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9 Novembre 2022
14:49

Morto Tobia, cane di quartiere entrato nei cuori dei cittadini di Capurso

È morto Tobia, cane di quartiere di Capurso, un comune dell'Area Metropolitana di Bari, dove si era guadagnato l'affetto e il rispetto di tutti i cittadini. In tanti lo hanno ricordato sui social.

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Si è accasciato a pochi passi dalla scuola elementare San Giovanni Bosco. In quello che sicuramente era uno dei suoi posti preferiti. Ha lasciato un grande vuoto Tobia, cane di quartiere morto lo scorso primo novembre a Capurso, un Comune dell'Area Metropolitana di Bari, dove l'animale si era guadagnato con semplicità e genuinità tipica di molti animali l'affetto e il rispetto di un intero paese.

Il suo cuore, purtroppo, soffriva da un po' di tempo. Nonostante il tentativo di prestargli soccorso da parte di Silvia Boezio, di Elisabetta Consalvo e di Valentina Coletti, due volontarie. Con gli agenti della Polizia Locale, accorsi immediatamente sul luogo, hanno attivato immediatamente il Pronto Soccorso portando Tobia dal veterinario. Purtroppo, però, non c'è stato nulla da fare.

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Un addio che ha strappato più di qualche lacrima in paese: «Toby ha conosciuto generazioni e generazioni di ragazzi – racconta Majla Bellocchio, Presidente dell'Associazione ODV Pets Capurso a Kodami – ha attraversato il freddo, il caldo afoso, ha visto tutte e quattro le stagioni. È stato apprezzato e amato da tutti i cittadini che gli hanno sempre lasciato una carezza, un bocconcino o un wurstel. Noi eravamo più o meno tutte piccole quando Toby arrivò a Capurso. Lui era giovane ma appariva come un grande intenditore di scarpe e lacci. Chiunque della generazione 90/96 lo ricorda per questo piccolo dettaglio».

Tobia era diventato quasi una figura leggendaria. Un elemento che emerge anche soltanto per l'attribuzione dell'età. Qualcuno dice che avesse 20 anni. Per qualcun altro addirittura 24: «Sicuramente ne aveva almeno 17/18 – conclude Majla – in ogni caso ha avuto una gran vita, da cane libero, ed è quello che tutti i cani ferali o di quartiere meritano. Senza limiti, senza gabbie e cemento. Tanti dei cani chiusi in canile arrivano lì dopo molteplici segnalazioni e ingiustamente finiscono in delle carceri. Ci muoiono cosi, da reclusi. Lui se l'è potuta godere tutta».

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E in effetti lui era un po' di tutta Capurso. Anche perché nel corso della sua vita aveva cambiato spesso zona. Esattamente come aveva cambiato nome: «Quando era cucciolo veniva curato dai gestori di un bar in Via Roma e infatti all'inizio veniva chiamato Roma – racconta a Kodami Valentina Coletti – poi da lì si era spostato. Del resto anche sul chip non era stato registrato nessun nome. infatti per alcuni era diventato Toby. Per altri Tobia. Era un cane per chi aveva paura dei cani. Aspettava spesso i bambini all'uscita da scuola. Anche i bambini più paurosi con lui non avevano timori perché aveva un carattere meraviglioso».

Ma sono tante le testimonianze che ci confermano come Toby fosse entrato nei cuori dei Capursesi. Basti pensare all’affetto con cui lo hanno ricordato i titolari dalla Panetteria del Corso, una storica attività commerciale del paese: «La sua presenza per noi era davvero preziosa – racconta a Kodami Francesco Affatato – lui aspettava che mio padre uscisse di casa per venire al negozio. Facevano tutta la strada insieme. Una volta arrivati al negozio lui si affacciava sulla porta, così come si vede in foto, e io gli davo del prosciutto cotto. Gradiva solo quello. Solo allora si allontanava, con tanta educazione». Una scena che si ripeteva ogni mattina alle 6 in punto.

