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10 Agosto 2022
12:40

Morto il beluga intrappolato nella Senna: non è sopravvissuto al tentativo di spostarlo

Il beluga bloccato nella Senna è morto. Attivisti, scienziati e vigili del fuoco hanno tentato il tutto per tutto estraendolo dalla chiusa e organizzando un trasferimento in Normandia. Le sue condizioni, però, si sono aggravate ed è stato necessario ricorrere all'eutanasia.

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Non ce l'ha fatta il beluga che per oltre una settimana è rimasto intrappolato nella Senna, spingendosi sino in Normandia e restando poi bloccato tra due chiuse nei pressi di Vernon, a 70 km da Parigi. A darne notizia Sea Shepherd France, che la scorsa notte ha coordinato un'operazione di recupero del cetaceo nel disperato tentativo di garantirgli possibilità di sopravvivenza.

«È con la morte nell'anima che annunciamo che il beluga non è sopravvissuto alla traslocazione, che era rischiosa, ma essenziale per dare una possibilità a un animale altrimenti condannato – hanno spiegato gli attivisti di Sea Shepherd – A seguito del peggioramento delle sue condizioni, i veterinari hanno deciso di sottoporlo all'eutanasia. Siamo devastati da questo tragico esito che sapevamo essere molto probabile, ma ringraziamo tutti coloro che hanno lavorato per questa mobilitazione senza precedenti: vigili del fuoco, operatori sanitari, volontari, sostenitori e la prefettura dell'Eure».

Il cetaceo, un maschio, era stato recuperato nel corso di un’azione condotta da Sea Shepherd France, gli esperti del Cotentin Cetacean Study Group (GECC), i vigili del fuoco, i tecnici dell'Ufficio francese per la biodiversità (OFB) e gli uomini della Società nazionale per il soccorso in mare (SNSM): «Non soffre di malattie infettive – avevano chiarito gli attivisti – ma non ha più attività digestiva, e questo spiega perché non mangia più. I veterinari cercheranno di stimolare nuovamente la digestione, anche se si ignora l’origine del problema».

Il beluga avrebbe dovuto essere portato a Ouistreham e sistemato nella chiusa messa a disposizione dalla Regione Normandia, dove i veterinari avrebbero tentato di intervenire sulla digestione: un tentativo disperato per evitare di ricorrere all'eutanasia senza prima averle provate tutte. Mercoledì mattina, purtroppo, il tragico epilogo.

La storia del beluga intrappolato nella Senna

Erano stati proprio gli attivisti di Sea Shepherd a lanciare un appello, nei giorni scorsi, per il reperimento di tutti gli strumenti necessari per estrarre il beluga dalla Senna, principalmente funi, moschettoni e una grande rete. Inizialmente la prefettura dell’Eure aveva optato per lasciarlo provare a ritrovare il mare aperto da solo, ma le condizioni dell’animale, molto magro e incapace di nutrirsi, hanno spinto i soccorsi all’azione.

L’operazione è scattata la sera del 9 agosto. Sea Shepherd ha spiegato che era l’unica soluzione possibile per provare a salvarlo, per diversi motivi, in primis il fatto che il beluga non mangiasse ormai da chissà quanti giorni e fosse diventato sempre più magro e debole. In secondo luogo perché aprire le chiuse per lasciargli via libera verso il mare non sarebbe stata garanzia di successo: «Sarebbe una soluzione semplice, ma il mare dista più di 150 km dalla foce, avrebbe dovuto oltrepassare un'altra chiusa, in una situazione fisicamente degradata, e fino a ora tendeva a dirigersi verso Parigi piuttosto che verso il mare – hanno spiegato dall’associazione – si è pensato al "driver" con le barche di Sea Shepherd ma il rischio di perderlo sarebbe troppo grande, potrebbe scomparire velocemente sott’acqua e dirigersi verso Parigi».

La decisione di recuperarlo dal fiume e portarlo in mare è stata dunque molto sofferta. Operazioni di questo genere, per animali non abituati alla cattività, sono estremamente stressanti, e sino a poche ore fa non era chiaro di che tipo di problematica soffrisse il beluga: «Le scelte sono state fatte analizzando attentamente il rapporto rischio-beneficio per l'animale, avendo sempre come unica linea guida il suo miglior interesse», ha chiarito Sea Shepherd.

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Andrea Barsanti
Giornalista
Sono nata in Liguria nel 1984, da qualche anno vivo a Roma. Giornalista dal 2012, grazie a Kodami l'amore per gli animali è diventato un lavoro attraverso cui provo a fare la differenza. A ricordarmelo anche Supplì, il gatto con cui condivido la vita. Nel tempo libero tanti libri, qualche viaggio e una continua scoperta di ciò che mi circonda.
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