Non ce l’ha fatta la lontra trovata agonizzante a Bojano, in provincia di Campobasso, in Molise. L’animale era stato trovato da alcuni volontari in un corso d’acqua che scorre lungo le pendici molisane del massiccio del Matese e trasferito al Centro di Recupero di Caramanico, in Abruzzo, ma le sue condizioni erano troppo gravi: è morto nonostante i tentativi dei veterinari di salvarlo.
Ancora non sono chiare le cause della morte della lontra. L’ipotesi primaria è che abbia contratto una patologia, ma verranno eseguiti tutti gli accertamenti sul cadavere così da capire che cosa l’abbia uccisa. La notizia arriva a meno di un mese dalla Giornata Mondiale della Lontra, un animale considerato a rischio estinzione, la cui popolazione, in Italia, si attesta tra gli 800 e i 1.000 esemplari. Massacrata per decenni per la pelliccia, grazie ai programmi di conservazione attivati da associazioni e istituzione questa specie è tornata a popolare diverse regioni italiane, ed è stata recentemente al centro di un monitoraggio promosso dal WWF Italia in collaborazione con l'Università del Molise. Un’iniziativa che a quasi 40 anni dal primo censimento ha confermato i segnali di ripresa di uno dei mammiferi più rari in Italia.
La popolazione italiana di lontre è concentrata soprattutto nel meridione, distribuita tra Campania, Basilicata, Puglia, Calabria e in aumento in Abruzzo e Molise grazie anche all’avvenuto contatto tra i nuclei presenti. Le oasi, in particolare, rappresentano una risorsa fondamentale per la tutela e la conservazione di questi mammiferi, e a Caramanico Terme sorge l’area faunistica della lontra, uno dei più importanti centri di allevamento della lontra europea d'Italia. Oltre ad avere finalità scientifiche e riproduttive, l’area è dotata di un recinto didattico dove è possibile osservare quattro lontre durante le loro naturali attività. Il centro è suddiviso in otto grandi recinti caratterizzati da corsi d’acqua e una fitta vegetazione, e gli esperti conducono le visite soltanto con piccoli gruppi, al crepuscolo e solo in alcuni giorni della settimana. Questo mustelide, infatti, ha abitudini prettamente crepuscolari e notturne, ed è possibile osservarlo in attività solo al calare del sole.
La lontra è strettamente legata ai corsi d’acqua, come testimoniano i suoi adattamenti: il corpo allungato, la fitta pelliccia, le zampe palmate, le piccole orecchie e le narici che si chiudono quando si immerge. Le lunghe vibrisse le permettono di localizzare le prede anche nelle acque più torbide e di notte: si nutre principalmente di pesci come alborelle, cavedani, vaironi e anguille, e la sua dieta è integrata anche da uccelli acquatici, piccoli mammiferi e granchi di fiume. Le minacce, per questa specie, sono rappresentate proprio dalla scomparsa del suo habitat, i fiumi, a causa dell’inquinamento da sostanze chimiche e dagli scarichi urbani e industriali. A questo si aggiunge l’impoverimento della fauna ittica, risorsa fondamentale per questo carnivoro. Sfortunatamente, ogni anno diversi esemplari di lontra finiscono investiti lungo le strade durante i loro spostamenti notturni. Non mancano purtroppo anche atti di bracconaggio dovuti al conflitto con i pescatori e gli allevamenti ittici. Infine, per un animale così legato ai fiumi, nuclei riproduttivi così ridotti e isolati rappresentano sempre un fattore critico per la sopravvivenza a lungo termine.