È morto, all’età di 13 anni, Cartier, il cane eroe in forza al comando dei Vigili del Fuoco di Reggio Emilia, lasciando un grande vuoto nel cuore di tutti i suoi colleghi a partire dal suo pet mate, il caposquadra Alberto Gazza suo conduttore che si è preso cura di lui fino agli ultimi giorni di vita.
Il Golden Retiever Cartier era entrato in servizio operativo il 13 maggio del 2013. Oltre a numerosi interventi di ricerca persona su tutto il territorio italiano, ha preso parte alle operazioni di soccorso per il terremoto del centro Italia nel 2016 e alle ricerche tra le macerie a seguito del crollo del ponte Morandi a Genova nel 2018.
Un lavoro difficile, duro e pericoloso, in cui la connessione tra cane e conduttore è fondamentale non solo per la buona riuscita degli interventi, ma anche per la loro incolumità: un piede appoggiato nel punto sbagliato o il passaggio in un anfratto possono portare a infortuni, in alcuni casi anche gravi.
Il lavoro dei cani soccorritori non è per tutti gli individui. Non possono essere accettati cani troppi piccoli, perché troppo fragili, e neppure troppo grandi, perché non riuscirebbero a infilarsi agevolmente tra le macerie.
Il cane viene individuato sin da cucciolo per alcune caratteristiche e peculiarità che lo rendono adatto ai soccorsi, e per lui e l’umano di riferimento inizia un addestramento lungo e complesso che li porta a sviluppare un rapporto simbiotico.
I cani vengono portati sin da piccoli in appositi siti che ricostruiscono scenari come terremoti, alluvioni, crolli, luoghi in cui affinano le loro capacità e imparano ad associare a particolari odori altrettante situazioni, e dove inizia a svilupparsi il codice comunicativo che consente alla squadra di agire con rapidità ed efficienza.