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11 Gennaio 2021
13:55

Molise, Sardegna e Umbria: caccia aperta e deroga agli spostamenti tra Comuni

Umbria, Molise e Sardegna hanno firmato un’ordinanza che consente di "sconfinare" tra Comuni per cacciare, permettendo così di svolgere ai cacciatori la loro attività in barba alle disposizioni contenute nel dpcm del Governo contro il Covid.

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È partita per prima la Regione Umbria, il 7 gennaio, che ha permesso ai cacciatori di muoversi al di fuori del proprio comune nel weekend appena trascorso. Il giorno successivo è stato il governatore della Regione Molise, Donato Toma, a emettere un’ordinanza che disciplina la caccia al cinghiale fino al 15 gennaio stabilendo nuovamente che lo spostamento all'interno del territorio regionale per questa motivazione è consentito. E lo stesso ha fatto sabato sera il presidente della Regione Sardegna, Christian Solinas.

Decisioni inaccettabili per i Wwf regionali

WWF e un pool di associazioni ambientaliste hanno chiesto di annullare o revocare i permessi che non trovano ragione visto che «mentre tutti i normali cittadini devono rinunciare a una passeggiata fuori dal proprio Comune o a svolgere una serie di attività economiche, i cacciatori possono muoversi liberamente su tutto il territorio regionale». Tutte e tre le ordinanze fanno riferimento alla necessità di «prevenire e scongiurare» la diffusione di epidemie animali e «gravi danni all'agricoltura e incidenti stradali». E richiamano alle misure di sicurezza dell'era Covid: l'uso di mezzi di trasporto privati per ciascun cacciatore, il distanziamento di almeno due metri e l'utilizzo delle mascherine. Ma il WWF, appunto, non ci sta. Le Regioni, per l’associazione, hanno aggirato le restrizioni in vigore per fare ennesime concessioni ai cacciatori: uno “stato di necessità”, infatti, dovrebbe essere comprovato da dati oggettivi che possano dimostrare la sussistenza di un rischio imminente per le colture e per la pubblica incolumità, nonché l’effettiva idoneità dell’attività venatoria a porre rimedio a tale asserita emergenza.

La lettera delle associazioni animaliste

WWF Italia, ENPA, LAV e LIPU BirdlifeItalia hanno indirizzato una lettera al presidente del Consiglio Giuseppe Conte e ai Ministri competenti con la richiesta di impugnare le Ordinanze. «L’illegittimità delle disposizioni di questo provvedimento regionale è del tutto evidente perché in contrasto con il Dpcm in vigore e lesivo del principio secondo cui le Regioni non possono derogare, se non in misura ulteriormente restrittiva, alle disposizioni nazionali poste a tutela della salute pubblica, ed appare una chiara violazione tanto del diritto alla salute quanto nel principio fondamentale di uguaglianza sancito dall'art. 3 della Costituzione», evidenzia il Wwf che si è appellata al ministro dell'Ambiente Sergio Costa.

«L’illegittimità delle disposizioni di questo provvedimento regionale è del tutto evidente perché in contrasto con il dpcm in vigore e lesivo del principio secondo cui le Regioni non possono derogare, se non in misura ulteriormente restrittiva, alle disposizioni nazionali poste a tutela della salute pubblica, ed appare una chiara violazione tanto del diritto alla salute quanto nel principio fondamentale di uguaglianza sancito dall'art. 3 della Costituzione», evidenziano le associazioni.

«Non è ammissibile che le Regioni si avvalgano, in maniera strumentale, di provvedimenti emanati in condizioni di emergenza al fine, non solo di consentire un’attività che dovrebbe essere limitata per ridurre i rischi sanitari, ma addirittura di attribuire all’esercizio di tale attività una funzione che non le appartiene» continua la lettera, in cui si aggiunge anche la richiesta: «Un intervento immediato del Governo per arginare tale illegittima tendenza filo-venatoria che porta le regioni ad emanare ogni anno provvedimenti puntualmente dichiarati illegittimi dai tribunali amministrativi o che non passano il vaglio della Corte Costituzionale determinando, oltre ai rischi per la nostra biodiversità, enormi sprechi di risorse pubbliche».

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Simona Sirianni
Giornalista
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