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19 Febbraio 2024
16:43

Morto l’uomo ferito da un canide a Velturno. L’esperto: «Ibridi e cani rinselvatichiti più pericolosi dei lupi»

E' morto l'uomo di 73 anni trovato questa mattina a Velturno con gravi ferite al corpo compatibili con i morsi di un canide, probabilmente un lupo, un cane o un ibrido. Secondo lo zoologo Bruno Cignini «Se fosse stato un lupo si tratterebbe di un caso anomalo. Da molto non c'è un attacco da parte di questa specie nei confronti dell'essere umano».

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Intervista a Prof. Bruno Cignini
zoologo e docente di conservazione e gestione della fauna selvatica all'Università Tor Vergata
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È morto Albert Stocker, il 73enne trovato questa mattina privo di sensi e con gravi ferite al corpo compatibili con i morsi di un canide. È successo a Velturno, frazione del Comune di Bressanone, nella Provincia Autonoma di Bolzano.

L'uomo era scomparso nel tardo pomeriggio di ieri, domenica 18 febbraio, non lontano dalla fermata dell'autobus di Velturno. Per trovarlo già nelle ore immediatamente successive erano stati attivati i Vigili del Fuoco e le squadre del soccorso alpino.

Questa mattina alcuni passanti hanno rinvenuto l'uomo privo di sensi e in stato di ipotermia in un prato. Presentava profonde ferite che secondo le prime ricostruzioni sono compatibili con l'aggressione di un canide, probabilmente un lupo o un cane. L'uomo è stato quindi trasportato d’urgenza all’Ospedale San Maurizio di Bolzano dove è deceduto poco fa. Ancora non è chiaro se l'uomo sia morto in conseguenza dell'aggressione o se si sia sentito male e solo successivamente sia stato colpito dall'animale.

Nel frattempo, sono già iniziate le indagini genetiche, affidate alla Fondazione March, per chiarire la specie d'appartenenza del canide. Gli esperti infatti hanno raccolto il dna dell'animale presente sulle ferite per chiarire se l'aggressione sia imputabile a un lupo, a un cane, o anche a un ibrido.

Lo zoologo: «Impariamo come ridurre i conflitti con i selvatici»

«Che sia stato un lupo a ucciderlo è una eventualità remota. Da molto non c'è un attacco da parte di questa specie nei confronti dell'essere umano», spiega a Kodami Bruno Cignini, zoologo e docente di conservazione e gestione della fauna selvatica al Dipartimento di Biologia dell'Università Tor Vergata.

«È vero che il lupo sta tornando a colonizzare l'Arco Alpino e l'Appennino, ma resta comunque un animale elusivo nei confronti dell'essere umano che si tiene il più possibile lontano dalla nostra specie», sottolinea l'esperto.

«Il vero problema in termini di sicurezza sono gli ibridi, nati dall'accoppiamento tra un cane e un lupo, e i cani rinselvatichiti – spiga lo zoologo – I cani rinselvatichiti nascono solitamente all'interno di gruppi di cani randagi e crescono senza avere mai contatti con l'essere umano. Hanno meno paura dell'essere umano rispetto a un animale selvatico come il lupo, e per questo si avvicinano alle persone, è proprio questa tendenza a renderli più pericolosi dei lupi stessi».

Questa estate si era già verificato però il caso di una lupa ritenuta responsabile di alcune aggressioni sul lungomare di Vasto. A confermare la specie furono proprio le indagini genetiche condotte dall'Ispra prelevando il dna presente sulle ferite inflitte dall'animale.

«Il caso del lupo di Vasto è diverso, particolarmente animalo in relazione al comportamento consueto del lupo – spiega Cignini – Si trattava di un individuo confidente abituato alla presenza dell'uomo. Quando i selvatici perdono questa innata diffidenza possono diventrare problematici e quindi anche pericolosi, ma si tratta – ribadisco – di casi estremi e anomali».

Gli animali selvatici perdono l'innata diffidenza nei confronti della nostra specie a causa del contatto prolungato con gli ambienti antropici, attratti da rifiuti non correttamente conservati nelle città. «I lupi stanno aumentando – ammette Cignini – e si avvicinano agli ambienti urbani, dobbiamo quindi sapere come comportarci perché ciò non avvenga, e possiamo farlo sia mettendo in atto buone pratiche sia informando i cittadini dei corretti comportamenti da tenere».

Vademecum per chi abita in zone in cui è presente il lupo

Campagne informative su come coesistere con il lupo però non sono state attivate dalle molte amministrazioni locali in Italia in cui il lupo è presente. La mancanza di conoscenza genera poi paure che vengono amplificate da campagne di odio portate avanti dalla stessa politica. Lo denuncia l'Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa) che ha annunciato che depositerà nelle prossime ora la richiesta di accesso agli atti al fine di conoscere le cause delle lesioni, per avere informazioni precise sul genere di animale e sulle eventuali motivazioni dell’incidente derivanti dalla ricostruzione dei fatti.

«Gridare "al lupo al lupo" serve solo ad alimentare fobie e psicosi – dichiara l'Oipa – e anche in questo spiacevole episodio occorre evitare conclusioni affrettate. L’esito dell’accesso agli atti sarà vagliato da un professionista di parte esperto per avere uno specifico parere su quanto realmente accaduto».

Vi sono anche alcune accortezze che possono aiutare a ridurre i conflitti con questi animali:

  • Non tenere i cani a catena, come anche previsto dalla legislazione di molte Regioni
  • Evitare di lasciare cibo alla fauna selvatica
  • Tenere di notte gli animali domestici in locali chiusi
  • Evitare di lasciare resti di animali accanto alle case
  • Non lasciare rifiuti organici (placente, carcasse) nelle letamaie e nelle vicinanze di stalle
  • Non lasciare cibo avanzato nelle colonie feline

Ma perché abbiamo così paura del lupo? Tutto deriva da stereotipi vecchi 500 anni, fiabe e falsi miti. Ad oggi l'unica cosa da temere è la confidenza con questo selvatico che non vuole opporsi a nessuno, e neanche attaccare cani, ma solo cercare un territorio – in mezzo alla nostra estrema urbanizzazione – per sopravvivere.

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Giornalista per formazione e attivista per indole. Lavoro da sempre nella comunicazione digitale con incursioni nel mondo della carta stampata, dove mi sono occupata regolarmente di salute ambientale e innovazione. Leggo molto, possibilmente all’aria aperta, e appena posso mi cimento in percorsi di trekking nella natura. Nella filosofia di Kodami ho ritrovato i miei valori e un approccio consapevole ma agile ai problemi del mondo.
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