È morto il biologo britannico Ian Wilmut, noto soprattutto per essere stato alla guida del progetto che portò alla clonazione della famosa pecora Dolly, il primo mammifero clonato a partire da una cellula somatica adulta. Aveva 79 anni e con il suo lavoro, insieme a quello dei suoi collaboratori, ha contribuito ad ottenere importanti traguardi e sviluppi nel campo della medicina e in particolare delle cellule staminali, cellule in grado di differenziarsi in molteplici tipi per svolgere così funzioni e attività differenti all'interno di un organismo.
Era il 5 luglio del 1996 quando nasceva Dolly, il primo mammifero a essere stato clonato con successo da una cellula adulta e che avrebbe cambiato per sempre numerosi settori della scienza, dalla biologia alla medicina. Wilmut, insieme a Keith Campbell, guidava il gruppo di ricerca del Roslin Institute in Scozia, a pochi chilometri da Edimburgo e fino a quel momento nessuno era riuscito a clonare con successo un mammifero a partire da una cellula adulta.
Esperimenti precedenti si erano infatti concentrati soprattutto sulle cellule embrionali non ancora differenziate e quindi – semplificando parecchio – in grado di già svilupparsi "facilmente" in qualsiasi tipo di cellula. Dolly invece è stata clonata partendo da una cellula adulta già differenziata e specializzata, prelevata dal tessuto mammario di una pecora adulta di razza Finnish Dorset, come vi abbiamo racontato in un episodio del nostro Kodami Zoom.
La clonazione di Dolly divenne fin da subito un argomento estremamente dibattuto, anche tra il grande pubblico. Non solo per l'importante traguardo scientifico raggiunto, ma anche per gli inevitabili risvolti etici legati in particolar modo alla possibilità di clonare un essere umano. Lo stesso Wilmut, però, ha più volte affermato di essere contrario a una tale possibilità, sia appunto per questioni etiche che di praticità ed utilità.
A quasi 30 anni dalla nascita della pecora Dolly la possibilità di clonare un essere umano è oggi parecchio remota ed è diventa col passare del tempo sempre meno probabile, oltre che poco utile. Se in passato clonare essere umani si pensava potesse permettere di risolvere l'insorgenza di malattie geneticamente trasmissibili o di produrre tessuti e organi da applicare nel campo medicina rigenerativa o da utilizzare per i trapianti, oggi è comunque possibile ottenere gli stessi risultati anche senza la clonazione.
Grazie proprio ai progressi ottenuti con le cellule staminali, le linee di ricerca sulla clonazione umana fine a se stessa sono state ormai del tutto abbandonate e anche da un punto di vista scientifico e medico sono considerate ormai quasi irrilevanti. Grazie alle staminali è possibile sviluppare qualsiasi tipo di cellula umana, anche riprogrammando cellule adulte già adulte e differenziate. Queste tecnologie hanno quindi aperto una strada alternativa all'utilizzo di embrioni o cloni umani, rendendo quasi completamente inutile la clonazione, al di là dei problemi di natura etica o di sicurezza.
Molti di questi risultati sono stati ottenuti proprio grazie all'importante lavoro di Wilmut e del suo gruppo di ricerca. Ian Wilmut era nato il 7 luglio 1944 ed è morto il 10 settembre 2023 a causa di complicazioni legate al morbo di Parkinson.