Una ricerca porta alla luce prove che l'ordine di mammiferi estinto Multitubercolata avesse un metodo di riproduzione simile a quello dei placentati, stravolgendo l'idea che per decenni i biologi hanno avuto di questi ultimi, considerati i primi ad aver sviluppato la placenta.
Lo studio è stato pubblicato su The American Naturalist da un team guidato da alcuni ricercatori dell'Università di Washington in cui è stata presentata la prova che un gruppo di mammiferi estinti, i multitubercolati, si riproducevano in un modo simile a quello dei placentati moderni, ancor prima della comparsa di questi ultimi sulla Terra.
Chi sono i multitubercolata
I multitubercolati vissero tra il Triassico superiore, circa 221,5 milioni di anni fa, ed il medio Paleogene, 48,6 milioni di anni fa, e la maggior parte erano creature dal corpo piccolo, simili a roditori. Questi animali hanno dimostrato una resilienza unica e per gran parte della loro storia sono stati il gruppo più abbondante e diversificato di mammiferi.
Hanno prosperato per oltre 100 milioni di anni: dopo la loro comparsa nel grande e intricato libro dell'evoluzione si diffusero in Europa, Asia e Nordamerica, per poi passare indenni attraverso l'estinzione di massa di fine Cretacico, avvenuta 65 milioni di anni fa.
Per questo motivo sono ritenuti oggetto di studio estremamente interessante, soprattutto considerando che sono ancora avvolti da un velo di mistero. Gli scienziati, infatti, sanno molto poco su di loro a causa della documentazione fossile generalmente scarsa e fra gli enigmi ancora irrisolti sul loro conto rimane il modo in cui si riproducevano, enigma che forse, oggi, ha ricevuto una plausibile spiegazione.
Cosa svelano le ossa dei multitubercolata
I ricercatori hanno scoperto, infatti, che la struttura microscopica di quei pochi tessuti ossei fossilizzati ritrovati contiene informazioni utili per indagare su come questi animali si riproducessero. Sono state analizzate, dunque, le sezioni trasversali di 18 femori fossili di multitubercolati che sono vissuti circa 66 milioni di anni fa nel Montana, negli Stati Uniti, svelando una particolare organizzazione strutturale presente in tutti i campioni.
I femori avevano una struttura a "sandwich" con in mezzo uno strato di osso definito dagli scienziati "disorganizzato", in cui le lamelle ossee erano disposte in maniera incrociata, e uno strato interno ed esterno di osso "organizzato". Questi due tipi di organizzazione offrono agli scienziati due informazioni importanti: il tessuto osseo disorganizzato indica una crescita rapida, mentre quello organizzato riflette una crescita più lenta.
A questo punto gli studiosi hanno messo a confronto questi femori con quelli di 35 specie di piccoli mammiferi odierni, 28 placentati e 7 marsupiali, e quasi tutti i femori dei placentati mostravano la stessa organizzazione a "sandwich" dei multitubercolati, mentre i femori dei marsupiali consistevano quasi interamente di ossa organizzate con solo una piccola parte di osso disorganizzato.
Se questa informazione sembra apparentemente slegata con le modalità di riproduzione, il collegamento lo offrono i ricercatori stessi in maniera molto chiara. La differenza nella composizione ossea è strettamente legata alla velocità di crescita degli embrioni e al periodo di allattamento che varia molto fra placentati e marsupiali.
La similitudine fra placentati e multitubercolata
I placentati, infatti, sono un gruppo di mammiferi che comprende esseri umani, balene, roditori e, in generale, tutti gli animali che sviluppano una placenta durante il periodo di gestazione che risulta essere in media molto lungo. Questi soggetti danno alla luce piccoli ben sviluppati con tutti gli organi e le strutture principali già funzionanti e alcuni possono presentare periodi di allattamento più o meno brevi.
I marsupiali, invece, come i canguri e gli opossum, sono l'opposto: hanno brevi periodi di gestazione e danno alla luce piccoli che sono poco più che feti. In compenso, però, hanno lunghi periodi di allattamento durante i quali la prole trascorre settimane o mesi attaccati al capezzolo della madre e crescono all'interno del famoso marsupio.
Dunque, l'occhio attento degli studiosi ha notato una deposizione delle lamelle ossee molto simile fra multitubercolata e placentati, mentre tutte le ossa dei marsupiali esaminati presentavano una struttura completamente diversa. Queste ultime, infatti, hanno avuto poco tempo per accrescersi durante la corta gestazione, devono necessariamente crescere molto più velocemente rispetto ai placentati per raggiungere le dimensioni degli adulti e avranno bisogno di depositare una maggiore quantità di osso esterno organizzato.
I placentati, invece, avendo una lunga gestazione possono permettersi "il lusso" di depositare un iniziale strato organizzato, uno strato intermedio disorganizzato corrispondente al periodo dell'allattamento, per poi procedere nuovamente con uno strato organizzato durante il periodo successivo di crescita.
Questa è una prova convincente per i ricercatori che sostengono così che i multitubercolati hanno avuto una lunga gestazione e un breve periodo di allattamento, molto simile, quindi, a quello che avviene nei mammiferi placentati. È per questo motivo che, secondo il team dell'Università di Washington, i multitubercolati avrebbero dovuto sviluppare qualcosa di simile alla placenta durante la gestazione, proprio come noi.
La complessità dell'albero evolutivo
Questa ricerca è sicuramente complessa e convoluta ma rispecchia un lato importante dell'evoluzione: nell'albero evolutivo nulla è semplice, non c'è un apice e una base, un organismo non è "più evoluto" di un altro e, sicuramente, non si può parlare di specie migliori o peggiori. I rapporti fra le specie sono complessi e, spesso, strutture anatomiche come la placenta per i multitubercolati si possono presentare in maniera indipendente in più rami dell'intricato sistema.
Ciò che riteniamo un grande albero, dunque, è molto più simile a un cespuglio frondoso, pieno di rami interrotti, dove alcuni si assomigliano e altri, invece, sono completamente diversi. In alcuni casi il ramo continua senza biforcazioni, in altri si dirama in un tripudio di punte e cuspidi. In questo rigoglioso cespuglio al quale apparteniamo anche noi non ha senso, dunque, paragonare i multitubercolata con i placentati definendo un gruppo "più evoluto dell'altro", ma l'unico punto di riferimento che ci distanzia dai nostri antenati è il tempo.
Proprio della complessità dell'albero evolutivo ha parlato David Quammen, giornalista e scrittore scientifico, alla direttrice di Kodami Diana Letizia durante uno dei primi MeetKodami, una serie di video incontri in cui i protagonisti sono persone che attraverso la loro testimonianza e la loro esperienza racchiudono l’essenza di Kodami.