Ciò che è accaduto in Val di Sole nella notte tra il 5 e il 6 aprile del 2023 è una tragedia senza precedenti. Per la prima volta dall'inizio del progetto LifeUrsus, che ha portato alla reintroduzione della specie sulle Alpi centrali, un uomo è morto in seguito all'aggressione di un orso.
La comunità trentina sta ora vivendo un lutto profondo. A meno di due giorni dalla morte del ventiseienne Andrea Papi, il Presidente della Provincia Autonoma, Maurizio Fugatti, ha dichiarato, durante una conferenza stampa, di voler intervenire in maniera cruenta sugli animali, uccidendo non solo il soggetto responsabile dell'aggressione mortale avvenuta a Caldes, ma tutti gli orsi considerati problematici. Inoltre, ha aggiunto pubblicamente di voler proseguire con gli abbattimenti fino a ridurre il numero da circa 110 a 50 soggetti.
E lo ha detto con parole dure, che lasciano intendere l'inizio di una nuova era nella gestione faunistica dei grandi carnivori in Trentino: «Non mi preoccupa il benessere degli animali e come verranno catturati. E non mi preoccupa neanche se i nostri organi dovessero sbagliare animale nelle azioni che fanno per identificare il soggetto».
«Gli animali catturati verranno tenuti in cattività in attesa della conferma della loro identità»
Il giorno successivo alla conferenza stampa, si è poi tenuto un vertice nella sede della Comunità della valle di Sole, a cui, oltre a Fugatti, ha partecipato il vice presidente della Pat, Mario Tonina, il dirigente generale della protezione civile, Raffaele De Col e i dirigenti dei Servizi forestali e faunistici, Giovanni Giovannini e Sergio Tonolli.
Al termine dell'incontro, la Provincia Autonoma di Trento ha pubblicato un'ulteriore nota in cui riporta parte del testo dell'ordinanza di abbattimento e ribadisce le proprie intenzioni: «Tenuto conto della situazione di gravissimo pericolo per l’incolumità e la sicurezza pubblica, riguardante potenzialmente più comuni (…) si procederà, nel più breve tempo possibile all’identificazione genetica dell’esemplare che si è reso protagonista dell’aggressione – e aggiungono – Eventuali esemplari catturati, indiziati di essere quello ricercato, potranno essere custoditi momentaneamente in cattività in attesa della conferma genetica della loro identità. Seguiranno altre ordinanze per la rimozione di tre orsi problematici: MJ5, JJ4 e M62. Abbiamo avuto rassicurazioni verbali da Ispra sull’accoglimento anche di queste richieste».
Kodami in Val di Sole per ascoltare le tante voci della comunità
Nel giorno della conferenza stampa, noi di Kodami siamo andati in Val di Sole e abbiamo ascoltato le voci degli abitanti della comunità. Un territorio profondamente turbato che sta vivendo intensamente la recente tragedia. Per le strade di Malé, di Caldes e Cavizzana abbiamo incontrato molte persone preoccupate e confuse, legittimamente in difficoltà perché, quanto successo impone a chiunque di modificare rapidamente la propria personale opinione sulla presenza dell'orso. La convivenza infatti, in Trentino, è ancora composta da un'ampia gamma di visioni distinte e molte persone, in questi giorni, stanno cambiando la propria posizione a riguardo.
Ed è bene sottolinearlo, perché quando si parla di orsi, talvolta, si dimentica che in Trentino vivono cinquecentomila persone e ognuno ha una propria visione dell'animale, della storia legata alla reintroduzione e delle vicende di cronaca. Opinioni determinate da esperienze personali, ma anche dalla sensibilità del singolo, e dall'utilizzo che ognuno fa del territorio.
A Malé, il giorno successivo alla morte di Andrea Papi, infatti, abbiamo sentito persone che minacciavano di farsi giustizia da sole, ma anche cittadini che continuano a dirsi a favore della presenza dell'animale e, quando gli abbiamo proposto di rilasciare un'intervista, hanno preferito rifiutare perché: «Abbiamo paura di come potrebbero reagire i nostri vicini, se sapessero cosa ne pensiamo davvero».
L'importanza della comunicazione durante e dopo il LifeUrsus
Il clima tra la gente è teso, ma l'emotività non è emersa solo lungo le strade dei paesi dove viveva Andrea e dove la tristezza è più che legittima. A dimostrarla sono state anche le stesse istituzioni.
