Sono morti i cinque cuccioli buttati in un cassonetto dei rifiuti a Genova. I fratellini se ne sono andati dopo aver conosciuto un po’ di amore da parte della loro balia umana e di cure da parte dei soccorritori e dei veterinari che, mercoledì scorso, rispettivamente li hanno raccolti tra la spazzatura, ancora con il cordone ombelicale, e messi sotto osservazione.
Asciugati e tenuti al caldo dalla guardia zoofila Giuliana Luppi, aiutata dai ragazzi di un distributore di benzina lungo la via, erano stati portati d’urgenza in clinica dove erano stati messi subito sotto le lampade riscaldanti e attaccati alle tettarelle artificiale per dargli il latte.
Dopo due giorni di ricovero erano stati dimessi e affidati a una balia umana che ha continuato a dargli da mangiare ma è mancato quel nutrimento e quel calore che solo la loro mamma avrebbe potuto dargli.
La mortalità nei cuccioli appena nati e strappati alle cagne è molto alta, spiegano dal canile comunale Monte Contessa che aveva già rivolto un appello alla cittadinanza per raccogliere latte in polvere e che sperava, una volta cresciuti, di darli in adozione.
Hanno vissuto cinque giorni questi cuccioli, in cui hanno conosciuto il bene e il male della specie umana. Quel male che non è ancora punito con sanzioni e provvedimenti adeguati dalla legge italiana, anche se l’abbandono è un reato del Codice Penale. Chi si è macchiato di questo crimine è ancora a piede libero ma le guardie zoofile, che hanno funzione di pubblici ufficiali, hanno sporto una denuncia per abbandono contro ignoti e chiesto alla Procura di aprire un fascicolo per visionare le telecamere di video sorveglianza cittadine e trovare il colpevole.
Cause di morte neonatale
Cercavano il biberon e sembrava che volessero riappropriarsi della loro vita che era stata minacciata alla nascita dal gesto di un umano senza scrupoli, invece – pochi giorni dopo il salvataggio – i fratellini sono morti nel giro di poche ore. «I cuccioli possono morire per complicazioni avutesi durante il parto, per problematiche congenite alla nascita, ma anche per ipotermia ( abbassamento della temperatura ) che li rende disvitali, o al contrario temperature troppo alte con disidratazione», spiega la dottoressa veterinaria Eva Fonti, membro del Comitato scientifico di Kodami. «La mortalità nelle prime 2 settimane di vita può purtroppo raggiungere anche il 30%, soprattutto se agiscono su loro fattori ambientali che possono esporli ad infezioni. Altri importanti fattori sono l’ipoglicemia, la sindrome da latte tossico e la sindrome da deperimento del cucciolo, quest’ultima è una evenienza abbastanza frequente la cui eziologia non è ancora nota ma sembra essere legata a più cofattori come infezioni da escherichia, brucella o streptococco insieme ad un deperimento progressivo».