Brendon Grimshaw arrivò per la prima volta alle Seychelles, l’arcipelago di 115 isole nell'Oceano Indiano, in vacanza nel 1962. Ma nella sua testa aveva già in mente qualcosa di più di una semplice vacanza.
Infatti, con la dichiarazione di indipendenza della Tanzania l'anno prima e con quella che il Kenya avrebbe ottenuto un anno dopo, il giornalista britannico assunto in un importante giornale africano sapeva che avrebbe perso presto il suo lavoro.
Consapevole, perciò, della sua prossima disoccupazione, era partito cercando di immaginare un’altra direzione per la sua vita, qualcosa che lo avvicinasse alla natura. Insomma, era partito con il desiderio di comprare un’isola dove trasferirsi e ricominciare. E quell’idea si trasformò in realtà esattamente il suo penultimo giorno di vacanza, quando gli venne proposta l’isola di Moyenne, una delle più piccole isole interne dell’arcipelago, solo 0,089 chilometri quadrati, abbandonata da oltre cinquant’anni.
La storia di Moyenne Island
Per Grimshaw fu amore a prima vista, si innamorò subito del silenzio e della vegetazione selvaggia in cui l’isola era immersa. E non ci pensò nemmeno un secondo a firmare un assegno di 8.000 sterline per far sì che l'isola, finalmente, diventasse sua, realizzando il suo sogno.
Ma acquistarla si rivelò un compito più facile che prendersene cura. Infatti, Moyenne era stata abbandonata per decenni e l’intervento umano aveva lasciato la sua evidente impronta. Nonostante le dimensioni ridotte e, seppur caratterizzata dalla stessa sabbia bianca paradisiaca di tante coste delle Seychelles, l’isoletta era anche coperta da un ininterrotto muro di vegetazione: le erbacce soffocavano il sottobosco e il tripudio di verde era talmente fitto che, si raccontava, le noci di cocco non avevano lo spazio dove cadere.
Ripristinare la bellezza naturale dell'isola, insomma, fu un compito arduo per Grimshaw, il quale però nella sua sfida non fu solo. Ad accompagnarlo in questa avventura ci fu Rene Antoine Lafortune, il figlio diciannovenne di un pescatore locale. I due divennero inseparabili e insieme si diedero da fare per trasformare l'isola, ripulire la macchia, piantare alberi e tracciare sentieri attraverso il sottobosco. Impiegarono due anni solo per costruire il primo percorso. Fu un lavoro scrupoloso e massacrante, che diventò l'ossessione della vita di Grimshaw.
Anche perché, se l’obiettivo iniziale era riportare alla luce la bellezza originale dell'isola e costruire una casa dove vivere le sue giornate, procedendo nel lavoro di ripristino, il progetto divenne molto di più. La volontà del neo proprietario di Moyenne, infatti, come raccontò in seguito Suketu Patel, che incontrò Grimshaw per la prima volta nel 1976 e ne diventò amico per tutta la vita, era di lasciare alle future generazioni un paradiso naturale, un'isola incontaminata, proprio come erano tutte le isole dell’arcipelago nell’Oceano Indiano, prima dell'arrivo dei turisti.
Ma il tempo a disposizione non era moltissimo, anche perché il giornalista-naturalista stava invecchiando e non aveva figli a cui lasciare in eredità la custodia dell'isola. Per questo, quando il suo caro amico Lafortune morì nel 2007, Grimshaw decise di agire. Con Patel e altri, istituirono un fondo fiduciario perpetuo per proteggere l'isola, firmando un accordo nel 2009 con il Ministero dell'Ambiente delle Seychelles affinché Moyenne fosse inclusa nel Parco marino di S.te Anne, concedendole lo status speciale di parco nazionale più piccolo del mondo. Nacque così il Moyenne Island National Park.
Il compito di portare avanti i desideri di Grimshaw è ora nelle mani della Moyenne Island Foundation, che è supervisionata dall'amico Patel. A parte un ristorante, il Jolly Roger, che serve piatti locali come pesce alla griglia e curry di frutti di mare in salsa creola rossa, un piccolo museo dedicato alla vita di Grimshaw e due asili nido per piccoli di tartarughe giganti, Moyenne rimane l’isola che avrebbe voluto Grimshaw. Magica, a detta dei pochi fortunati che l’hanno visitata: un posto che non ha eguali per il senso di scoperta che si prova arrivando sull’isola quando, una volta lasciata la vegetazione dietro di sé, si entra in un altro mondo.
Sotto la tutela del Moyenne Island National Park, si trovano 16 mila alberi e gli esperti affermano che, date le ridotte dimensioni, l’isola ha più piante per metro quadrato di qualunque altro posto nel mondo. Qui vivono anche circa 50 tartarughe giganti di Aldabra, specie da anni a rischio estinzione, ma che, complice la scarsa presenza turistica, non arrivano mai più di 50 persone nello stesso momento, sono solite nidificare sulla riva.
Grimshaw è morto nel 2012 e la sua tomba si trova accanto a quella di suo padre, che in seguito andò a vivere con lui sull’isola, e di due pirati sconosciuti. Su sua richiesta, la lapide recita: «Moyenne gli ha insegnato ad aprire gli occhi alla bellezza che lo circonda e dire grazie a Dio». Nel suo testamento, Grimshaw ha espresso i suoi ultimi desideri: «L’isola di Moyenne deve essere mantenuta come luogo di preghiera, pace, tranquillità, relax». La grande speranza, è che rimanga per sempre così.
La tartaruga gigante di Aldabra
Le tartarughe giganti di Aldabra (Aldabrachelys gigantea) provengono dall’Atollo di Aldabra nelle Seyschelles, sul quale ne vivono circa 100.000, la più grande popolazione mondiale di questi animali. L’Atollo è diventato un patrimonio mondiale dell'UNESCO nel 1982 ed è riconosciuto come "riserva naturale rigorosa”, ovvero la più alta categoria protetta dalla Commissione mondiale sulle aree protette (WCPA), organismo che fa parte dell'Unione internazionale per la conservazione della natura (IUCN).
Storicamente le tartarughe giganti erano presenti in molte isole dell’Oceano Indiano, ma gli studiosi ritengono che, con l'eccezione della tartaruga gigante di Aldabra, tutte le altre siano state portate all’estinzione dalla caccia eccessiva da parte dei marinai europei.
Ma anche le tartarughe giganti delle Seyshelles esistenti sono ufficialmente classificate come vulnerabili dall'IUCN e, dal 1974 sono sotto la protezione della legge delle Seychelles sulla protezione degli animali selvatici e degli uccelli.
Le tartarughe di Aldabra vivono tipicamente tra 80-120 anni. Tuttavia, ci sono state delle eccezioni. Attualmente, il record per l'animale più vecchio del mondo è detenuto da Jonathan che ha 184 anni. Prima di questo, il record era stato raggiunto da Adwaitya che visse fino a circa 255 anni.