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«Mi creda – prosegue nel ricordo Francesco – io ho quattro cani, tutti adottati provenienti da maltrattamenti, e Tobia lo sentivo mio, molte volte ho pensato di portarlo a casa con me. Non l’ho fatto solo perché sicuramente avrebbe sofferto della mancanza di affetto che tutta la gente gli offriva». «Ciao Tobia, buon ponte – hanno aggiunto infine dalla panetteria in un post su Facebook – ci mancherai».

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Non è stato l’unico messaggio di affetto passato attraverso i social: «Ricordo con affetto che mi seguiva – racconta Orsetta – gli davo i biscotti che compravo per la mia Melody. Mi guardava con quei suoi occhi come per ringraziarmi».

E ancora: «L'ho visto l'altro giorno attraversare la strada – scrive Ivana – si vedeva che era molto stanco e si percepiva che fosse arrivato il suo momento. Che cane meraviglioso e buono! Sembrava un angelo del quartiere. Ci mancherà vederlo in giro. E chissà quanto manca già al suo fedele amico Rocky che lo accompagnava».

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«L’amico di tutti i bimbi a scuola – aggiunge Mery – era sempre lì, all’entrata e all’uscita. Ci mancherai». Un ricordo condiviso anche da Maddalena: «Era bello quando cercava di entrare a scuola insieme ai bambini – rammenta – ci mancherà tanto vedere quella scena». E poi: «Ci faceva da scorta ogni mattina alla fermata del bus – è il racconto di Antonella – 5 anni di scuole superiori e lui c’è sempre stato. Ricordo che si divertiva a tirare i lacci delle scarpe per chiedere quei 5 minuti di coccole».

Al ricordo si aggiunge il commento di alcuni volontari: «Ecco cosa succede quando ci sono dei cani vissuti liberi, tutelati, rispettati senza alcuna crudeltà da parte dell' uomo – è la profonda riflessione affidata alla rete – Cani che per strada invecchiano coi loro legami sacri. E che non vogliono una casa perché, semplicemente, una casa ce l’hanno già».

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Adesso a Capurso resta Rocky, quello che per Tobia era un compagno inseparabile. Come lui è riconosciuto come cane di quartiere ed è microchippato a nome del Comune di Capurso. Da quanto raccontato Rocky è stato abbandonato durante l'ultimo lockdown ma in questa nuova realtà familiare di comunità non ha faticato a trovarsi a suo agio: «Rocky aveva trovato l'intesa col "saggio" del gruppo, l'alfa – torna a spiegarci Majla – ora che è solo la comunità si è stretta ancora di più attorno a lui. Forse riceve anche più cibo del dovuto (ride, ndr). Ha un carattere forte e deciso. È sicuramente più giovane quindi con una tempra più forte ma era davvero la spalla di Toby. Si guardava dietro e aspettava che il vecchietto lo raggiungesse, attraversavano gli incroci insieme. Due buoni compagni».

La speranza è che anche lui possa vivere appieno una vita felice come ha fatto Tobia. Del resto gli esempi positivi di come la pratica del cane di quartiere possa rivelarsi una scelta sana per l'animale e per i cittadini di un territorio non sono mancati in questi anni in Puglia e nel resto d'Italia.

Proprio a Bari abbiamo raccontato pochi mesi fa della storia di Henry, il cane di San Girolamo. Più recente è invece quella di Willy, per il quale invece la convivenza con i residenti della zona era stata il frutto di un lungo tira e molla con il passaggio, purtroppo, anche dalla gabbia. Un'evoluzione che abbiamo visto anche in altri casi, come per Nino, cane libero finito rinchiuso in canile. Tutte storie che inducono a un'attenta riflessione su come si debba cercare il più possibile di promuovere una vita libera per animali, come quelli di cui vi abbiamo raccontato le storie, nati in libertà e perfettamente integrati con il territorio e con le loro comunità.

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Roberto Maggi
Giornalista
Sono nato a Bari nel 1985. Sono un giornalista, fotografo e videomaker. Amo raccontare storie di animali sia con le parole che con le immagini. Sono laureato in giurisprudenza e da anni seguo la cronaca locale in Puglia. Amo tutti gli animali, ma in particolar modo i gatti. Faccio spesso amicizia con loro quando viaggio con la mia moto.
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