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24 Maggio 2023
11:19

Muore dopo aver ingerito un amo: il video del disperato tentativo di salvataggio del fratino

Una femmina di fratino è stata recuperata in gravi condizioni dopo che aveva ingerito un amo: nonostante i disperati tentativi non ce l'ha fatta a sopravvivere.

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Un filo di oltre un metro, il tentativo di salvataggio disperato durante un pomeriggio di birdwatching e una femmina di fratino condannata a morte da un amo. Siamo nella Riserva Naturale Salina dei Monaci di Torre Colimena, in provincia di Taranto. L’ornitologo Rosario Balestrieri e il docente di Zoologia dell’Università del Salento Luigi Musco stanno trascorrendo una giornata documentando con taccuino e macchina fotografica la presenza di diverse specie di uccelli. Tutto procede come al solito fino a quando, attraverso le lenti dell’obiettivo, appare un uccello in difficoltà. Si tratta evidentemente di un fratino che, dallo schermo della fotocamera, sembra come intrappolato. L’animale si agita stremato su una riva lontana ma raggiungibile.

Per salvare l’animale bisogna agire rapidamente, ma la zona in cui si trova è interdetta ai visitatori, proprio per evitare che si arrechi disturbo alle specie che si riparano e nidificano nella riserva. Rosario e Luigi contattano così il 1515 per essere autorizzati a varcare quel confine e superare la staccionata per salvare quella vita letteralmente appesa a un filo.

La riva viene raggiunta, l’animale è completamente avvolto da una lenza di oltre un metro che ormai si è annodata a foglie e radici e che ancora questa femmina di fratino sul fango. Luigi rapidamente isola la zolla di terra interessata dal filo e la solleva con l’animale in difficoltà per portarlo via, anche per minimizzare il disturbo alle altre specie presenti. Rosario e Luigi ritornano velocemente sul sentiero, dove alcuni visitatori si avvicinano per comprendere cosa stia avvenendo ed iniziano a filmare alcune fasi del recupero.

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L’esemplare in difficoltà è una femmina. Ha le zampe completamente avvolte dal filo, probabilmente è lì bloccata da giorni. Rosario, che è un inanellatore di avifauna riconosciuto dall’ISPRA, rileva i muscoli pettorali estremamente depressi e lo sterno (la cosiddetta carena) decisamente prominente. Tutti elementi che fanno ritenere che si tratti di un individuo molto denutrito.

La sottile lenza da pesca che intrappola questo uccello viene rimossa facilmente dalle ali e con qualche manovra in più anche dalle zampe che, oltre a qualche lesione superficiale, non sembrano compromesse. Il vero problema è che la lenza è stata ingerita. Nel frattempo i Carabinieri di Manduria, contattati in precedenza, hanno allertato il Dott. Patrizio Fontana, veterinario nonché direttore sanitario del Centro di Recupero Animali Selvatici, che quel giorno si trova proprio lì nella Riserva, seppur dal lato opposto. Rosario, Luigi e alcuni visitatori, in apprensione per le sorti del fratino, raggiungono il veterinario e consegnano nelle sue mani l’animale con la speranza che si possa salvare. Un lumicino che, purtroppo, si spegne dopo pochi minuti. Il fratino non ce la fa a sopravvivere nonostante il grande impegno di tutte le persone coinvolte.

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«Questo animale è una specie target che indica la qualità di un ambiente – spiega a Kodami Fontana – sul litorale tarantino ce ne sono molti. Di solito, però, questo tipo di episodi è più frequente per altre specie. Ci è capitato per un raro gabbiano corso che, tra le altre cose, era monitorato con GPS nell'ambito di un progetto internazionale. Il fatto che in questo caso sia successo a un fratino, comunque, può dipendere anche dal fatto che di solito nessuno se ne accorge. Questa volta l'animale è stato visto in difficoltà da una persona esperta che lo ha consegnato al nostro Centro. Abbiamo sottoposto il corpo dell'animale poi ad esame autoptico tramite il quale abbiamo stabilito con precisione le cause della morte. Non essendo mai stata documentata l'ingestione di ami da questa specie procederemo con segnalazione all'ISPRA. Probabile che l'uccello abbia trovato l'amo, con ancora l'esca attaccata, sulla battigia. Del resto è tutt'altro che infrequente che questi episodi si verifichino con animali da compagnia, così come potrebbe tranquillamente accadere a un bambino. A maggior ragione deve essere rafforzata l'educazione dei pescatori. È probabile che questa lenza sia stata abbandonata così, per pigrizia».

Da quanto rilevato l'amo ingerito dall'uccello sarebbe di quelli piccoli e lunghi, tra i 4 e i 5 mm, utilizzati per un tipo di pesca cosiddetta "alla bolognese". La si sceglie per catturare piccoli pesci nei porti o in ambienti costieri. L'esca utilizzata è la larva di mosca che viene infilzata in questo piccolo amo. In questo caso, però, sarebbe stata presa, anziché da un pesce, dall'ignaro fratino.

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Leggendo il referto, del resto, colpisce il dettaglio che descrive le cause della morte dell’animale: «Ingestione di amo e lenza sottili, ancoraggio nello stomaco muscolare. Morte agonica, con la lunga lenza che ad ogni movimento, tirando, provocava algia acuta».

A rendere più grave l’episodio c’è il fatto che a perdere la vita sia stata una femmina: «Nella popolazione di fratini gli individui femmina adulti sono gli elementi più preziosi – aggiunge a Kodami l'ornitologo Rosario Balestrieri – in quanto sono loro che determinano il numero di uova e di futuri nascituri del fratino. La fase critica è rappresentata proprio dalla fase che va dalla deposizione dell'uovo a quando i piccoli raggiungono la capacità di volare. Questa fase è quella in cui ci sono più morti. Sono pochissimi gli individui nati che raggiungono poi questo stadio. Se l'esemplare è femmina può fare più nidi e quindi varie uova e così contribuire molto al benessere o alle possibilità di ripresa della specie. Considerato il territorio e soprattutto la scala locale, la morte di un fratino femmina che aveva superato la fase critica ed era invece negli anni della deposizione rappresenta una grave perdita».

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La popolazione italiana di fratino è diminuita di circa il 50% in appena 10 anni

Negli ultimi decenni, come più volte raccontato anche da Kodami anche in un episodio di Kodami Trails, la popolazione del fratino è drasticamente diminuita. Anche per questo la presenza del piccolo trampoliere è diventata dal 2015 uno dei parametri per l'attribuzione della Bandiera Blu. Questo è un modo per tutelare il sistema spiaggia, proteggendone così la biodiversità degli ambienti, soprattutto quelli dunali, sabbiosi e costieri. Ovviamente l'impronta antropica, tra edilizia e turismo, ne mette a rischio la sopravvivenza. Per fortuna negli ultimi anni la maggiore sensibilità sul tema ha portato molti comuni ad adottare misure straordinarie per la sua preservazione. Episodi come questi, però, dimostrano come sia ancora tanta la strada da percorrere per proteggere seriamente questa specie.

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Roberto Maggi
Giornalista
Sono nato a Bari nel 1985. Sono un giornalista, fotografo e videomaker. Amo raccontare storie di animali sia con le parole che con le immagini. Sono laureato in giurisprudenza e da anni seguo la cronaca locale in Puglia. Amo tutti gli animali, ma in particolar modo i gatti. Faccio spesso amicizia con loro quando viaggio con la mia moto.
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