Il Presidente della Provincia Autonoma, di fronte alla tragedia, ha optato per le parole forti, senza nemmeno abbozzare un'analisi di coscienza e ammettere che, in questi anni, non è stato fatto molto dal punto di vista della comunicazione.
Se una parte dei cittadini era ed é spaventata, infatti, spesso è anche perché in questi anni le campagne informative non sono state adeguate. E la tensione aumenta perché ci si sente soli di fronte al proprio timore di incontrare un orso.
A confermare l'importanza di questo aspetto nei processi di reintroduzione di un grande carnivoro è il documento redatto al termine del progetto LifeUrsus. I ricercatori, infatti, descrivendo il complesso percorso svolto a cavallo del 2000, hanno dedicato ben 12 pagine agli interventi comunicativi pianificati con l'intento di favorire una coesistenza consapevole con la specie.
Di quell'impegno, che aveva portato anche alla pubblicazione di un quadrimestrale, con impronta divulgativa, rivolto a
chiunque desiderasse ricevere aggiornamenti sulla situazione dell’orso, non vi è più alcuna traccia e in Trentino. Oltre ai report annuali sui Grandi Carnivori e alle sparute serate informative, le informazioni ufficiali scarseggiano.
A colmare questo vuoto vengono organizzati eventi dai musei e dai parchi, ma non bastano certo per sedare la crescente rabbia degli allevatori.
Così facendo, il rischio è che prendano forza le voci di paese e, al posto delle evidenze scientifiche, acquisiscano valore le leggende metropolitane.
Le associazioni animaliste contro la "vendetta"
Nel frattempo le associazioni ambientaliste e animaliste si oppongono alle parole dure di Fugatti e nel pomeriggio di sabato 8 aprile, Oipa pubblica una nota, chiedendo alla Pat di gestire il delicato momento con razionalitá: «Un amministratore e un’amministrazione coscienziosi dovrebbero rappresentare tutti i portatori d’interesse, dovrebbero agire nel rispetto delle norme di salvaguardia della biodiversità e non dovrebbero essere mossi da spirito di rappresaglia, da spirito di vendetta. Chi vuole un Trentino macchiato di sangue di orsi che fanno gli orsi non può rappresentare tutta la comunità».
E a colpire, tra tutte le voci che si inseguono in questi giorni tristi, è la forte carenza di interventi tecnici e basati su competenze scientifiche di gestione faunistica. Pareri che siano slegati dalle dinamiche politiche, capaci di guardare la convivenza tra uomo e orso da un punto di vista biologico naturalistico, senza legami con l'imminente campagna elettorale.
Lo conferma anche il Vicepresidente della Lav, Simone Stefani che, in un comunicato commenta: «Quella del Presidente Fugatti è una reazione priva di ogni fondamento logico e scientifico, mossa solamente da un senso di becera vendetta – e aggiunge – Si tratta di “una lucida strategia politica e ideologica”, non scientifica».
Il piano inclinato del Trentino
In questi due decenni le amministrazioni che si sono succedute hanno più volte dimostrato di non saper (o non voler) cambiare le cose, gestendo di volta in volta le diverse situazioni in un continuo clima di emergenza, senza una posizione chiara che facesse intendere di essere guidati da una reale consapevolezza.
E gradualmente, il Trentino si è trovato ad affrontare una condizione che ricorda la formula del piano inclinato, secondo la quale un qualunque corpo posto su un piano pendente, tenderà sempre a scendere, scivolando verso il basso fino a raggiungere il fondo. Un fondo che in questo caso è dato dalla tragica morte di un giovane runner, dalla tristezza, dalla rabbia e dalla paura dei cittadini senza riferimenti.
Ora il Trentino è intenzionato a uccidere gli orsi per ridurne il numero, ma siamo davvero sicuri che basterà imbracciare le armi per cambiare l'atmosfera che si é creata negli anni?
Perché la terribile tragedia che ha portato alla morte di Andrea Papi non diventi un punto di non ritorno verso una nuova estinzione, forse, servirebbe piuttosto un'analisi dell'intero percorso che ci ha portati fin qui. Senza scordare di ammettere le proprie colpe.