È morto a 43 anni nel Parco Nazionale del Serengeti Faru Rajabu, uno dei più vecchi e prolifici rinoceronti neri orientali della Tanzania.
La notizia è stata condivisa dal Tanzania National Parks, l’ente governativo che gestisce tutti i 22 parchi nazionali del Paese: «Siamo molto tristi nell’annunciare che questa mattina il parco si è svegliato con la notizia della morte di Rajabu, figlio di Frau John, morto nel 2015 a 47 anni», si legge nel comunicato stampa diffuso il 21 marzo. Rajabu, stando a quanto riferito dal parco, è morto di vecchiaia: i rinoceronti neri vivono tra i 35 e i 40 anni, e si stima che Rajabu fosse nato nel 1979.
#TAARIFA #KIFOCHAFARURAJABU pic.twitter.com/QDVjSn6ind
— Tanzania National Parks (@tzparks) March 21, 2022
Per i primi 14 anni della sua vita il rinoceronte è rimasto nell’area protetta di Ngorongoro, prima di essere trasferito nell’area del Parco del Serengeti: «Rajabu lascia molti figli, nipoti e pronipoti – ha sottolineato Pascal Shelutete, portavoce del parco – i suoi resti saranno conservati così come previsto dal regolamento vigente».
Il Parco del Serengeti è uno degli ultimi santuari rimasti al mondo per il rinoceronte nero, una specie ad altissimo rischio estinzione a causa del bracconaggio. Il Wwf stima che a oggi siano siamo rimasti soltanto 5.600 esemplari di rinoceronte nero, che rispetto al rinoceronte bianco – seconda specie di rinoceronte africano – è quello che versa in situazione più critica. La principale minaccia è appunto il bracconaggio, la caccia illegale per il commercio internazionale del suo corno, e nel 2020, anche a causa della pandemia da Covid-19 e alle ripercussioni negative sul turismo e sull'economia nazionale, il fenomeno è aumentato in maniera molto preoccupante anche nei parchi nazionali più famosi.
Il corno di rinoceronte viene utilizzato per produrre souvenir e oggetti ornamentali, oltre che ridotto in polvere e usato nella medicina tradizionale orientale per fantomatici “elisir” o “preparati miracolosi”. L’ultimo censimento del Wwf sui rinoceronti (cui è dedicata una giornata mondiale, il 22 settembre) risale al settembre 2021, e riporta che nel 2019 sono stati uccisi dai bracconieri 876 rinoceronti, una media di 2,4 al giorno. In diminuzione rispetto al picco del 2015, quando ne venivano trucidati quasi 4 al giorno, ma comunque numeri ancora molto alti.
Le misure di protezione e tutela, però, iniziano a dare frutti. Dal 2012 al 2018 la popolazione di rinoceronte nero è aumentata in media del 2,5% all’anno, passando da 4.845 a 5.630 individui. I dati della IUCN (2020), sottolinea il Wwf, descrivono un trend positivo per la popolazione del rinoceronte nero sud-occidentale (Diceros bicornis bicornis), che conta oggi 2.390 esemplari ed è cresciuta passando dalla classificazione “criticamente minacciato” a quella “vulnerabile” delle Liste Rosse.
Delle altre sottospecie, la popolazione di rinoceronte nero centro-meridionale (Diceros bicornis minor) conta 2.196 individui, ed è ancora classificato come “criticamente minacciato”. Anche il rinoceronte nero orientale (Diceros bicornis michaeli), resta nella più grave categoria di minaccia delle Liste Rosse: si stima infatti la presenza di soli 1.044 esemplari in natura. Ormai dichiarato estinto in natura invece il rinoceronte nero occidentale.