Nata con un arto piegato nel modo sbagliato, Msituni, la piccola giraffa arrivata il primo febbraio scorso al San Diego zoo safari park, in California, sarebbe potuta morire. Evento che però, fortunatamente, non è successo e non succederà grazie a un intervento complesso ma completamente riuscito.
Gli esperti della clinica Hanger sono infatti riusciti a portare a termine l’operazione, impiantando dei tutori all’animale in modo da correggere la posizione errata e impedendo che, durante la crescita, l’anomalia compromettesse le sue articolazioni e le sue ossa.
Ara Marzian, il medico che si è occupato dell’intervento e che per la prima volta metteva a disposizione la sua esperienza su un “paziente animale”, ha raccontato su The Guardian la grande emozione di vedere la piccola giraffa con quelle “gambe nuove".
«Ho sempre operato esseri umani. È stato piuttosto surreale. Sono andato online a studiare le giraffe 24 ore su 24, 7 giorni su 7», racconta emozionato lo specialista sul quotidiano inglese.
Ci sono voluti ben otto giorni per realizzare i sostegni in grafite di carbonio dell’animale, che poi sono stati resi più divertenti grazie a un motivo disegnato sopra simile alle macchie della giraffa. «È stato un po’ come facciamo quando i pazienti sono bambini, ai quali diamo la possibilità di scegliere i disegni dei loro supereroi da imprimere sui tutori. Perché dunque non farlo con una giraffa?». E così, quando Msituni ha indossato i tutori, Mirzaian si è commosso dalla sua bellezza, tanto da abbracciarla.
Dopo una decina di giorni di convalescenza, per adattarsi e reimparare a camminare con i tutori personalizzati, la giraffa è uscita dalla clinica veterinaria ed è stata riportata alla madre. La quale però non l’ha riconosciuta.
Fortunatamente, però, è stata adottata da un’altra femmina di giraffa, per così dire, e ora Msituni corre con tutte le altre sue compagne. «È bello sapere che abbiamo salvato la vita anche a lei» conclude Marzian soddisfatto dell’epilogo della vicenda.
Gli sviluppi della scienza hanno permesso una sempre maggiore diffusione di nuovi strumenti in veterinaria, in particolare modo protesi e tutori ipertecnologici, che offrono nuove soluzioni in caso di amputazione o in caso di menomazione alla nascita.
Ma soprattutto ridanno una speranza sia agli animali malati di ritrovare una nuova vita, sia ai loro pet mate, costretti nei casi più estremi a prendere decisioni tragiche come la soppressione di un altro essere vivente.
Negli Stati Uniti le aziende che offrono protesi e tutori innovativi e non troppo costosi per gli animali si stanno diffondendo rapidamente e anche in Italia sono sempre più diffuse, come dimostra la storia dell'associazione Rotelle nel Cuore.
Leader di questo nascente settore negli Usa, è Orthopets, creata da un dottore americano a seguito di un esperienza personale. Non che le protesi per animali non esistessero già, ma questa azienda ne ha migliorato in breve tempo la qualità tanto che i prodotti più recenti sono fatti in fibra di carbonio e con la stampa 3D.
Sono tanti anche gli zoo che si rivolgono sempre più spesso a medici professionisti per trovare soluzioni adatte anche per gli animali malati. Per esempio, proprio all’inizio di quest’anno, lo ZooTampa in Florida ha collaborato con successo con alcuni esperti per sostituire il becco di un grande uccello colpito dal cancro con una protesi stampata in 3D.
Nel 2006, invece, un team della clinica Hanger ha creato la protesi per la coda di un delfino, persa dopo essere rimasto aggrovigliato nelle corde di una trappola per granchi. Ma anche l’Italia ha la sua storia da raccontare: nel 2019 il gatto Vito è tornato a camminare e a correre grazie alle due protesi impiantati al posto delle zampe posteriori.