercatrice presso la Fondazione Edmund Mach, che svolge attività di ricerca scientifica nel settore ambientale – La variante diffusa in Europa occidentale è tra le meno patogeniche, ma negli ultimi tre anni abbiamo osservato un notevole aumento dei casi, determinati da alcuni fattori ecosistemici ma anche dal desiderio di tornare alla natura dopo il lungo lockdown del 2020».
La correlazione tra polline, roditori e aumento dei patogeni trasmessi dalle zecche
Lo scorso mese di maggio, la Fondazione Edmund March, che ha sede a San Michele all'Adige, in Trentino, ha presentato i risultati di uno studio condotto dai laboratori dell'Unità di Ecologia Applicata e di Botanica Ambientale del centro di ricerca, secondo il quale le quantità di polline di alcune specie di alberi – in particolare il faggio, il carpino nero e la quercia – registrati nel corso di un determinato anno, risultano relazionate con i casi di TBE osservati due anni dopo sullo stesso territorio.
La fondazione ha approfondito questo tema nell'ottica di combinare i dati raccolti dai parassiti presenti sul territorio con i dati epidemiologici rilevanti e numerosi altri fattori potenzialmente correlati. Grazie ai risultati delle analisi, hanno sviluppato modelli matematici predittivi, in grado di aiutare nella creazione di mappe del rischio.
«Abbiamo rilevato che nel momento in cui la risorsa alimentare rappresentata dal polline è abbondante, si ha un picco demografico delle popolazioni di roditori selvatici nell'anno successivo – spiega la ricercatrice – Questo fattore amplifica a sua volta la circolazione dei patogeni tra le zecche nel loro stadio giovanile, ovvero le ninfe, che scelgono proprio i roditori come ospiti».
Nel 2020, infatti, il Territorio del Trentino aveva registrato quantità di polline molto elevate, essendo un'annata di pasciona, ovvero un periodo ciclico in cui la produzione di semi degli alberi è particolarmente importante. «I roditori selvatici ne hanno beneficiato, divenendo più numerosi e aumentando la possibilità di trasmissione del virus ad altri ospiti, come ad esempio l'uomo», chiarisce Anna Paola Rizzoli.
Cosa dobbiamo aspettarci dai prossimi anni?
Se il 2020 ha coinciso con un'annata di pasciona piuttosto importante, quindi, e il 2021 con un picco di nascite dei roditori, quest'anno il Trentino è stato testimone di un aumento del numero di zecche infette. Ma cosa succederà il prossimo anno?
«Le coincidenze di fattori che hanno aumentato i rischi di contrarre il virus nel 2022 porteranno presumibilmente ad una diminuzione dei casi il prossimo anno – afferma l'esperta – Ciò nonostante non dobbiamo dimenticare che sta entrando in gioco anche il cambiamento climatico, il quale sta travolgendo tutti i sistemi biologici ed ecologici e ne risentono anche le piante, che modificano la propria produzione in termini negativi e anche positivi. La pasciona, ad esempio, ora avviene con frequenze più ravvicinate: invece che ogni 7/8 anni, ritorna più o meno ogni 4/5 anni».
Il cambiamento climatico, però, non influisce su questo circolo solo attraverso la maggiore frequenza delle pascione, ma anche con la siccità, come quella che sta interessando l'arco alpino in questa torrida estate del 2022: «Quando l'ambiente è più secco il virus circola meno, perché necessita di un elevato grado di umidità – spiega la ricercatrice – Infatti, è più possibile contrarlo soprattutto nelle zone cespugliose, vicino agli specchi d'acqua, oppure nelle stagioni più piovose, come sono stati gli scorsi mesi primaverili. Sarà interessante capire come si evolverà la situazione nei prossimi mesi, considerata la scarsa piovosità di luglio».
Come ridurre i rischi di contrarre la TBE
Le zecche presenti in Italia appartengono a circa 40 specie, ma quelle di maggiore interesse per gli esseri umani e per gli animali che vivono con noi sono principalmente due: la zecca dei boschi (Ixodes ricinus) e la zecca del cane (Rhipicephalus sanguineus), le quali non trasmettono solo la TBE, ma numerosi patogeni che possono essere pericolosi per noi, per i cani o per entrambi. Tra queste vi sono la tularemia, l’ehrlichiosi, la babesiosi, la febbre bottonosa, l’anaplasmosi, l’hepatozoonosi e la malattia di Lyme.
Le due specie di zecche si differenziano per il tipo di ospite preferito: mentre la zecca del cane si dedica prevalentemente a questa specie ed è, quindi, più diffusa in loro presenza, la zecca dei boschi è più generalista ed è possibile incontrarla anche laddove vi siano erbivori, ungulati o uccelli.
«Se un ovino viene infettato, questo virus può essere trasmesso anche attraverso la consumazione di prodotti caseari, come latte o formaggio non pastorizzati – conclude la ricercatrice – Per ridurre il rischio è possibile vaccinarsi contro la TBE, ma è soprattutto importante prestare particolare attenzione, informarsi accuratamente riguardo le zone che si frequentano e ricordare che la zecca non trasmette immediatamente il virus, ma impiega diverse ore, quindi bisogna sempre controllare il proprio corpo quando si torna a casa dalle escursioni e dotarsi di una pinzetta con cui rimuovere immediatamente il parassita».
Gli abitanti del Trentino possono avere accesso gratuito alla vaccinazione per la TBE prenotando online o attraverso il numero telefonico: 0461 379400 (da cellulare) o 848 816 816 (da fisso).