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«Ciao Yomo, grazie di tutto»: con poche, semplici parole da cui trapela tutto il dolore (e anche l’orgoglio di aver lavorato con lui), gli uomini e le donne del Soccorso Alpino e Speleologico del Friuli Venezia Giulia hanno salutato uno dei cani da soccorso che per anni ha fatto parte della loro squadra.
Yomo era un Border Collie nero e bianco di 14 anni, addestrato alla ricerca e al soccorso di persone disperse nei boschi e sui monti del Friuli. Con il suo conduttore Luca e con il collega, Jack (che è ancora un membro delle unità cinofile e «gode di ottima salute», come hanno specificato dal Soccorso Alpino) ha portato a termine numerosissimi interventi, partecipando anche ai soccorsi in alcune tra le più gravi tragedie degli ultimi anni.
Proprio Yomo e Jack sono stati i primi cani portati con l’elicottero sul luogo del terremoto di Amatrice, nel 2016, dando un fondamentale contribuito alle ricerche, ed è stato sempre Yomo a consentire agli operatori del Soccorso Alpino di individuare in un dirupo il corpo ormai senza vita di un 29enne disperso in val Silisia: il suo fiuto ha aiutato le squadre a raggiungere il punto in cui si trovava, nascosto dalla fitta vegetazione.
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«Con una sessantina di interventi e otto anni di attività, ora Yomo esercita il suo straordinario fiuto e corre leggero e instancabile in un altrove impalpabile», è stato il saluto condiviso su Facebook, dove decine di persone hanno voluto unirsi al dolore espresso dai tecnici del Soccorso Alpino. Un momento difficilissimo soprattutto per il conduttore di Yomo, che con il cane aveva sviluppato un rapporto simbiotico, indispensabile per agire come una sola mente in situazioni complesse, pericolose e molto stressanti come le ricerche di persone scomparse o i soccorsi su luoghi di disastri. Proprio in questi giorni altre unità cinofile sono impegnate sulla Marmolada, dove domenica si è staccata la calotta sommitale di un ghiacciaio travolgendo due cordate di escursionisti. Il bilancio delle vittime è tragico: 9 persone decedute, due ancora disperse, e proprio al fiuto dei cani da soccorso e all’esperienza dei loro conduttori, oltre che ai droni, è affidato il compito di ritrovarle.
